Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
POKER FACE, TIRANDO I DADI…
Non stanno certo mancando le critiche nei confronti di Hans Kossmann, che dopo sei sconfitte consecutive e continui cambiamenti al lineup non sembra più sapere dove sbattere la testa. Il coach biancoblù continua a giocarsi la carta psicologica nel prepartita, annunciando sistematicamente sul foglio d’arbitro delle formazioni completamente casuali e che non rispecchiano poi quelle che scenderanno in pista. Una “poker face” giusto per far perdere un paio di cambi ad avversari e giornalisti, che dopo un paio di minuti compongono i pezzi del puzzle e realizzano di trovarsi di fronte ad un Ambrì nuovamente reinventato… Funzionerà prima o poi?
EMMERTON DIXIT, IL TEMPO STRINGE
C’è chi dopo sei sconfitte consecutive reclama pazienza, e c’è invece chi ci si rende conto che la tendenza va invertita immediatamente, prima che sia troppo tardi. Tra loro c’è sicuramente Cory Emmerton, che già nel mese di agosto sottolineava come 50 partite possano passare molto velocemente, soprattutto per chi oltre oceano era abituato ad una regular season di 82. Basti pensare che solamente un paio di settimane fa c’era chi pronosticava un Ambrì addirittura da sesto posto, mentre ora si urla alla crisi e più del 10% del campionato è già alle spalle. L’unico momento utile per reagire è dunque il presente, perché il capostazione ha già il fischietto in bocca ed il famosissimo treno non aspetterà poi ancora molto prima di partire…
MEZZ’ORA BASTA E AVANZA
Che l’Ambrì abbia giocato la sua peggiore partita della stagione venerdì contro il Ginevra era davanti agli occhi di tutti sin dai primissimi minuti, contraddistinti da quel clamoroso errore di Trunz che non lasciava presagire nulla di buono. Il vero verdetto è però arrivato dopo la terza sirena, quando ad essere premiato come miglior biancoblù in pista è stato Gauthier Descloux, subentrato poco prima di metà partita a Zurkirchen. Una situazione rappresentativa per riassumere il collasso collettivo di quella serata, in cui all’ex ginevrino è bastata una mezz’ora per risultare l’unico a salvarsi dal caos.
C’È CHI NON HA FAME IN PISTA, C’È CHI NE HA IN TRIBUNA
Tra i vari punti interrogativi sollevati in questo inizio di stagione ad Ambrì vi è anche quella della “fame” dei molti veterani in squadra, che non sempre sembrano avere quella carica agonistica e quella disponibilità ad andare dove fa male per cercare di invertire la tendenza. Se sul ghiaccio non si ha abbastanza fame, la situazione è diametralmente opposta in sala stampa, dove da questa stagione sono stati ridotti all’osso i classici panini e bibite che allietavano il prepartita alle penne ticinesi. Insomma, tra hockey balbettato in pista e pance che borbottano in tribuna, è stato un inizio di campionato difficile per tutti.
UNA SORPRESA AL CENTRO, E STAVOLTA NON È UNO SBAGLIO
Una settimana fa aveva strappato sorrisi l’errore presente sul foglio partita, che aveva visto nel ruolo di centro e top scorer il giovane Michal Chmel, portiere dei Ticino Rockets e chiaramente finito sul foglio d’arbitro in seguito ad una sbadataggine. Sette giorni più tardi una scena simile si è ripresentata a Bienne, ma la sorpresa al centro questa volta era Tommaso Goi, richiamato da Biasca. Certo, la mossa ha permesso a Lhotak di tornare finalmente all’ala, ma la decisione ha comunque suscitato sorpresa e qualche polemica… Specialmente pensando alla difesa, dove un paio di ragazzi nel giro della Nazionale U20 non vengono richiamati nemmeno dopo che praticamente nessuno in retrovia ha saputo convincere. Sul foglio partita loro non sembrano poter finire nemmeno per sbaglio…
L’IMPORTANTE È BUTTARLO DENTRO, DI RIFFA O DI… RAFFA
In certe partite, nate male e proseguite su binari mediocri, le qualità dei giocatori più talentuosi a volte non bastano. Lo sa bene il Lugano, che contro il Langnau ha dovuto appoggiarsi a una giocata di Raffele Sannitz in box play per raddrizzare la baracca pericolante. La sua rete del 2-2 in verità è un autogol di Stettler, che in compagnia di Ciaccio non ha fatto una gran figura sull’azione di sfondamento del numero 38 bianconero. Ma una rete vale l’altra, e il buon “Raffa” lo sa bene, perché in certe partite i fiorettisti non bastano e allora salgono in cattedra quelli come lui, a cui poco importa come il disco finisca in rete, l’importante è che lo faccia.
