Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
COME UN’OASI NEL DESERTO
Da tempo così vicini, ma nel contempo così lontani. Oltre che contro gli avversari, l’Ambrì Piotta è tutto il campionato che è in perenne lotta con se stesso. Ben 12 infatti le partite perse con un solo gol di scarto, a dimostrare che ai biancoblù non manchi poi molto per essere sul serio competitivi, ma un bilancio tanto sistematico ricorda anche quanto possa essere in realtà ampio questo minimo scarto nei numeri. Lo stesso discorso può essere fatto con la fatidica linea dei playoff, a volte vicina e addirittura sfiorata, ma sempre irraggiungibile. I leventinesi sono come un viaggiatore perso nel deserto, capaci di vedere l’oasi cercata con disperazione, ma mai in grado di raggiungerla.
LA MATEMATICA NON CONTA PIÙ
La classifica del Teletext mostra ancora tutte le squadre in bianco, nessuna già qualificata per i playoff e colorata di verde, nessuna condannata ai playout e di quel maledetto rosso che tutti vogliono evitare. Dopo il solo punticino ottenuto nel weekend e con un doppio turno che prevede ora le sfide contro ZSC Lions e Berna, ad Ambrì però giustamente non ci si illude più: per la decima volta in 11 anni saranno playout. Poco importa se la qualificazione è ancora teoricamente possibile, perchè questa volta rifugiarsi nella matematica significherebe non voler affrontare la realtà. Se poi si vogliono proprio guardare i numeri, le proiezioni dicono che le possibilità che i biancoblù arrivino tra le prime otto sono ridotte all’1.5%…
CHI È CAUSA DEI SUOI MALI…
… pianga se stesso. E lo sa benissimo l’Ambrì Piotta, che lo scorso fine settimana ha letteralmente commesso un harakiri nella sua corsa ai playoff, regalando un numero di reti impressionanti ai propri avversari. Ad inaugurare questa tendenza ci ha pensato Zurkirchen a Bienne, lasciandosi sfuggire un appoggio inoffensivo di Schmutz. Per il 2-0 bernese la frittata l’hanno invece fatta Zgraggen, Kamber e Lhotak, mentre la decisiva terza rete è stata offerta a Pedretti da Berger su un piatto d’argento. Lo stesso difensore ha poi regalato in maniera incredibile un gol anche contro il Ginevra, lasciando intendere che pure sabato non era decisamente serata…
LA CLAUSOLA ALLA ROVESCIA
Quando un giocatore viene ceduto in prestito ad un’altra società, spesso e volentieri viene inclusa una clausola che impedisce allo stesso di scendere in pista contro la sua ex squadra. Ad Ambrì viene quasi da chiedersi se non si sia fatto il contrario con Gauthier Descloux, già in pista per la seconda volta consecutiva contro il suo Servette. Naturalmente scherziamo, ma anche se così fosse poco male, perchè il giovane portiere al cospetto del Ginevra ha giocato due gran belle partite!
INIZIO ANNO DA TESTACODA
È quello di cui si sta rendendo protagonista Lukas Lhotak, al quale – chissà per che motivo – non è stata data fiducia dopo un finale di 2016 davvero promettente. Nel giro di otto partite il ceco aveva infatti ottenuto sette punti (sei gol!), riscattandosi da una prima parte di stagione davvero molto difficoltosa. Con questo bottino, la convocazione in Nazionale e la partecipazione alla Coppa Spengler tutto sembrava pronto per un ritorno da protagonista in Leventina. Così però non è stato. Quattro partite senza un punto e costantemente in negativo (-5 in totale) gli sono addirittura costati il posto, e sabato sera Lhotak era sul foglio partita come 13esimo attaccante ed è stato mandato in pista per la miseria di 97 secondi! Con tutti i limiti tecnici che ha l’Ambrì, forse un po’ più di fiducia non guasterebbe…
IL SERENO VERDE D’IRLANDA
Greg Ireland di irlandese ha (forse) solo il cognome, ma come l’isola verde ha un compito: portare tranquillità. Quella serenità tipicamente irlandese in uno spogliatoio che ha rischiato di scoppiare per la tensione. Deve portarsi anche lui stesso fortuna come il quadrifoglio simbolo dell’Irlanda, perché sia la persona giusta al momento giusto, verde come i prati e la speranza di riportare il sereno su una stagione, quella dei bianconeri, grigia, ventosa e capricciosa come il cielo d’Irlanda. Forse lo sa già cosa lo aspetta, ma stavolta spererà che la sua avventura alla Resega coincida con dei playoff più esaltanti di quanto il momento attuale non lasci presagire. Buon lavoro Sig. Ireland.
