Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
NON SARÀ CROSBY, MA ASSOMIGLIA A SID!
Alla Valascia nel corso della passata settimana è arrivato Zach Hamill, attaccante che tanto bene aveva fatto nel primo scorcio di stagione a Friborgo, e che si spera possa dare una mano ai biancoblù a risolvere i tanti problemi sul fronte offensivo. Oltre che per le sue giocate, alla Valascia in molti lo hanno notato per un altro fatto… Hamill ricorda molto da vicino Sid, il simpatico bradipo protagonista del film d’animazione “L’era glaciale”! Una rapida ricerca in Google conferma i “sospetti”, tanto da far spuntare addirittura alcune immagini di confronto tra i due. La speranza è però che sul ghiaccio ricordi soprattutto un altro “Sid”!
“CERTI AMORI NON FINISCONO…
… fanno dei giri immensi e poi ritornano”. Così cantava Antonello Venditti in “Amici mai”, e il tutto sembra calzare perfettamente per descrivere la storia d’amore fra Thomas Bäumle e l’Ambrì Piotta. È ormai dalla stagione 2012/13 che “San Thomas” non è più a difesa della gabbia dei leventinesi, ma il pubblico biancoblù non ha dimenticato quanto fatto dal cerbero solettese nei suoi sette anni di permanenza in Leventina. Già osannato quando tornò alla Valascia con la casacca del Langnau, la Curva si è ripetuta sabato in occasione del match contro il Kloten, squadra nella quale Bäumle ricopre attualmente il ruolo di portiere di riserva vista l’assenza di Luca Boltshauser. Al termine della partita Bäumle è stato chiamato a gran voce sotto la Curva a ricevere una volta di più l’affetto di un pubblico che, nonostante il trascorrere inesorabile del tempo, ricorda perfettamente quanto dato da Thomas alla causa leventinese.
DALLE STELLE ALLE STALLE
Due settimane fa l’Ambrì era quinto in classifica con 11 punti in 7 partite. Oggi i leventinesi si ritrovano all’ultimo posto e con gli stessi punti, ma con ben quattro sconfitte consecutive sul groppone. Una stagione che pareva essere definitivamente lanciata dalla roboante vittoria esterna sul Bienne si è improvvisamente inceppata, proprio quando al cospetto dei biancoblù sono giunti gli avversari che sulla carta (Zugo escluso) si giocheranno con gli uomini di Pelletier un posto nelle prime otto. Un’involuzione per certi versi inspiegabile da parte di una squadra che tanto bene si era comportata contro club ben più quotati come Zurigo, Davos e Lugano.
NIENTE PANICO, MA NEMMENO LA CALMA QUASI PIATTA
Quattro sconfitte consecutive e non sentirle. Forse può suonare come un’esagerazione, ma in realtà non è molto distante da ciò che stanno vivendo i leventinesi in questo momento. È vero, il presidente dopo la sconfitta contro il Kloten ha parlato di penultimatum. È vero, i giocatori non sono molto radiosi nelle interviste postpartita. È vero, Pelletier ha affermato che così le cose non vanno. Ma a mancare quasi completamente è il senso di gravità che quattro sconfitte consecutive, per giunta contro avversari diretti, dovrebbero portare tra i biancoblù. Non fraintendeteci, quello che intendiamo non è il classico panico che porta ad agire in maniera insensata, ma è pero strano che tutto l’ambiente si comporti come se questa quarta sconfitta consecutiva sia sì grave, ma in fondo non troppo. Vale comunque la pena ricordare che queste sono soltanto impressioni avute osservando la squadra dall’esterno, mentre ovviamente ciò che accade nello spogliatoio potrebbe essere ben diverso. Ai biancoblù l’obbligo di stravolgere il momentum a partire da martedì a Kloten, dove una bella vittoria da tre punti potrebbe aiutare a cancellare dubbi e perplessità che sono sorte in questi ultimi giorni.
