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5 spunti da Lugano: zero assoluto, altarini scoperti, cenerentolo e aiuto reciproco

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Lo zero assoluto

Fa freddo in quel di Lugano, ma non per le temperature, bensì per il momento che sta attraversando la squadra bianconera. Di zero assoluto si parla delle cifre, quelle alle voci di gol e assist, come per Oliwer Kaski ad esempio, che dopo dieci partite non ha ancora messo a segno nemmeno un misero assist.

O come le reti di Mark Arcobello e Troy Josephs – due attaccanti stranieri, va ricordato – che dopo un turno di campionato non sono ancora riusciti a mettere in rete un solo disco. Le temperature di questo autunno sono ancora clementi, ma quelle derivanti da alcune statistiche bianconere rasentano le prime ghiacciate.

2. Cenerentolo

Doveva essere l’attaccante straniero da girare ai Ticino Rockets, invece in questo momento particolare Kris Bennett sembra quasi imprescindibile per il Lugano.

L’attaccante canadese è il miglior scorer della squadra con cinque reti ed è a un solo punto dal casco giallo di topscorer attualmente indossato da Markus Granlund. E pensare che avrebbe dovuto passare la stagione in Swiss League.

3. Altarini scoperti

Allenamenti troppo blandi, campi estivi scolastici. Queste un po’ le lamentele che erano emerse dall’estate del Lugano e ad oggi sembra che la squadra stia pagando anche tutto questo. Le partite contro Davos e Friborgo hanno messo sotto gli occhi di tutti due evidenze, ossia di come il Lugano sia crollato dal punto di vista fisico e del ritmo dopo due tempi (o anche meno) e che a reggere il confronto fino in fondo – e ad emergere, anzi – siano stati due giocatori in particolare, Kris Bennett e Marco Zanetti.

Non a caso due giocatori che hanno svolto la maggior parte della loro preparazione estiva (e si parla soprattutto degli allenamenti quotidiani sul ghiaccio) con i Ticino Rockets rispettivamente con gli U20. Sarà un caso? Pare di no.

4. Aiuto reciproco

Luca Gianinazzi non ha la bacchetta magica, logico e semplice. Per il nuovo coach bianconero il lavoro sembra tantissimo e di difficile riuscita a corto termine, ma quello che abbiamo visto nella trasferta di Langnau è che da solo non potrà mai cambiare le cose.

I giocatori per primi devono dimostrare di valere i loro curriculum e di andare incontro alle idee del coach non solo tentando le giocate in maniera scolastica ma mettendoci tutta la voglia e la personalità che hanno. Anche Gianinazzi può sbagliare e succederà di nuovo, ma era questo che si intendeva quando si parlava di responsabilità dalle due parti.

5. Scelte da ponderare

Finora Luca Gianinazzi è stato coadiuvato da Krister Cantoni sulla panchina bianconera ma, con il massimo rispetto per lo “Zio”, su una panchina di National League un coach così giovane ed inesperto a certi livelli deve essere affiancato a qualcuno che abbia una buona esperienza e che sappia fare da cuscinetto.

La scelta dovrà essere fatta in maniera molto puntigliosa e precisa, perché mai si vada a sottovalutare il ruolo di assistente, scegliendo qualcuno di esperienza ma che sappia anche lavorare nell’ombra, capace di fare da secondo ma anche da “seconda opinione” nei momenti difficili senza sormontare il coach. Tutt’altro che semplice.

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