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5 spunti da Lugano: l’intoccabile e il kraken, last man standing, parole e chiusura invernale

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Last Man Standing

È piuttosto frustrante quello che sta capitando a livello di effettivi in quel di Lugano, a ogni partita qualcuno deve accomodarsi in infermeria. Gli ultimi due casi sono quelli di Canonica e Alatalo, i quali non hanno terminato la partita contro il Losanna.

Il centro della quarta linea e quello che attualmente è il miglior difensore svizzero della squadra – dei quali non sappiamo ancora le condizioni – vanno ad aggiungersi al capitano e primo centro dei bianconeri, al secondo centro, al difensore straniero e a uno dei portieri titolari, una serie chirurgica per i ruoli fondamentali della rosa.

E dire che anche Arcobello era uscito malconcio dalla trasferta di Davos ed era in dubbio per sabato sera, in quel caso sarebbe stato un altro colpo “perfetto” della sfortuna bianconera. Gli ultimi rimasti stiano allerta, l’allocco è un franco tiratore quest’anno.

2. L’intoccabile

La sua linea è quella che ha avuto il rendimento migliore per la maggior parte del tempo finora, l’accoppiamento a Fazzini ormai è cementificato, ma l’importanza di Mark Arcobello va oltre le azioni giocate e i punti messi a segno con una certa regolarità.

Lo statunitense è infatti al momento il miglior giocatore della lega per ingaggi vinti (davanti c’è solo chi ne ha effettuati da 1 a 39, lui ne ha conteggiati 264) con una percentuale di riuscita del 59,1%. L’ex capitano bianconero è particolarmente efficace negli ingaggi in zona difensiva dove raggiunge addirittura il 61,3% di successo, e tutti sappiamo quanto sia fondamentale ripartire con un ingaggio vinto nella propria zona.

Provate a toglierlo dal suo posto se ne siete capaci.

3. Rilasciate il kraken!

(Wikimedia Commons)

L’ingaggio dell’ex Seattle, Justin Schultz da parte del Lugano ha sorpreso qualcuno, non tanto per l’arrivo di uno straniero – che era atteso, viste le assenze – ma per il ruolo di difensore offensivo. È già un ricredersi sull’ingaggio di Calle Dahlström? È un errore strategico?

Qualcuno ha avanzato queste ipotesi ma, al netto di un mercato che di attaccanti di livello non offre certo molto, come confermato anche da Luca Gianinazzi quella di Schultz è più di ogni cosa una grande occasione per avere in rosa un giocatore di altissimo livello ed esperienza aldilà del ruolo.

Visti però alcuni pessimi affari a stagione in corso del passato (ma con giocatori di certo non del calibro dell’ex NHL) ci sono anche domande legittime sullo stato di forma e sulla motivazione che lo porta in Svizzera. Vi è però da dire il 34enne che è stato un giocatore che ha guidato la prima unità di powerplay dei Penguins a due Stanley Cup e che a detta di molti addetti ai lavori era il miglior difensore free agent in circolazione con il potenziale per reggere anche una seconda coppia di difesa in squadre di media classifica di NHL, famoso anche per la sua professionalità e l’etica del lavoro.

Con queste premesse il Lugano si augura che possa mettere i suoi tentacoli sulle navi avversarie.

4. Chiusura invernale

A Sierre, in Vallese c’è un giocatore in prestito a cui il Lugano ha sottoposto un primo contratto da professionista. Il giocatore in questione è Roberts Cjunskis, il quale nella squadra allenata da Mario Pouliot non trova molto spazio, con nemmeno sei minuti di ghiaccio a partita nel quarto blocco.

Vista la sua situazione – certo, sei minuti con “continuità” sono meglio della U20 (forse) o della tribuna – e quella degli infortuni a Lugano, con alcuni giovani in decisa difficoltà nell’allungare la coperta sia in quantità che in qualità, ci chiediamo se il lettone non possa proprio avere la sua possibilità, quella che invece ha avuto subito anche chi è arrivato in prestito da fuori.

In fondo il passo della Novena non è ancora chiuso per l’inverno.

5. Parole di coach

La sconfitta contro il Losanna ha lasciato l’amaro in bocca per come è avvenuta, con una reazione bianconera insufficiente a fare risultato. La prestazione a tratti buona dei bianconeri però non deve essere il punto centrale della questione, perché questa non deve ingannare sul fatto che la squadra di Gianinazzi deve ancora lavorare per uscire da una difficile situazione, soprattutto sul piano mentale.

Sull’argomento molti allenatori di hockey e non hanno dato nel tempo le loro opinioni, come lo storico coach dei Chicago Bulls, Phil Jackson, il quale affermava che le squadre vincenti si costruiscono nello spogliatoio al termine di una sconfitta.

Da parte sua Scotty Bowman – ripreso poi come filosofia anche da Chris McSorley – voleva insegnare ai suoi giocatori a odiare le sconfitte perché “amare le vittorie è troppo facile”, mentre Arno Del Curto, uno che non esultava nemmeno a campionati vinti, affermava che la vittoria è il semplice scopo finale del lavoro di allenatore sportivo.

Per uscire da certe situazioni ci vuole la mentalità giusta, e come diceva un allenatore di calcio suo malgrado “amato” dai tifosi svizzeri: “Uomini forti, destini forti. Uomini deboli, destini deboli. Non c’è altra strada”.

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