Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
IL LUPO PERDE IL PELO MA… NON IL BASTONE!
Entrato ad inizio secondo tempo dopo il 3-0 messo a segno dallo Zurigo, il povero Tim Wolf ha avuto il suo bel da fare per cercare di contenere i Lions, esercizio che a lui e ai suoi compagni non è riuscito troppo bene. Piuttosto ingenuo però il suo comportamento in occasione del primo gol incassato, quando nella confusione ha perso un secondo di troppo per andare a raccogliere dal ghiaccio il suo bastone, lasciando così la porta sguarnita a Denis Malgin, che ha ringraziato spedendo il puck in rete!
AMMALATI IN GIUSTA MISURA
La formazione mandata in pista da Kossmann per la sfida di domenica all’Hallenstadion presentava diversi volti nuovi, alcuni dei quali praticamente mai impiegati dall’arrivo del coach sulla panchina biancoblù, lui che di cambiamenti agli effettivi non ha mai voluto farne molti. Il “mistero” è però presto stato svelato, dato che i vari Trunz, Zgraggen, Gautschi e Hall erano restati tutti forzatamente a casa ammalati… Che combinazione però, il numero di ammalati è perfettamente coinciso con quello degli elementi in sovrannumero!
UN POWERPLAY ALLA ROVESCIA
In questo 2016 il powerplay dell’Ambrì Piotta ha prodotto solamente un gol e, nonostante dei cambiamenti agli effettivi che compongono gli special teams, reti ed occasioni non arrivano in quantità sufficiente. Questo non è però il solo problema, dato che nel fine settimana i powerplay biancoblù si sono trasformati in veri e propri incubi, con troppe occasioni regalate agli avversari. Il Kloten venerdì era andato vicino allo sfruttare le leggerezze leventinesi con Sheppard, ma domenica Pius Suter non ha perdonato, ed ha punito con l’1-0 in shorthand le disattenzioni dell’Ambrì. Insomma, tutto per i biancoblù sembra funzionare al contrario!
UNA DAFALGAN PER RIPRENDERSI DALLA MARATONA
Fresco di rinnovo, il difensore Adrian Trunz è stato costretto ad alzare bandiera bianca nel pomeriggio di domenica, quando non è potuto scendere in pista a causa dell’influenza. La sua assenza non è però stata una come tutte le altre, dato che lo zurighese ha interrotto una vera e propria “maratona”, mancando il primo match da ben tre campionati a questa parte. Trunz, prima di domenica, aveva infatti giocato 153 partite consecutive.
REALTÀ VIRTUALE, O VIRTUALE REALTÀ?
L’Ambrì Piotta ha rimediato quattro sconfitte consecutive, compiendo una brusca frenata in quella corsa ai playoff che, se le cose fossero andate diversamente anche di poco, vedrebbe i biancoblù già sopra la linea. A dare ossigeno alle speranze leventinesi c’è però il fatto di avere sempre dei match da recuperare su Berna e Losanna (uno e, rispettivamente, due), che proiettano virtualmente l’Ambrì tra le prime otto… Questa rimane però una realtà solo virtuale, che potrebbe presto scontrarsi con il fatto di doversi preoccupare più di chi sta dietro rispetto a chi sta davanti. Insomma, non bisogna farsi illusioni, perchè mancando troppe occasioni, si rischia di accorgersi di non averne più a disposizione!
LA PISTOLA PIÙ VELOCE DEL… SUD
Che Damien Brunner sia un attaccante di razza in grado di colpire in qualunque momento orami, è conosciuto a tutti. Nel week end appena trascorso, l’ex giocatore di Red Wings e Devils ha confermato queste sue abilità, non solo segnando tre reti in due partite. Il numero 98 bianconero con due di quei gol ha risposto in maniera rapidissima a quelle avversarie, mettendoci solo 13” a replicare a Suri a Zugo e addirittura soli 8” per riportare in doppio vantaggio il Lugano dopo la rete di Froidevaux. Meglio non sfidarlo a duello.
IL CLUB DEI 10
La passata stagione, dopo 50 partite nel Lugano c’erano 4 giocatori con almeno 10 reti segnate. Oltre ai straordinari 33 di Pettersson c’erano i 20 di Klasen e i 12 di Filppula, che andavano ad aggiungersi agli 11 di Brunner arrivato in corsa. In questa stagione, a una decina di partite dal termine della regular season sono già 5 i giocatori ad aver marcato almeno 10 reti: Pettersson (17), Brunner (12), Hofmann (12), Bertaggia (11) e Klasen (10). A questi va aggiunto il sesto del club, Stapleton, che con il Lugano ne ha segnate 5 toccando quota 10, e in coda pure Martensson “vede” questo traguardo, avendone segnate sinora 9. Dati interessanti, se si calcola che questa stagione ci sono giocatori con 10 e più reti sia nel primo, che nel secondo e nel terzo blocco d’attacco, mettendo l’accento su una maggiore omogeneità e profondità dell’attacco bianconero.
DI BASTONI E DI CAROTE, PARTE SECONDA
Solo qualche mese fa Linus Klasen veniva relegato in panchina – assieme al compagni di banco Brunner – come castigo impartitogli da Patrick Fischer. Qualcuno diceva che l’allora coach bianconero sbagliasse nell’uso del bastone e della carota e che certi “artisti” vanno presi così come sono e a volte anche un po’ coccolati. È evidente che il rendimento del funambolo svedese sia aumentato dopo l’arrivo di Shedden che ha subito messo in pratica certi consigli. A qualcuno forse non è sfuggito l’abbraccio tra il coach e lo svedese dopo la rete dell’1 a 2 che ha sbloccato Klasen dopo 14 partite andate in bianco, nelle quali aveva comunque contabilizzato 13 assist. Va bene le coccole, ma forse Shedden le sta prendendo troppo alla lettera…
IMPERTERRITO, PRATICAMENTE DI GHIACCIO
Per suggellare la collaborazione tra l’Hockey Club Lugano e il Football Club Lugano, a dare il via simbolico alla gara tra Lugano e Losanna c’era l’allenatore del FCL Zdenek Zeman. Che il maestro boemo sia uomo di poche parole e lasci trasparire ancor meno emozioni lo si sapeva, e con la sua consueta e lapidaria calma ha messo il disco sul ghiaccio. Solo un minimo accenno di saluto quando la curva ha invocato il suo nome, ma nulla più. Guai a mostrare le emozioni, sono quasi 70 anni che si impegna, e alla fine è anche per questa sua proverbiale flemma che viene tanto apprezzato.
I FIGLI DEGLI ANNI ’90
Si sono incontrati la prima volta ben 18 anni fa, nell’ormai lontano 1998. Julien Vauclair era un promettente giovane difensore venuto dal Giura l’anno prima per giocare anche negli élite bianconeri, mentre Cristobal Huet era uno sconosciuto portiere scovato dal compianto Jim Koleff nel povero campionato francese, a Grenoble. “Julio” scalpitava per ritagliarsi uno spazio in LNA, mentre “Cristo” doveva scrollarsi di dosso le perplessità (eufemismo) del pubblico bianconero, che storceva non poco il naso nel vedere un portiere francese 23enne prendere in mano la porta del Lugano. Oggi tutti sappiamo com’è proseguita la storia, grazie alle due intuizioni geniali del buon Koleff, e le carriere di questi due campioni sono sotto gli occhi di tutti. Domenica erano entrambi ancora in pista, protagonisti a loro modo, nei loro ruoli, e per nulla rassegnati all’età che avanza, compagni in quel loro Lugano anni ‘90.