Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
SORVEGLIATO SPECIALE
Aveva tutti gli occhi puntati addosso a Les Vernets, Gauthier Descloux, che dopo tanta attesa e qualche partita “per tenere il ritmo” con i Ticino Rockets, ha finalmente avuto l’occasione di iniziare un secondo match da titolare, proprio nella “sua” Ginevra. Contro i suoi ex compagni il giovane ha giocato un match strepitoso, riuscendo nell’intento di convincere entrambi i suoi coach – Kossmann da una parte, McSorley dall’altra – e rilanciando in un battibaleno le sue quotazioni, sia per il presente che per il futuro. Il Ginevra ben sapeva del suo valore, mentre l’Ambrì aveva forse bisogno proprio di una prestazione così solida per decidersi a sacrificare più spesso il (probabilissimo) partente Zurkirchen. Il 20enne sabato ha alzato diverse sopracciglia, avrà presto occasione di ripetersi?
ISPIRARSI SÌ, MA NON TROPPO
Tutto è finito bene a Ginevra, con l’Ambrì che è riuscito ad ottenere una meritata vittoria dopo i rigori, ma se così non fosse stato sicuramente Fuchs e Fora avrebbero avuto di che recriminare. Partiti in 2-contro-0 verso Mayer, i due hanno sprecato una ghiottissima occasione nell’overtime, con il giovane difensore che ha sparato alto sopra la porta granata… E quando ad Ambrì qualcuno “spara alto” la mente torna automaticamente a quel gol mancato da Domenichelli nella serie di playoff del 2006 contro il Lugano, che se realizzato avrebbe proiettato i biancoblù in semifinale. Nel frattempo Hnat ha intrapreso con successo la carriera di agente e tra i suoi clienti c’è proprio Fora, a cui può dare sicuramente tantissimi consigli utili grazie alla sua esperienza… Perchè a qualsiasi livello, sbagliando s’impara!
IL POTERE DELLA FIDUCIA
Il giovane difensore Igor Jelovac aveva deciso di trasferirsi ad Ambrì per avere l’opportunità di crescere e, con oltre metà del campionato alle spalle, l’ex Bienne può sicuramente dire di aver fatto la scelta giusta. Sin dall’inizio ha ricevuto la fiducia incondizionata di Kossmann, che lo ha impiegato per tanti minuti e in ruoli e situazioni fondamentali, pagando in alcune circostanze queste scelte con pesanti critiche. In questo caso però va dato atto al coach biancoblù di meritarsi un elogio per la sua persistenza, perchè i frutti di questa fiducia Jelovac inizia a mostrarli. Oltre ai due gol ottenuti in settimana, il giovane inizia infatti a evidenziare degli evidenti progressi a tutta pista, riuscendo piano piano anche a “limare” il suo tallone d’achille rappresentato dal pattinaggio. Certo, ci sono ancora delle sbavature, ma quanto fatto con lui è sicuramente interessante. La domanda ora è, lo si farà anche con le giovani promesse nostrane?
COME DARTI TORTO, TEDDY BEAR?
Il nuovo regolamento che prevede la visualizzazione sugli schermi giganti delle piste gli episodi dubbi che nel frattempo vengono rivisti degli arbitri al video ha mostrato i suoi effetti più evidenti sabato sera a Ginevra, quando il pubblico ha potuto appurare con i propri occhi come il wrap-around di Fransson si fosse effettivamente concluso con il puck alle spalle di Descloux. È così partito immediatamente il lancio di migliaia di peluche previsto per il primo gol dei padroni di casa… Presi un po’ in contropiede i direttori di gara, che si sono a lungo soffermati sulle immagini prima di convalidare una rete che per tutti gli spettatori era oramai già evidente da tempo. D’altronde, Teddy Bear e soci avevano parlato!
BASTA LA MOTIVAZIONE GIUSTA
L’Ambrì Piotta nel corso della stagione ha sinora vinto dieci partite, sommando i successi arrivati entro i tempi regolamentari a quelli ottenuti all’overtime oppure ai rigori. La grande maggioranza di queste sfide hanno però condiviso una singolare caratteristica. I biancoblù, in occasione di otto vittorie su dieci, hanno infatti avuto bisogno di essere “svegliati” incassando una rete, visto che l’80% dei successi stagionali sono arrivati quando a segnare il primo gol della partita era stata la squadra avversaria. Infilare la prima segnatura ha invece avuto l’effetto opposto sulla squadra di Kossmann, visto che l’Ambrì quando ha aperto le marcature (in otto occasioni) la vittoria è arrivata solo due volte!
