Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
1. Coppie d’oro
Con 22 punti a testa, Daniel Carr e Calvin Thürkauf guidano la classifica dei marcatori di National League e si sono imposti – con l’aiuto di Michael Joly – come la coppia di attaccanti più dominante del campionato, come il Lugano non vedeva da tempo.
Gli ultimi a formare una coppia così forte e complementare per punti in maglia bianconera sono stati gli svedesi Linus Klasen e Fredrik Pettersson (49 e 48 punti nel 15/16 e 55 rispettivamente 69 nel 14/15, primi due marcatori finali della regular season) mentre nella stagione 2009/10 furono Randy Robitaille e Hnat Domenichelli (primo e terzo marcatore di regular season con 127 punti in due) con al fianco pure Jeff Hamilton (12esimo).
Andiamo ancora più indietro? Allora troviamo Glen Metropolit e Ville Peltonen nel titolo del 2006, e ancora Peltonen e Mike Maneluk nel 2004. E ci fermiamo qui…
2. Spettacolo e sostanza
Ci ha messo qualche partita a prendere le misure del campionato, ma da qualche settimana Michael Joly è diventato una colonna portante del Lugano e uno degli uomini più decisivi, nonché fonte di spettacolo con le sue giocate che hanno saputo strappare più di un applauso al pubblico.
Delle sei reti segnate ben tre infatti si sono rivelate dei game winning goal e finora solo Chris Baltisberger (4 gwg su 5 reti!), Miro Aaltonen e Tomas Jurco (3 gwg su 5 gol entrambi) hanno saputo fare meglio in termini numerici, ma il numero 88 bianconero i tre gol decisivi li ha piazzati nel tempo di quattro partite in dieci giorni.
Questo forse è più difficile da battere.
3. Elogio alla gioventù
Per quanto un giovane giocatore possa essere dotato di talento, a fare la differenza sarà sempre e solo l’attitudine con cui si presenta ai compagni e va sul ghiaccio in allenamento e partita.
Se qualche settimana fa Mark Arcobello e Luca Fazzini avevano speso bellissime parole per sottolineare l’attitudine positiva di Roberts Cjunskis, stavolta sono stati Julian Walker e Joey LaLeggia a complimentarsi mezzo stampa per il comportamento e la voglia di imparare di qualcuno, nella fattispecie si parlava di Leandro Hausheer.
Bravi questi giovani a cogliere la loro opportunità, ma bravi anche compagni e staff tecnico a mettersi a disposizione e a creare l’ambiente giusto perché questi ragazzi possano dimostrare il loro valore. Si vede che qualcosa alla Cornèr Arena è veramente cambiato.
4. Onestà prima di tutto
Non è un periodo facile per Arttu Ruotsalainen, le reti faticano ad arrivare e fino ad ora sono solo due i dischi messi in fondo al sacco dal finlandese, di cui uno a porta vuota.
L’ex Kloten avrebbe potuto fregiarsi del gol in quel di Zurigo per l’1-2 decisivo, tanto era difficile capire se avesse o no toccato quel disco e inizialmente sembrava fosse stato proprio un suo tocco a mandare il puck alle spalle di Hrubec.
Ruotsalainen invece è corso da Walker e lo ha indicato, attribuendo subito il merito al numero 91, anche lui convinto di aver semplicemente messo a disposizione l’assist. I tifosi bianconeri sperano che presto anche il finlandese possa venire sempre più indicato dai compagni come autore di molte reti.
5. Si torna a scuola
Non è sempre facile per i giocatori svizzero-tedeschi decidere di trasferirsi in Ticino, la barriera linguistica rappresenta sempre un ostacolo che non tutti vogliono superare e proprio per questo si capisce a volte quanto alcuni di loro invece si sforzino per ambientarsi al meglio alla realtà.
Nelle ultime settimane abbiamo infatti sentito Niklas Schlegel e Mirco Müller esprimersi in italiano (il portiere in particolare ha stupito per la fluidità) e questo la dice lunga su quanto si siano calati nella realtà luganese.
Ora il prossimo passo sarà imparare il dialetto, e forse il direttore sportivo Hnat Domenichelli potrà dargli una mano, lui che già quindici anni fa con l’amico Erik Westrum davanti a un piatto di polenta ticinese si era già lanciato in quel famoso “No, no, podum mia, devum na a giügà! A ghè ul dörby!”