Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
1. Vi ricordate di me?
C’è da dire che sì, in molti se lo sono ricordato Henrik Haapala, al momento della sua firma con il Ginevra poche settimane fa. Il finlandese aveva giocato poco più di venti partite con la maglia bianconera nella stagione 2018/19, nel Lugano che stava per chiudere il ciclo di Greg Ireland.
Non aveva nemmeno fatto malissimo in quella squadra, con 20 punti in 24 partite, risultando pure il miglior marcatore in quei cortissimi quarti di finale persi contro lo Zugo. Anche allora come oggi, Haapala era reduce da alcuni problemi di salute che ne hanno minato la sua regolarità di stagione in stagione, ma la doppietta messa a segno alla Cornèr Arena ha ricordato a molti che in fondo quel ragazzo dal grande potenziale in età giovanile non era in fondo così male, soprattutto vedendo il rendimento di chi sta faticando in casa bianconera.
2. Scimmie sulle spalle e bucce di banana
Nella sfida contro il Ginevra si sono sbloccati finalmente Marco Müller e Arttu Ruotsalainen, e entrambi hanno sottolineato come si siano tolti un gran peso andando finalmente a segno.
Müller in particolare ha fatto il classico segno di aver scacciato la famosa scimmia, e questo dava speranza ai tifosi bianconeri che le cose potessero finalmente cominciare a girare un po’ meglio, perlomeno anche a livello di individualità. Invece quella scimmia scacciata di fretta deve aver giocato un brutto scherzo, piazzando diverse bucce di banana sulla pista di Davos, dove il Lugano è caduto con ingenuità e tornando nelle sue grandi preoccupazioni.
3. Mondi diversi
Nel preseason aveva fatto sognare i tifosi, una prima bella rete a Zugo ha illuso che avesse preso le misure del campionato, ma ad oggi Michael Joly risulta uno degli “oggetti misteriosi” della squadra bianconera.
Il fatto è che aldilà del preseason, di anno in anno la differenza di livello tra la National League e la Liiga aumenta a dismisura e risulta sempre difficile prevedere quale impatto potrà avere un giocatore proveniente dal campionato finnico. Emblematico che a fare così fatica non ci sia soltanto Joly, ma anche Niko Ojamäki del Kloten, giocatore che arrivava con la nomea di scorer implacabile e continuo dopo aver vinto tutto con la maglia del Tappara. Tornando al numero 88 del Lugano è evidente che le qualità tecniche ci sono, resta da imparare che in Svizzera certi spazi non esistono proprio.
4. Imporre (La)Leggia
Il Lugano sta mettendo in prova il difensore svedese-kazako Viktor Svedberg, colosso da oltre due metri e più di un quintale di peso. Un giocatore agli opposti rispetto a Joey LaLeggia, leggero (fin troppo) ed offensivo prima che di contenimento, e il canadese oltretutto in questo momento sta veramente facendo fatica ad imporsi, con una fase difensiva bianconera in netta difficoltà.
Chissà, forse il Lugano starà pensando di ingaggiare Svedberg con l’obiettivo di dare un po’ di protezione in più ai propri portieri, e sperando che magari proprio LaLeggia si senta un po’ più alleggerito (in senso metaforico stavolta) con un altro straniero nel reparto per cominciare finalmente a dettare i suoi ritmi al gioco. Certo è che con Mirco Müller sempre al suo fianco e forse uno Svedberg in più i guardaspalle a questo punto non mancherebbero.
5. Ci è o ci fa?
A volte le sensazioni da fuori sono confermate anche dalla realtà dei numeri, altre volte rimangono solo impressioni. Ad esempio su Luca Fazzini si sentono spesso le lamentele dei tifosi per i molti tiri scagliati fuori dallo specchio della porta. Ed in effetti questa impressione è corroborata dalle statistiche, che dicono di Fazzini come il secondo attaccante della lega (il primo è Colton Sceviour, ma ha giocato una sola partita) per tiri fuori dallo specchio a partita, per l’esattezza 1.64.
La scorsa stagione Fazzini aveva concluso con 0.81 tiri fuori dalla porta, e 2.88 nello specchio, cifra questa perfettamente in linea con il 2.73 di questo inizio autunno. Però, e questo può risultare strano, per ora è migliorata la sua riuscita, con il 13,3% al tiro contro il 7,6% dell’anno scorso.
Quindi questo cosa significa? Significa che il numero 17 tira molto di più e con più precisione della scorsa stagione, l’impressione di una minor riuscita nasce invece per il fatto che spesso concentra molti dei suoi tentativi sbagliati in un lasso di tempo molto breve, per esempio in un power play che rispetto a quello disastroso di un anno fa gli permette molte più conclusioni, trovando magari il gol solo dopo diverso tempo dall’ultima occasione avuta. Ah, i numeri.