Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
La lunga notte degli attaccanti
Un fine settimana decisamente probante a livello fisico per Lugano e Langnau, con le due compagini che si sono affrontate nella tiratissima sfida di sabato sera dopo aver affrontato rispettivamente ZSC Lions e Berna.
Inutile dire che in partite del genere qualche giocatore deve sempre essere pronto a dare qualcosa in più e, se il Lugano è abituato ad utilizzare i propri difensori stranieri molto a lungo, alla Ilfis anche Jani Lajunen ha dovuto stringere i denti e stare sul ghiaccio per quasi 25 minuti, perdendo nel finale un po’ di lucidità.
Non si è fatto tanti scrupoli invece Heinz Ehlers, che dopo aver schierato DiDomenico e Maxwell per più di 24 minuti a testa nel derby della Postfinance Arena, ha mandato in pista i due nordamericani per 28 minuti contro il Lugano. Servirà un bel massaggio domenicale.
Alla ricerca del pistolero perduto
Che il Lugano faccia un po’ fatica a tramutare in rete le molte occasioni create in questo inizio di stagione ormai è un fatto risaputo. Purtroppo però il difetto si riflette anche su rigori, esercizio con cui il Lugano si è dovuto confrontare due volte quest’anno, alla Bossard Arena di Zugo e alla Ilfis di Langnau.
In entrambi i casi i bianconeri sono usciti sconfitti, ma a far arrabbiare di più la squadra di Kapanen deve essere un dato preciso e impietoso: su dieci rigori tirati in stagione non ne è stato realizzato nemmeno uno.
Finora i rigori sono stati tirati due volte da Fazzini, Klasen e Bürgler e una volta da Loeffel, Bertaggia, Ohtamaa e Zangger. Per alcuni è solo una lotteria, per altri invece sono esercizi di bravura e freddezza sui quali occorre a giusta ragione allenarsi.
Aggrappati con le unghie e con i denti
Fatto salvo per la sconfitta all’esordio contro il Losanna, finita 4-2 per i biancorossi (con l’ultima rete comunque a porta vuota) il Lugano in questa stagione è arrivato nel peggiore dei casi al 60’ indietro di una rete, come contro il Davos.
Nelle altre situazioni i bianconeri hanno sempre tenuto almeno il pareggio alla terza sirena – ovviamente tralasciando le due vittorie da tre punti – ottenendo una vittoria e una sconfitta all’overtime e due sconfitte ai rigori.
Sempre sconfitte sono in questi casi, ma quei punticini messi qua e là diventano di fondamentale importanza in un campionato come quello svizzero, ed essere capaci di non lasciare scappare mai l’avversario è fondamentale per cercare il risultato in qualunque caso.
Chi colpisce per primo colpisce due volte
Solamente in un’occasione il Lugano non ha aperto le marcature in queste sue prime otto partite di campionato, ossia nella sfida casalinga contro gli ZSC Lions.
In tutte le altre partite i bianconeri avevano dato il via alle danze, uscendo a mani vuote contro Losanna e Davos, capaci di rimontare due e rispettivamente una rete ai bianconeri per batterli alla terza sirena. Negli altri casi il Lugano è sempre andato a punti segnando la prima rete e anche se sono arrivate delle sconfitte ai rigori o all’overtime è sempre riuscito a raccogliere punti. Meglio portarsi avanti con il lavoro, che il fieno in cascina non è mai abbastanza.
The Fox and the Hound
Linus Klasen e Ryan Spooner finora sono stati gli unici stranieri del Lugano a subire la tribuna, con lo svedese ad assistere alle prime due partite di campionato e il canadese sul ghiaccio, poi Kapanen ha optato per il cambio, lasciando fuori il numero 51 a favore di Klasen.
Una “rivalità” interna che è sintomo di concorrenza e magari qualcuno potrebbe vedere il rapporto tra i due giocatori come conflittuale vista la situazione. Invece niente di tutto ciò, Linus Klasen e Ryan Spooner si vedono spesso chiacchierare sul ghiaccio durante gli allenamenti e se li si vanno a seguire sui vari social network – le rispettive compagne soprattutto – si noterà come anche fuori dal contesto dell’hockey abbiano trovato subito grande affiatamento. Insomma, un po’ “nemiciamici”…