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5 spunti da Lugano: Hockey Corral, disparità, la Canonica, il guerriero, ricordi di gioventù

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Sfida all’Hockey Corral

(PostFinance/KEYSTONE/Christian Merz)

Quella andata in scena domenica pomeriggio a Rapperswil non è stata solamente una sfida tra i padroni di casa e il Lugano, ma ha visto uno scontro individuale che si è protratto fino all’appendice dei rigori.

Luca Fazzini e Melvin Nyffeler si sono sfidati per tutta la partita come due pistoleri di frontiera nel selvaggio West, e ad uscirne vincitore è stato il portiere dei sangallesi. Certo, Nyffeler è stato salvato in un paio di occasioni dai ferri della sua porta, ma alla fine il duello in una inedita Tombstone ha visto prevalere lo sceriffo di casa, capace di fermare il cowboy ticinese anche faccia a faccia in una delle specialità proprio del numero 17 bianconero.

Alla prossima sfida.

2. Disparità o incompetenza?

Il Lugano ha incassato la squalifica di due giornate inflitte a Dario Simion per la discussa penalità di partita ricevuta contro lo Zugo tenendo un profilo basso. Tomas Mitell invece ha elegantemente e sarcasticamente contestato l’operato arbitrale visto nelle sfide contro Friborgo e Ambrì Piotta, mentre ora c’è curiosità nel capire se verrà aperta una procedura contro Philippe Maillet.

Il nuovo attaccante del Rapperswil è stato graziato dagli arbitri per il suo intervento a disco lontano su Ramon Tanner, colpito alla testa con il bastone tenuto a due mani ed è l’ennesimo caso che nelle ultime giornate fa parlare l’ambiente bianconero. Disparità di trattamento? Malafede? Impossibile voler pensare a questo, ma anche scegliendo l’incompetenza e l’incapacità decisionale la cosa non è che si faccia meno grave.

3. La Canonica al centro del villaggio

Fu Sami Kapanen a fare esordire Lorenzo Canonica tra i professionisti, il 2 novembre 2019 a Les Vernets contro il Ginevra. L’allora 16enne si fece subito riconoscere per un paio di numeri coraggiosi tipici di un ragazzo che si stava godendo al massimo quel momento e si capì che il futuro era dalla sua parte.

Oggi, alla terza stagione da professionista con la maglia bianconera dopo altrettante annate in QMJHL, il numero 14 del Lugano è uno dei punti fermi della squadra di Tomas Mitell, capace di esprimere un potenziale che ha ancora ampi margini di miglioramento ma che ne fa già un giocatore di assoluto livello.

Alcuni tra i suoi gol e le giocate con il disco riportano a quell’esordio tra i grandi quando piazzò alcuni “trick” coraggiosi ma che ne delineavano già la personalità. Oggi “Lollo” è un patrimonio del Lugano, domani dovrà esserne uno dei leader.

4. Einar, il guerriero

Nelle sue origini norrene, il nome Einar significa “guerriero solitario” o anche “guerriero formidabile”. Queste caratteristiche Einar Emanuelsson ha dimostrato di portarsele con se per tutta la carriera in patria, tanto da diventare un idolo dei tifosi del Lulela, suo club storico con il quale è diventato campione di Svezia la scorsa stagione.

In Svizzera il giocatore era pressoché sconosciuto, non essendo mai stato uno scorer o una star, invece dal suo arrivo a Lugano e con il gol all’esordio nel derby, l’attaccante si è portato dietro un seguito su social network e pagine sportive svedesi che nemmeno Linus Omark aveva smosso, con video, interviste e impressioni passati frequentemente sui diversi canali nordici.

Il segreto di tanto seguito e affetto dai suoi ex tifosi e dell’interesse subito suscitato in Tomas Mitell – che lo aveva affrontato in finale con il Färjestad – sta probabilmente nel significato del suo nome.

5. Ricordi di gioventù

(Photobrusca & Luckyvideo)

È sempre stato un giocatore a cui piace usare il fisico, in NHL non si è mai tirato indietro nemmeno negli scontri con giocatori molto duri come Nikita Zadorov o Milan Lucic, e durante il periodo nelle giovanili o nel Lev Praga nei primi anni da professionista non ha mai disdegnato di togliersi i guantoni.

Jiri Sekac ha cambiato il derby con l’intermezzo pugilistico in pieno stile nordamericano contro Zaccheo Dotti, e quello scontro vinto dal bianconero ha alzato le emozioni dei padroni di casa, nonostante da lì in poi Mitell abbia dovuto rinunciare al ceco. A volte per smuovere le acque ci vuole il colpo di testa, un rischio che di sicuro ha riportato Sekac ai bei tempi di gioventù.

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