BOXPLAY O POWERPLAY, LEZIONE DA RIPETENTI
Il Lugano di questo periodo è così, capace di sprecare 2 lunghi minuti in 5 contro 3 contro il combattivo ma disastrato Langnau, ma altrettanto in grado di segnare in short hand la rete del pareggio che ha dato il “la” alla sofferta vittoria contro i Tigers. Quella di Sannitz è stata la terza rete segnata in inferiorità numerica dai bianconeri in questo inizio di stagione, in un periodo in cui il powerplay fatica più del dovuto. Doug Shedden alla fine del match ha assicurato che le situazioni speciali vengono sempre allenate, ma forse i giocatori non hanno ben capito quale sia la lezione di powerplay e quella di boxplay…
MA COME TI VESTI?
L’abito non fa il monaco, come si suol dire, e l’equipaggiamento non fa il portiere (o quasi) se permettete una deformazione sportiva del famoso proverbio. Questo per descrivere simpaticamente il vestiario con cui si presentano in pista Daniel Manzato e Damiano Ciaccio, con equipaggiamenti piuttosto strani e dal dubbio gusto. Il portiere bianconero in questa stagione sfoggia una nuova maschera color rame, stilisticamente bella, ma che nulla ha a che fare con i colori del Lugano, oltre a dei pantaloni decisamente oversize su gambali completamente neri. Il portiere del Langnau invece si è concentrato sul vintage, con dei gambali color cuoio naturale, un pugno nell’occhio sul rosso sgargiante della maglia della sua squadra. È vero comunque, non sono le vesti a determinare il portiere, però viste le prestazioni di qualcuno qualche dubbio potrebbe anche sorgere…
QUANDO UNO CI VEDE BIANCONERO
Nella sfida della Swiss Arena tra il Kloten e il Lugano a ergersi protagonista è stato l’ex attaccante dell’Ambrì Piotta Daniele Grassi, il quale è uscito con un gol e una prestazione a tutta pista eccellente ha firmato la sfida contro i ticinesi. Chissà, trovandosi in maglia biancoblù contro il Lugano, il ticinese deve aver rivissuto in qualche maniera le sensazioni del derby tra Ambrì e Lugano caricandolo al massimo. No, non è così, perché probabilmente Grassi è sempre stato abituato a dare il massimo contro qualunque avversario, ma siamo sicuri che per lui affrontare l’avversario di sempre nei derby ticinesi qualche scintilla in più sia arrivata.
BACK TO THE FUTURE, PART IV
Una settimana fa si era parlato dei “bei vecchi tempi” vedendo giocare in pista Alessio Bertaggia, Ryan Gardner e Raffaele Sannitz, tutti nella stessa linea, facendo riaffiorare i ricordi di un Lugano vecchio una dozzina di anni. Se però per Alessio vale il cognome, portato su una maglia bianconero dal padre Sandro per una vita intera, ora a fargli compagnia nei figli d’arte è arrivato anche il 18enne Elia Riva. Il giovane difensore è figlio di Luigi Riva, leventinese per 11 stagioni e bianconero per una a metà anni novanta, ed ha fatto il suo esordio in prima squadra con parole di elogio da parte di Doug Shedden. Grazie a questi ragazzi è un Lugano sempre più ticinese, e vedere sempre più figli d’arte arrivare in LNA riporta indietro con la memoria, ma soprattutto garantisce un futuro roseo se saranno cresciuti con intelligenza e saggezza.