Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
1. Angoli alternativi
La rete di Cole Cormier contro il Berna sabato sera non ha fatto fare una gran figura ad Adam Reideborn, ma non bisogna pensare che il gesto del numero 20 sia stato solo casuale o fortunato, anche perché è la seconda volta che il canadese segna una rete da quella posizione, dopo il gol infilato contro l’Ajoie il 19 settembre.
Cormier ha una rapidità di rilascio del tiro tra le migliori della squadra e non è nuovo nella sua carriera a cercare la rete da quella posizione, un esercizio tipico degli attaccanti di scuola nordamericana – favoriti dalle piste più piccole – e che si vede sempre più anche sulle piste di NHL per cercare di prendere i portieri di sorpresa e mal posizionati. Questione di furbizia e mani veloci.
2. Piccole rivincite
La doppia vittoria sul Berna dello scorso weekend non ha rappresentato alcun traguardo per il Lugano, ma potrebbe rivelarsi decisiva nella lotta alle prime sei posizioni della classifica.
Per un paio di giocatori bianconeri si tratta anche di una piccola rivincita, per primo Niklas Schlegel, ceduto con fretta dal Berna al Lugano nel 2019 dopo sole 16 partite alla Postfinance Arena. La partenza di colui che doveva sostituire Leonardo Genoni ha di fatto spianato la strada ai problemi di portieri che attanagliano gli orsi da quel giorno, con lo svedese Adam Reideborn ultimo oggetto delle critiche.
E poi c’è Bernd Wolf, scartato dalla stessa squadra della capitale nel 2018 prima per tornare in Austria e poi per rientrare dal Ticino e mostrare la crescita di un difensore che oggi farebbe comodo a molti.
3. I bei tempi andati
L’ultima sfida tra Lugano e Berna finita con il risultato di 5-4 in favore dei bianconeri risale al lontano 2016. E sapete di che partita si trattava? Di Gara-1 della finale dei playoff, ossia il ritorno del Lugano all’atto conclusivo dopo dieci anni di assenza dalla sfida per il titolo, il 2 aprile per l’esattezza.
Lo svolgimento di quell’incontro è stato anche in parte simile a quello di sabato, con (quella volta doppio) vantaggio con le reti di Klasen in apertura, ribaltamento sul 2-3 con doppietta di Untersander e Conacher, nuovo vantaggio bianconero con la doppietta di Brunner, 4-4 di Scherwey e rete risolutiva nel terzo periodo di Hofmann. Diversi i “superstiti” di quella sfida ancora presenti alla Cornèr Arena sabato tra ghiaccio, panchina e tribuna: Fazzini e Walker nel Lugano, Scherwey, Untersander, Kreis, Moser e Manzato (ai tempi bianconero) tra le fila bernesi. Che nostalgia per tutti.
4. Cose da grandi
Ricordate il Michael Joly di inizio stagione? Qualche bel numero di tecnica, poca reattività, diversi passaggi sbagliati e giocate pericolose. Sembrava un giocatore non in grado di ancora di adattarsi al ritmo e alla competizione necessari per essere protagonisti in National League, quasi destinato a ruolo di elegante comprimario.
Ora invece prendete il Joly di venerdì sera a Berna, protagonista di quella cavalcata valsa il raddoppio bianconero. In quell’azione di determinazione, forza, sacrificio e classe – uscito con la forza della disperazione da un cambio in apnea – c’è tutta la crescita di un giocatore che ha saputo capire dove lavorare, arrivando oggi ad essere il terzo marcatore del campionato (con il miglior bilancio, +25) e uno degli attaccanti più spettacolari e concreti della lega. Questione di mentalità vincente.
5. Forza delle debolezze
Ci sono periodi in cui certe cose non funzionano, serate in cui anche alcuni degli uomini migliori non sono in serate e commettono degli errori banali. Eppure il Lugano, con un powerplay disastroso – ultima rete contro l’Ajoie il 23 dicembre – e un Niklas Schlegel in serata storta è riuscito ad avere la meglio sul Berna anche sabato sera, vincendo anche grazie alle “terze forze” come Wolf, Cormier e Zanetti e andando a cercare i rimbalzi giusti o sporchi, quelli che spesso lo aveva tradito.
Riuscire a far fronte a delle mancanze che un anno fa avrebbero affossato la squadra è segno di maturità, oltre che un mentale solido come l’acciaio, forgiato durante le grandi assenze di novembre e dicembre.