Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
1. Tutto in famiglia
Scelto da Luca Gianinazzi per affiancarlo come assistente in panchina a Lugano, Matti Alatalo ha trovato suo figlio Santeri in squadra, e la cosa ha fatto dubitare qualcuno. È conveniente avere in squadra un allenatore e un giocatore legati da rapporto padre-figlio?
Siamo tutti sicuri della professionalità di entrambi, Matti è un coach con alle spalle trent’anni di esperienza sulle panchine e Santeri è ormai un giocatore di 32 anni, non più un giovanotto alle prime armi.
Inoltre di esempi simili se ne potrebbero tirare fuori diversi, da Felix Hollenstein head coach del figlio Denis a Kloten, i tanti casi di allenatori di nazionale che hanno selezionato i propri figli (i Kopitar, Forsberg, Hossa, Ehlers, Bozon), arrivando anche al rapporto General Manager-Rookie tra Darryl Sutter e suo figlio Brett ai tempi dei Flames, o in tempi recenti a Dave e Adam Lowry, con il primo per una stagione head coach (promosso da assistente) dei Winnipeg Jets in cui giocava il figlio Adam, senza dimenticare Ulf Dahlèn in panchina al Timra in Svezia con il figlio Jonathan sul ghiaccio. E chissà quanti altri.
2. Una scimmia che balla…
Quanto può far bene giocare con la testa libera, le spalle più leggere e una fiducia improvvisamente ritrovata. Mark Arcobello dopo la prima rete stagionale valsa il provvisorio 2-2 si è improvvisamente trasformato in un altro giocatore.
In totale il capitano bianconero ha segnato due reti e servito altrettanti bellissimi assist per l’altra doppietta di Granlund, trascinando il Lugano alla vittoria contro il Rapperswil. Negli spogliatoi al termine dell’incontro Arcobello lo ha confermato, “I got the monkey off my back”, modo di dire di essersi tolto finalmente un grosso peso. E quella scimmia poi l’ha fatta danzare parecchio.
3. …e una ancora aggrappata
Un po’ come Mark Arcobello, anche Luca Fazzini sta faticando a trovare la via della rete in questa prima parte di campionato, e sempre come per il suo capitano anche per il numero 17 è questione di insistenza per riuscire a smuovere finalmente le cose.
Fazzini infatti non ha cambiato il suo modo di tirare o di interpretare il suo ruolo, come dimostrato anche da alcuni numeri. La scorsa stagione aveva terminato la regular season con 3,48 tiri a partita di cui 1,21 dallo slot, con uno spettro delle posizioni di tiro che formava un trapezio dalla linea blu alla porta.
Stesse posizioni di tiro anche in questa stagione, con i medesimi tentativi a partita (3,43) ma anche di più dallo slot (1,71), la differenza la fa invece la riuscita, passata dal 9,4% al 4,17% attuale. Occorre solo continuare, prima o poi se ne andrà anche quella scimmia.
4. Sulle orme di papà
Martedì scorso contro lo Zugo qualcuno tra le fila del Lugano ha potuto festeggiare la prima, meritatissima, rete in National League. È stato Yves Stoffel uno dei più felici in quella vittoria – primo successo per Luca Gianinazzi oltretutto – che con il suo gol ha finalmente iscritto il suo nome sui marcatori dopo 68 partite nella massima serie a 21 anni e 8 mesi.
Un percorso che somiglia a quello di suo padre Ivo (che comunque era difensore) andato in rete per la prima volta nella allora NLA nel 1992 all’età di 21 anni e 9 mesi dopo 41 partite di campionato giocate con il Coira. Chissà quanta emozione anche negli occhi di papà.
5. Qui Kaski male
Da quando è diventato professionista, Oliwer Kaski ha sempre mantenuto una media punti molto alta per un difensore, ergendosi a uno dei più produttivi su suolo europeo. Si inizia con i 23 punti nella prima stagione piena all’HIFK, i 54 della stagione seguente, 25 in AHL tra Grand Rapids e Charlotte, 44 e 34 nelle due stagioni in KHL all’Avangard Omsk.
In questa sua prima stagione in Svizzera, il 27enne è ancora incredibilmente fermo al palo dopo 13 incontri, l’unico tra i difensori titolari a non aver ancora contabilizzato un solo punto, lui che doveva essere il bombardiere principale. Ed evitiamo anche il discorso sulla solidità difensiva.