Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
NESSUN REGALO, MANCA SAN NICOLAO!
Più volte il coach del Lugano, Doug Shedden, aveva ricordato di non voler dare alcun regalo all’Ambrì Piotta, mantenendo la promessa nel derby della Resega e vendendo cara la pelle anche nell’ultimo turno di campionato. D’altronde i biancoblù di regali non se ne aspettavano, a maggior ragione perchè sabato sera alla Valascia non era presente il mitico Eros Wagner, volontario a servizio del club da oltre 40 anni e che in ottobre aveva festeggiato la presenza addirittura a 1’000 partite! Per l’ultima sfida di campionato Eros ha dovuto alzare bandiera bianca a causa dell’influenza, ma per i playout tornerà a guardare il suo Ambrì da bordo ghiaccio con la consueta passione!
BETTER CALL SAUL!
L’Ambrì è rimasto escluso dai playoff, mentre il Berna è riuscito a strappare l’ottavo posto nonostante una stagione piena di peripezie, terminando con gli stessi punti del Losanna ed una sola lunghezza di vantaggio dall’Ambrì. Proprio per questo motivo i biancoblù sanno di aver sprecato un’occasione d’oro, non riuscendo a gestire al meglio i momenti più importanti di questo 2016, soprattutto a livello mentale. Il Berna in questo senso è corso ai ripari in tempo, ingaggiando per le ultime tre settimane tale Saul Miller, “performance psychologist” arrivato appositamente da Vancouver per aiutare gli orsi a riconcentrarsi e raggiungere i playoff… Beh, alla fine ha funzionato. Anche in Leventina, come si suol dire nella nota serie “Breaking Bad”, la prossima volta… “Better Call Saul!”.
ADDIO AD UNA LEGGENDA
Prima del derby della Valascia si è osservato un momento di silenzio in onore di Andy Bathgate, giocatore che ha scritto pagine di storia in NHL e che è considerato una leggenda dei New York Rangers, ma che nel 1971/72 era passato anche da Ambrì, rivestendo il doppio ruolo di allenatore e giocatore. Quell’anno ottenne 35 punti in 21 partite, che si aggiunsero ai 1‘008 punti fatti registrare in 1’123 partite in NHL. Alcuni dei presenti alla Valascia, sicuramente i più giovani, non avevano mai sentito pronunciare il suo nome, ma il silenzio alla pista è stato assoluto. RIP Andy Bathgate, uno dei più grandi giocatori ad aver mai vestito la maglia biancoblù.
C’È CHI NON SI ROMPE MAI
Alain Birbaum, Daniele Grassi, Adrien Lauper, Lukas Lhotak, Inti Pestoni. Sono questi i nomi degli “ironmen” dell’Ambrì Piotta, ovvero i giocatori che sono scesi in pista per tutte le 50 partite, oltre naturalmente a Sandro Zurkirchen e Tim Wolf, sul foglio d’arbitro per ogni singolo incontro. Hanno invece mancato il traguardo di un solo match Cory Emmerton ed Adrien Trunz, mentre a 48 si sono fermati Alexandre Giroux, Thibaut Monnet ed Oliver Kamber.
QUALIFICAZIONE VIRTUALE, MA DURA REALTÀ
Dall’arrivo sulla panchina di Hans Kossman, l’Ambrì ha fatto registrare una media di 1.48 punti a partita che, se “spalmata” su 50 partite, avrebbe permesso ai biancoblù di chiudere al settimo posto in classifica e qualificarsi per i playoff. La verità dice però che dalla pausa natalizia i leventinesi hanno ottenuto solamente 20 punti, risultando la quarta peggior squadra della NLA e mancando così l’obiettivo dell’ottavo posto per la nona volta negli ultimi dieci anni. Certo, c’è la speranza che con Kossman alla transenna sin dall’inizio le cose vadano diversamente, ma per ora si continua a parlare in termini ipotetici!