NON DIRE “GATTO” SE NON CE L’HAI NEL SACCO
Citando il famoso adattamento di Trapattoni al proverbio originale, verrebbe da prendersi un’ulteriore licenza poetica e renderlo perfetto per quanto successo a Losanna: “Non dire gol se il puck non è nel sacco!”. Si è infatti discusso a lungo in merito al disco “danzante” sulla linea nel finale della partita, con il puck scagliato da Emmerton che è stato valutato dagli arbitri non completamente in gol per una questione di millimetri. Tra congetture e proiezioni tridimensionali della situazione, la verità è che l’unico che avrebbe potuto chiudere le discussione era Monnet, che al posto di metterci il bastone e spingere il disco in gol ha preferito esultare prima del tempo. Lezione di cui far tesoro, insomma…
GIOCHI DI MANO, GIOCHI DA VILLANO
Poteva essere la serata di Tony Martensson, quella contro gli ZSC Lions, ma il regolamento ha stroncato la sua gioia. Dopo aver segnato la sua prima rete in bianconero al termine di una bella azione con Brunner e Klasen, il centro svedese ha infilato il disco del 3-2 al 58’, mandando in visibilio la Resega. Gioia di breve durata però, dato che la deviazione di Martensson è avvenuta con la mano mentre spingeva fuori dallo slot un difensore zurighese, facendo un movimento involontario di deviazione del disco, ma vietato dal regolamento. Insomma, mentre lui stava solo facendo il suo lavoro davanti alla porta, gli è stata negata la gioia della doppietta per colpa di una mano. Sfortunato in un movimento fortunato.
I GIOVANI D’OGGI
Nell’anno della sua nascita, il 1997, a portare il casco e la maglia dell’allora “Key Player” negli ZSC Lions erano a turno i vari Patrick Lebeau, Claudio Micheli e Michel Zeiter, che di anni ne avevano già una trentina e anche di più. Sabato sera, a entrare in pista per lo ZSC con il casco giallo è stato Auston Matthews, che a 18 anni e qualche settimana è probabilmente il Topscorer più giovane di sempre in LNA, almeno tra quelli che hanno giocato almeno un turno, e lui ha disputato anche meno partite dei suoi compagni. Vederlo giocare è un piacere per gli occhi, con una tecnica incredibile, un senso del gioco innato e un pattinaggio oltre la media, oltre che con un attitudine da giocatore navigato. È stato strano vedere il casco fiammante su un ragazzino, ma forse oggi tutti quanti, anche i più scettici, devono rendersi conto che sulle piste svizzere stiamo ammirando un fenomeno assoluto.
UN NUOVO REGOLAMENTO DISCIPLINARE
Dopo il castigo di Klasen al 45’ della sfida Losanna-Lugano, a fare le spese della punizione di Patrick Fischer è stato Damien Brunner, lasciato in panchina dal coach bianconero per 15’ dopo il grave errore costato la rete di Schäppi contro i Lions. Il Topscorer bianconero è rimasto in panchina buono buono, sostituito da Romanenghi, ed è rientrato solo nel secondo tempo nel primo blocco. Anche lui, come Klasen, ha scontato la nuova penalità in vigore tra i bianconeri, i 15’ disciplinari.
VAI COL LISCIO!
È inutile fare ipocrisie, nessuno alla Postfinance Arena ha storto il naso quando ha saputo dell’ingaggio di Genoni per le prossime tre stagioni da parte del Berna. Nella sua carriera nella capitale, Marco Bührer non ha mai convinto appieno, mostrando talento ma anche una propensione alla papera davvero preoccupante. Anche venerdì sera contro il Lugano ha mostrato questa sua caratteristica, favorendo la rete di Brunner a causa di un intervento goffo e in ritardo con il guantone su un disco scagliato da dietro la linea. A Berna il liscio serale lo digeriscono poco.
NOME E COGNOME, FIRST NAMD AND NAME
Non è la prima volta che lo speaker della Resega ha problemi con i nomi dei giocatori, perlopiù con gli stranieri. Stavolta a farne “le spese” è stato Auston Matthews, diventato per un momento “Matthew Austin” con pronuncia francese sul cognome – che era poi il nome – proprio durante l’entrata in pista dei giocatori. Pensavamo che dopo le lezioni sullo spelling di Tommi Paakkolanvaara le abilità fossero accresciute, ma evidentemente bisogna lavorare sul distinguo tra inglese e francese.