Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
Manca il fuoco dalle trincee
Il sistema di gioco di Serge Pelletier prevede che i difensori partecipino alla manovra offensiva e fungano da appoggio con dischi scagliati dalla distanza appena possibile, insomma la buona vecchia base del “dischi sul portiere e traffico nello slot”.
In questo esercizio i bianconeri sono tra i migliori con più di 36 tiri a partita, ma d’altra parte stanno a mancare i tiri da posizioni più ravvicinate, con soli 13 tentativi a partita dallo slot. In questo spazio dei miglioramenti si sono già visti a Davos, con Robert Mayer bombardato da ogni posizione per sfruttarne i tanti rebound, in quel caso la concretezza al tiro ne ha subito giovato, con appoggi più “tattici” e posizioni migliori nelle zone calde. Meno ricami e più tiri, che qualcosa succede sempre.
Vitamina B
Dopo la sconfitta in quel di Rapperswil il Lugano aveva un compito sostanziale: digerire il più in fretta possibile quella brutta prestazione e tornare ad essere efficiente al più presto. Come aiutare l’organismo bianconero? Con una bella e salutare assunzione di vitamina B in tre dosi.
Le tre pastigliette firmate Bertaggia, Bürgler e Boedker hanno sortito subito l’effetto sperato già nella serata di Davos all’orario di cena, e la squadra è uscita dal ghiaccio sazia ma alleggerita.
Oltre le apparenze
In molti da Mikkel Boedker si aspettavano un contributo in termini di reti e assist molto più tangibile, con l’attesa accresciuta dai vari video sulle reti segnate in NHL dal danese, sentendosi oggi un po’ delusi. La verità, forse, è che oggi Boedker è un giocatore diverso da quello che vestiva le maglie di Coyotes e Sharks e il suo lavoro sul ghiaccio è diverso ma anche molto più profondo di quello che ci si aspetta.
Le giocate spettacolari di Arcobello non possono avvenire senza la legna tagliata dal numero 89, bravissimo nel portarsi sempre via dalle zone di competenza dell’americano uno o due difensori alla volta, spesso con dei velocissimi switch dietro alla porta in mezzo al traffico con il disco sempre sul bastone.
È vero che in quanto ad occasioni avrebbe potuto fare di più, ma osservandolo a lungo cambio per cambio si vede un lavoro incessante a liberare corridoi, a far saltare le marcature e a far salire la squadra mettendo il disco in cassaforte appena passata la blu. Un lavoro sporco che qualcuno deve pur fare.
La solidità, prima di tutto
Non è un caso, osservando il Lugano di questa stagione, che i bianconeri abbiano perso quelle partite dove tra le due squadre si sono segnate più reti che nelle altre. Logico, direte voi, ma nel contesto della squadra di Pelletier la costante sta nella solidità e nella concretezza, ossia che le vittorie arrivano quando i bianconeri tengono sotto scacco l’attacco avversario.
Solo in pochi casi infatti Arcobello e compagni hanno perso punti in sfide finite con meno di quattro reti in totale, riuscendo a strappare la posta piena diverse volte con sole tre reti segnate (escluse quelle a porta vuota). Se l’attacco ha infatti margini di miglioramento, la difesa dei bianconeri rimane il vero punto di forza e la migliore arma per mantenersi a certi livelli.
Il limbo di Fadani
Una situazione alquanto strana quella che sta vivendo Davide Fadani, al momento a Lugano per sostituire Sandro Zurkirchen. Nel corso della sua permanenza tra le fila bianconere finora ha giocato solo 26 minuti contro lo Zugo, uscendone comunque con un bel 93,3% di parate.
Per il resto Pelletier lo ha fatto capire, Schlegel è il titolare e a meno di improvvisi scossoni non lascerà il posto ad altri. Il problema è che Fadani è stato tolto anche dai Rockets che si sono già visti privare pure di Fatton (Mondiale U20) e Östlund, impegnato a sostituire Conz ad Ambrì, con il portiere italiano richiamato solo il 29 dicembre per giocare a La Chaux-des-Fonds dopo un mese e mezzo di panca a Lugano.
Non c’è assolutamente alcuna fretta impellente, ma siamo sicuri che un portiere talentuoso come il 19enne non meritasse più spazio di una mezzora scarsa di gioco in un mese e mezzo?