SLAPSHOT, PARTE PRIMA
Lugano-Zugo di venerdì è stato un antipasto di playoff in piena regola, con i bianconeri che hanno fatto capire subito alla squadra di Kreis cosa l’aspetta. Lapierre ha subito cominciato a “bullizzare” Bouchard, come per dire che la musica sta cambiando, ma a farne le spese peggiori è stato Suri. L’ala dello Zugo ha provocato per un bel po’ di cambi Morini e altri giovani bianconeri, prima che ad intervenire fosse il “fratello maggiore” Vauclair. Il difensore giurassiano si è avventato su Suri in difesa dei suoi giovani compagni, e pur ricevendo una logica penalità di partita ha decisamente smorzato la voglia di scherzare dell’attaccante ospite. Con buona pace e nemmeno un “cip” da parte di Holden lì presente…
SLAPSHOT, PARTE SECONDA
Se Vauclair la sera prima ha lanciato il suo messaggio, lo stesso ha voluto fare anche Lapierre nel derby della Valascia, prendendosela prima con Giroux, e poi con Zgraggen, protagonista di una bagarre all’americana con il numero 25 bianconero. Il difensore biancoblù non si è certo tirato indietro, e memore della sua esperienza nordamericana non ha avuto paura a togliersi i guantoni, ed entrambi nei corridoi si sono poi scambiati un paio di pacche sulle spalle per sdrammatizzare l’evento. Va bene, Maxim, il messaggio l’hai lanciato in diretta tv, però la prossima volta aspetta almeno una buona metà di partita in più, sennò tanto vale…
DA ZERO A DERBY
Se c’era una persona più felice delle altre nel derby di sabato, quella persona era sicuramente Viktor Östlund, il giovane portiere del Lugano. Lo svedese è stato finalmente schierato da Shedden per quello che è stato l’esordio in LNA ma anche la prima partita in una lega maggiore. In tanti si sono chiesti come mai il portiere figlio d’arte non abbia mai avuto spazio dall’inizio nello scacchiere bianconero, ma dopo la terribile malattia che lo ha colpito, il recupero è stato altrettanto duro. Una reattività da recuperare, la confidenza con i movimenti da ritrovare, e una massa muscolare da ricostruire per recuperare quasi il 20% del peso corporeo perso in mesi di ospedale. Certo, nel derby ha mostrato ancora molti limiti, tecnici e “di gioventù”, ma questo conta poco o nulla, perché 13 mesi fa le prospettive di Viktor erano molto buie, e non si solo parla di quelle sportive. Styrka och mod, Osten!
OTTO SOTTO UN TETTO
Dalla dipendenza da due giocatori a problemi di abbondanza. L’attacco del Lugano è il reparto che (power play a parte) lascia meno spazio ai dubbi. Gli attaccanti bianconeri sanno segnare e far segnare, non più con un blocco solo ma con tre, e con un quarto sempre pronto a dare il suo contributo. Se la scorsa stagione c’era il vuoto dietro a Pettersson e Klasen (53 gol in coppia), in questa i due svedesi hanno trovato meno reti (sono pure sempre 40…) ma più equilibrio. Ma ciò che più conta è la distribuzione delle reti totali, con ben 8 attaccanti in doppia cifra, tra cui quindi anche gente da terza linea come Sannitz e un Bertaggia che sta facendo da sostituto di Brunner. Eh, già, c’è ancora Brunner, e allora sarà interessante capire come “l’ottavo nano” sarà reinserito da Shedden al suo rientro, vedendo anche la splendida intesa tra Hofmann e Bertaggia. Il tipico problema grasso.
L’ANNO DEI RECORD
Alessio Bertaggia a quota 14 reti, Gregory Hofmann ben a 17, e addirittura Raffaele Sannitz a 10. Le cifre degli attaccanti bianconeri che hanno toccato i loro migliori risultati in carriera per la regular season sono lì da vedere, e sono una realtà consolidata del Lugano di Shedden. Oltretutto reti anche di pregevole fattura e pesanti, se si pensa che Bertaggia ha messo a segno 3 game winning gol, mentre Hofmann e Sannitz ne contano 2 a testa, per un totale di 7 reti decisive che sono il 17,1 % sulle loro 41 totali. Ed è un risultato di assoluto rilievo, se constatiamo che il trio svedese del primo blocco di game winning gol ne ha messi assieme 9 su un totale di 51 reti, ossia il 17,6%.