PIÙ AMATO DEI CAMPIONI
Il ritorno alla Resega di Pat Schafhauser c’era già stato lunedì scorso in occasione del derby, ma solo in pochi lo avevano notato tra le mura della pista. Per la partita contro lo Zugo (l’altra sua ex squadra svizzera) l’Hockey Club Lugano gli ha riservato l’ingaggio simbolico di apertura e un tributo del pubblico dopo averlo inserito ufficialmente per primo nella “Wall of Fame” bianconera e la consegna di un assegno del valore di 10’000 franchi per la fondazione a suo nome. Un momento bello per tutti, con il lungo applauso della Resega e i cori della Curva Nord, con Schafhauser visibilmente commosso davanti a tanto calore. Un uomo che è entrato nel cuore dei tifosi per meriti umani più di qualsiasi campione che ha vestito la maglia bianconera.
LA DEA STAVOLTA DICE “NO”
Stefan Ulmer rientra dall’infortunio e va sul ghiaccio a Langnau, dopo un paio di buoni cambi un disco lo centra sul viso ed è costretto a farsi ricucire, per poi dare forfait per la gara contro lo Zugo. Luca Fazzini segna una bella doppietta nel derby, poi sabato sera viene messo ai box da una botta che lo tiene fuori per gli ultimi 20 minuti. Il caso più eclatante è però quello di Damien Brunner che, tornato alla rete dopo l’ultima volta del 28 settembre, viene messo KO da un contrasto nel terzo periodo. Con la Dea Bendata non si scherza, troppe libertà e subito ti punisce.
LEONI PER AGNELLI
Andare a Bienne e non riuscire a prendere in mano una partita contro una squadra in crisi e che ha appena licenziato l’allenatore. Recarsi poi a Langnau e subire per tutto l’incontro il gioco della squadra di Ehlers, che è tutt’altro che in crisi, ma con tutto il rispetto è sempre il Langnau. Prima di queste sfide c’erano stati gli altri esempi di Friborgo e Ginevra (altre due squadre non certo irresistibili in questo autunno) nei quali Chiesa e compagni erano stati surclassati completamente sul piano del gioco. È vero che molti giocatori del Lugano non rendono come dovrebbero e gli infortuni continuano a rovinare i piani dei bianconeri, ma che una squadra come il Lugano vada in giro per la Svizzera a farsi dominare da tutti è impensabile, e qui Shedden non può nascondersi, se è quel grande motivatore che noi tutti conosciamo, qualcosa nel lavoro del comandante non funziona nonostante la rosa a disposizione.
OFFERTA VALIDA SOLO PER I PIÙ VELOCI
Quanto deve mancare la panchina ad un allenatore come Bengt-Ake Gustafsson? Evidentemente moltissimo, viste le tempistiche delle sue “promozioni” sul mercato, come un venditore porta a porta (ma esistono ancora?) che assilla le povere casalinghe con metodi di vendita perlomeno opinabili. Nel pomeriggio di domenica è cominciata a girare la notizia, partita proprio da Gustafsson stesso, che l’ex allenatore del Langnau si “proponeva” per la panchina del Lugano in caso di allontanamento di Shedden. La stessa metodologia di autocandidatura l’aveva già proposta con l’Ambrì Piotta e la nazionale Svizzera per il dopo-Hanlon, ma alla fine è sempre da capo. In fondo bisogna essere onesti, riconosciutogli l’importante palmares con la Nazionale svedese, i migliori risultati con i club riguardano un campionato svedese vinto 15 anni fa e una promozione con il Langnau in tempi più recenti. Ma se ancora è senza lavoro qualcosa vorrà pur dire, o magari dovrà rivedere la sua idea di marketing…
L’ARGENTERIA NON BASTA PIÙ
Quanto spreco da parte del Lugano nella partita contro lo Zugo. Nello spazio di un quarto d’ora i bianconeri hanno avuto a disposizione due situazioni di doppia superiorità numerica di quasi 4 minuti complessivi (con nel mezzo pure un rigore), occasioni incredibili per allungare prima sul 4-1 e poi sul 4-2, ma a uscire vincitore da quel quarto d’ora è stato lo Zugo con un parziale di addirittura 0-3, ribaltando il risultato dal 3-1 al 3-4. Per il Lugano quelle occasioni erano state messe sul più classico e clamoroso dei piatti d’argento da parte dello Zugo, ma evidentemente a Klasen e compagni non basta più nemmeno l’argenteria. E sì che questo sarebbe il periodo meno oportuno per fare gli schizzinosi.