QUESTIONE DI MUTANDE
Quando Luca Fazzini contro il Langnau ha tirato quel disco in power play, secco e potente come piace a lui, tutti hanno visto il disco picchiare sulla parte bassa della traversa e poi scendere verso il basso, in direzione del ghiaccio all’interno della porta. Tutti ad esultare e ad abbracciare la giovane ala ticinese, ma l’arbitro il disco non lo ha visto entrare, e quindi ha deciso di visionare il video. In effetti quel disco il ghiaccio non lo ha proprio toccato, dopo essere stato respinto dalla traversa della porta di Punnenovs, ma allora dov’è finito? Solo il video ha svelato l’arcano, anzi, poi lo ha mostrato anche il portiere dei Tigers, sfilando il puck dalla parte posteriore dei suoi pantaloni!
VECCHIO A CHI?
John Malkovich, in una scena del film “Red”, usò un’espressione più colorita dopo aver eliminato un giovane nemico reo di averlo soprannominato “vecchio pazzo”. Una cosa del genere deve averla pensata anche Ryan Gardner nella serata di sabato alla Bossard Arena, quando Dominick Schlumpf lo ha provocato fino a fargli perdere la pazienza. Schlumpf non ne è uscito decisamente bene dallo scontro, vinto ai punti abbondantemente dall’esperto e insospettabile numero 51 del Lugano. A volte bisognerebbe pensarci su due volte prima di andare a provocare qualcuno di più vecchio, il pericolo è che l’esperienza vinca sulla baldanza.
VI RICORDATE DI ME?
La stagione di Damien Brunner finora è stata contraddistinta da un autunno stentato, una prima parte di inverno passata ai box e, poco dopo il suo rientro, con l’allontanamento di Doug Shedden e Pat Curcio. Un periodo decisamente non facile per l’attaccante numero 98, ma nel periodo in cui era assente a fare le sue veci ci ha pensato Luca Fazzini, l’attaccante del momento in riva al Ceresio. Brunner ha comunque ricordato a tutti la sua importanza, al suo rientro ha buttato in rete praticamente il primo disco che ha toccato, per un rientro alle competizioni che si spera sia stato di buon auspicio. Bentornato.
IL G8 DI LUGANO
Con gli allenatori passati dalla Resega negli ultimi 10 anni si potrebbe mettere assieme un gruppo delle nazioni che non avrebbe nulla da invidiare al famoso G8 che riunisce i potenti del mondo. Dal tedesco di passaporto Harold Kreis, in coppia con l’italiano Ivano Zanatta, il quale ha continuato fino all’approdo del canadese Kent Ruhnke (primo dei connazionali Shedden, Huras e McNamara), poi gli svedesi Johansson e Slettvoll, intercalati dal finlandese Hannu Virta, l’uomo dell’overtime. Poi è stato il turno della Francia con Bozon e, passato il citato McNamara e lo stesso Ireland si è arrivati all’americano Barry Smith, che ha preceduto un altro canadese, Larry Huras, e lo svizzerissimo Patrick Fischer e i canadesi Shedden e Ireland. Un risotto internazionale.