Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
1. Aria fritta
Non si sa quanto credano a certe frasi fatte giocatori o allenatori pronunciate di fronte ai microfoni dopo sconfitte in serie o in generale nei momenti difficili. Forse sono solo di facciata, magari sono vere, ma alla fine diventano anche ripetitive e scontate, quasi come le sconfitte del Lugano in quel di Langnau.
E allora se dovesse capitarvi di passare da quelle parti vi conviene consolarvi con le patatine fritte in vendita alla Ilfis, tra le migliori della Svizzera, qualcosa che nonostante tutto ha ancora parecchia sostanza.
2. Salvate il soldato Luca
I tifosi bianconeri sono passionali e parecchio drastici nelle loro opinioni, raramente si “innamorano” del nome, spesso invece sanno tranciare rapporti e ricordi con chi non è più gradito. In questo momento di difficoltà però se c’è qualcuno che sembra fare l’unanimità (o poco ci manca) tra i tifosi e soprattutto tra quella frangia più “esperta” – intesa come zoccolo duro – è proprio Luca Gianinazzi, una persona assolutamente da salvare qualunque cosa possa accadere dalle parti della Cornèr Arena.
Perché anche in tante mosse ritenute sbagliate qualcosa di buono possono pure averlo fatto scegliendo di puntare sul giovane coach che, con la sua intelligenza, maturità e saggezza ha conquistato lo scarno pubblico della Cornèr Arena, consapevole comunque che il percorso che lo attende per arrivare ai successi sperati rimane lungo e difficile.
3. Anima fragile
Molte delle critiche del momento verso il Lugano colpiscono in modo mirato il capitano Mark Arcobello. Il numero 36 oltre alle cifre misere messe in carniere non dà l’impressione di incarnare il leader che il Lugano necessita in questo momento.
Aldilà dell’americano sembra che comunque la squadra bianconera sia priva di una vera anima caratteriale, di quelle che scuotono spogliatoi e panchine (a volte pure i bus sulla tratta di ritorno dalle trasferte), e qualcuno evoca le figure di nuovi Lapierre o Chiesa, gli ultimi leader duri del Lugano. Chissà che già il prossimo rientro di Walker non possa aiutare in tal senso, ma la risposta dovrà arrivare soprattutto dal gruppo e da chi porta i gradi sul petto, senza aspettare qualcuno che dia la sveglia.
4. Lui comunque c’è
Poco utilizzato ad inizio stagione, con l’arrivo di Gianinazzi in panchina ha subito avuto un ruolo fondamentale. Troy Josephs ormai è un pilastro del bottom six bianconero, e da quando ha assunto quella posizione ha immediatamente alzato il suo rendimento.
Dal 1 novembre ad oggi il canadese ha messo assieme 14 punti in 16 partite, di cui 9 giocando nel quarto blocco e quattro nel terzo (più uno in un’apparizione in seconda linea), con un bilancio complessivo di +1 affrontando sempre i primi blocchi avversari. Tra tanti dubbi una certezza deve pur esserci.
5. Equilibri precari
Uno dei punti dolenti del Lugano prima di Natale era rappresentato dal power play, tra i peggiori della lega che aveva toccato anche un minimo del 9,54% di riuscita a fine novembre. Oggi questo esercizio è migliorato, con il 17,92%, e anche se non si assesta ancora nella media del campionato al 21,05% è evidente che qualche passo avanti importante sia stato fatto.
Al contrario invece del box play, imbattuto per diverse partite di seguito in autunno toccando l’84,8% è sceso oggi al 77,8%, con una fragilità che è stata ben visibile sul ghiaccio nelle ultime partite. Anche se poi i bianconeri sono i migliori del campionato per reti segnate in shorthand (6), qualche equilibrio occorre pur trovarlo.