Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
Politiche estere
A Lugano c’è un problema di passaporto. Nulla a che vedere con l’immigrazione, bensì con il fatto che gli stranieri bianconeri sono i più deficitari del campionato.
Basti pensare che i sei giocatori d’importazione schierati dal Lugano finora hanno messo a segno la miseria di 6 reti tutti assieme, la metà di un Pius Suter da solo, tanti quanti un difensore, Maxim Noreau, uno in meno di Ramon Untersander, altro difensore.
Finito con gli esempi impietosi? In verità no, ma finiremmo con lo sparare cannonate sulle tende della Croce Rossa e allora aspettiamo che sia qualcun altro a cercare di cambiare le cose.
Qualcuno è sulla buona strada
Dominic Lammer, a segno con il provvisorio 2-1 nel primo tempo della sfida di Zurigo, ha già superato un primo paletto. Con la quarta rete stagionale ha già fatto meglio dell’intera stagione scorsa, quando non riuscì a segnare che solo tre gol.
Un altro giocatore ritornato su binari più stabili è anche Alessio Bertaggia, a quota sei gol, uno in meno del totale dell’annata scorsa. Pure Luca Fazzini, nonostante gli alti e bassi si trova nonostante tutto a soli tre gol dall’ultimo totale. E allora tutti questi problemi nel segnare da parte dei bianconeri da dove vengono? Una delle risposte – magari la principale – potrebbe stare nello spunto numero 1…
“Chi è il prossimo?”
Presente a Lugano già da qualche settimana, Saul Miller è a disposizione della squadra bianconera con le sue capacità di psicologo dello sport. A ben guardare il lavoro in cui si è chinato l’esperto mental coach potrebbe essere uno dei più difficili, almeno visto lo stato mentale di acuni giocatori del Lugano.
Da un Loeffel assolutamente improponibile, a un Suri il cui ambientamento ormai sta raggiungendo tempi perlomeno lunghi e preoccupanti, i casi per Miller non sembrano di facile lettura, considerata l’involuzione pesantissima dei due esempi di cui sopra. Bene Dottor Miller, si scelga una poltrona ben comoda..
A volte bisogna osare
La filosofia del giocare a quattro blocchi in ogni situazione è sicuramente la base per poter gestire le forze lungo un campionato difficile come quello svizzero. A volte però non è proibito osare qualcosa in più quando lo sforzo non produce risultati e l’avversario sembra vicino al cedere.
Lo sa bene Heinz Ehlers che dall’alto della sua esperienza non ci ha pensato due volte a far girare solo il suo top six per qualche cambio nel secondo tempo di sabato sera.
Il Lugano era in difficoltà e non riusciva a liberare il terzo con la panchina lontana, il coach dei Tigers lo ha notato e non ha avuto pietà. Risultato? Il gol del pareggio del Langnau, e il resto della storia la sapete…
Primi veri esami
A essere onesti Sami Kapanen va considerato ancora un apprendista della professione di head coach di una squadra professionistica. I suoi primi due anni al KalPa sono stati infatti quelli di avviamento tra l’altro in una squadra di sua proprietà.
Ciò non significa che finora il finnico abbia preso il suo mestiere alla leggera, anzi, la dedizione al lavoro e le ambizioni non gli mancano, retaggio di una carriera straordinaria da giocatore. Ora però l’apprendista Sami si trova nel suo primo vero momento di pressione della carriera, in una squadra diversa di cui non è proprietario, in un campionato diverso e con ambizioni diverse, ma soprattutto con giocatori non scelti da lui e che al 90% non conosceva fino a pochi mesi fa.
Sarà interessante capire come vorrà uscire da questa situazione e quale sostegno riceverà dall’ambiente, ma soprattutto se cambierà qualche sua convinzione.