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5 spunti da Lugano: cambiare musica, battere il ferro, tutti sul Carro, ripasso di matematica

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Cambiare musica

Chissà chi possa essere il deejay nello spogliatoio del Lugano prima delle partite. Sarebbe bello poter scoprire anche che musica passi nelle orecchie dei bianconeri prima di scendere in pista, per capire con che stile si caricano prima di affrontare l’avversario.

Forse però sarebbe più importante cambiare la musica del finale di partita, perché molto spesso il ritornello potrebbe essere sempre lo stesso: “È la dura legge del gol, fai un gran bel gioco però, se non hai difesa gli altri segnano, e poi vincono…”
Bravo Max Pezzali, ma alla lunga può anche stufare.

2. Battere il ferro finché è caldo

Non deve essere facile moralmente per Arttu Ruotsalainen non aver ancora trovato un gol (perlomeno valido) in questo inizio di stagione, un po’ come gli era successo l’anno scorso a Kloten. Il finlandese si è visto frustrare la gioia dall’offside rilevato al video dagli arbitri al derby, quando era stato in grado di trovare quello che sarebbe stato il 4-3 per i bianconeri, e proprio alla Stimo Arena un palo pieno (il terzo per lui in questo primo turno) gli ha negato un’altro urlo nell’overtime contro i suoi compagni.

Deve solo insistere il numero 24, le sue prestazioni dicono che è sempre più sul pezzo e coinvolto nelle azioni offensive e una vecchia quanto banale ma anche veritiera massima dell’hockey dice che dopo ogni gol mancato si è sempre più vicini a uno realizzato.

3. Tutti sul Carro

Se Ruotsalainen di ferri ne ha colpiti tre, il maestro in questo esercizio rimane però Daniel Carr, il quale finora ha fatto cantare ben cinque ferri delle porte avversarie. Il canadese è però recuperato appieno sul piano delle prestazioni, viaggia alla media di un punto a partita preciso preciso, e per carica agonistica sembra proprio di vedere il Carr dei primi periodi a Lugano.

La sua vena ritrovata si rispecchia anche sul rendimento della squadra, con lui sul ghiaccio la squadra di Luca Gianinazzi ha prodotto il 33% delle reti ottenute, ma non occorrono le cifre per capire che il vero Daniel Carr è finalmente tornato, basti vedere l’impatto che ha ad ogni cambio.

4. La fortuna va cercata

È vero che il Lugano è la squadra che ha colpito più ferri in questo primo turno di campionato, guidando la particolare classifica con ben 13 pali fatti cantare in sole 8 partite. A questo però va sovrapposta una riuscita al tiro ferma al solo 7,66%, una cifra in linea guarda caso con altre squadre in difficoltà come Zugo, Ginevra e Bienne.

Questi dati risultano dalle poche reti segnate a fronte dei 33 tiri e oltre a partita, di cui 17,75 dallo slot (miglior cifra del campionato) e mettendo assieme tutto ne scaturisce una statistica di PDO (il coefficiente “fortuna”) del 96,5%, superiore solo a Ginevra e Langnau.

Il Lugano deve alzare questa cifra solo con il lavoro e continuando a premere sulle sue caratteristiche migliori, con più cattiveria, cinismo e tutto quello che si vuole, ma senza mai mollare la presa. Prima o poi la legge dei grandi numeri si farà vedere, perché i bianconeri sembrano avere comunque le premesse per far girare le cose.

5. Un ripasso di matematica?

Sarà stata la tensione, l’attesa, l’entusiasmo, fatto sta che sull’ultimo rigore parato da Koskinen nel derby nessuno si è accorto subito che il Lugano aveva di fatto vinto. Persino gli arbitri si sono guardati un attimo prima di dare il responso, la panchina bianconera ha aspettato qualche secondo e il pubblico si è lasciato andare alla vittoria solo quando ha visto i giocatori festeggiare.

E la cosa si è pure ripetuta a Kloten, con i padroni di casa molto prudenti prima di andare a complimentarsi con Sandro Zurkirchen. Suvvia, sono cinque rigori per parte, non sarà mica così difficile…

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