Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
Il sereno tra le nuvole
Il momento del Lugano è difficile, tre sconfitte consecutive, una sola vittoria in sei partite, infortuni per Riva, Heed, Wolf e Bertaggia e lo scarso rendimento di alcuni trascinatori.
In tutto questo però la squadra bianconera ha trovato tre sorrisi, grazie agli esordi convincenti e alle buone premesse portate in squadra da Ugazzi, Villa e Fatton, i quali hanno sfruttato le loro occasioni. Forse è pure il momento di avere coraggio ed evitare che siano solo rare occasioni, perché la competizione e la concorrenza costruiscono le grandi squadre, ciò che il Lugano vuole tornare ad essere.
Niente assi nelle maniche
Quattro su cinque potevano bastare per il Davos, che domenica ha trovato la prima vittoria stagionale contro il Lugano. I bianconeri al tavolo da poker hanno cominciato a perdere mani e contro la squadra di Wohlwend hanno dovuto lasciare la partita senza regalare il quinto dispiacere ai gialloblù. In fondo nei mazzi di carte gli assi sono solo quattro, trovarne un quinto sarebbe stata una mossa da bari…
Una poltrona per due?
Nel Lugano del futuro si fa decisamente interessante il reparto dei portieri, che venerdì ha visto l’esordio anche di Thibault Fatton, capace di dare una grande impressione nel terzo tempo contro lo Zugo. Con Zurkirchen in scadenza al termine di questa stagione, Schlegel che ormai è il titolare dei bianconeri, dalle retrovie spingono Fadani e il citato portiere della Nazionale U20, con i due giovani che si giocheranno verosimilmente il posto di back-up alle spalle dello zurighese.
Ad oggi appare infatti difficile che Zurkirchen possa vedere rinnovato il suo contratto, sia alla luce delle capacità dei due citati che ad una auspicabile filosofia più coraggiosa nei confronti dei giovani talenti, oltre a un certo risparmio sul monte ingaggi che male non fa di questi tempi. In ogni caso il futuro della porta bianconera sembra ben instradato.
Chi ben comincia… Com’era?
In un gioco come l’hockey l’approccio è fondamentale. Non c’è tempo per lo studio, le tattiche vanno fatte in corsa e se l’avversario è più deciso di te allora iniziano subito le magagne. Nelle due sconfitte casalinghe contro Zugo e Davos i bianconeri sono stati capaci di piazzare due partenze false che la dicono lunga sull’attitudine messa in pista dal primo ingaggio.
Passino la fatica e le assenze, ma nei due primi tempi contro gli ultimi due avversari la squadra di Pelletier ne è uscita con un complessivo 0-6 (0-7 se si tiene conto della partita di Zurigo, ma si è sviluppata in maniera diversa). Ovvio che poi mancano le forze se gli inizi di partita vengono compromessi in quella maniera.
Polveri bagnate, anzi, annegate
È pur vero che il reparto difensivo del Lugano è uno tra i più performanti (potenzialmente) in quanto a produzione di reti e difatti tra Heed, Wolf, Wellinger, Chiesa, Loeffel e Riva sono 14 i gol arrivati dalle retrovie.
Questo numero però va anche a mettere in risalto le difficoltà degli attaccanti bianconeri, con simbolicamente Arcobello a secco da 15 partite, e difatti quello che doveva essere uno degli attacchi migliori del campionato (preso come reparto a sé stante) al momento è il peggiore, con solo il 76% delle reti prodotte sul totale. E per una squadra che arriva a malapena a 2,7 gol a partita – con certi nomi in squadra – è sinonimo di un problema che va affrontato con la massima attenzione.