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Ambrì Piotta

5 spunti da Ambrì: il passato insegna, in porta c’è Conz, la ruota che gira, la forza dei numeri

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica “semiseria” dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Roba da Matt

Dire che sia già tornato come nuovo dopo un anno di inattività è forse esagerato, ma certo è che Matt D’Agostini nelle sue prime due partite dopo il lungo infortunio è già riuscito a dare una grossa mano al suo Ambrì, che non si aspettava di averlo a disposizione almeno per un altro mese.

Il suo recupero è stato lungo, con il club che il 27 ottobre 2020 aveva annunciato l’infortunio al ginocchio sinistro e la necessità di intervenire chirurgicamente. Il periodo stimato per il recupero era di 10 settimane, che si sono però trasformate in molto più tempo.

Il canadese ha però quelle mani e quel feeling con il gioco che nemmeno un lungo periodo di inattività ti possono portare via, e già nel weekend si è visto come la sua presenza in pista possa fare la differenza. Le sue giocate hanno subito lasciato il segno, con un powerplay diventato immediatamente più pericoloso ed una prima linea inedita che ha guidato senza mai perdere colpi.

Nel ruolo non propriamente suo di centro era inoltre chiamato ad ulteriori responsabilità, e dopo l’assestamento del derby è riuscito a Berna a vincere oltre il 62% degli ingaggi. Insomma, forse D’Agostini non sarà ancora tornato come nuovo e magari il ginocchio non tornerà mai quello di prima, ma ritrovarlo per l’Ambrì è stato un jolly non da poco.

2. Il passato insegna

Con l’assenza per infortunio dei centri Regin e Kostner, c’era chi si attendeva il ritorno dai Ticino Rockets del giovane Petr Cajka, ma coach Luca Cereda ha spiegato chiaramente che non sarà il bottino di punti che il 20enne otterrà in Swiss League il mezzo con cui il ceco potrà guadagnarsi un posto nell’Ambrì Piotta.

“Non sono i gol che ci interessano. Deve imparare a giocare senza il disco, perché se giocherà con noi lo avrà molto meno rispetto ai Rockets. Gli abbiamo comunicato a chiare lettere dopo il training camp cosa vogliamo da lui, se vuole tornare qui sa cosa deve fare”, ci aveva spiegato il coach dopo il derby.

La filosofia che vuole portare avanti l’Ambrì è d’altronde molto chiara, e già negli scorsi anni aveva posto la stessa sfida a dei giocatori tecnicamente molto validi, ma a cui mancava qualcosa per essere efficaci nel sistema leventinese.

Lo stesso Cereda ha fatto riferimento a Hrabec oppure Incir, ed in questa categoria possiamo annoverare anche i vari Horansky, Rohrbach, Gerlach oppure Chiriaev, tutti ragazzi con una certa tecnica ma che non hanno però mai fatto il “click” necessario per rendere efficaci i loro strumenti nella massima lega.

In questa lista ha rischiato di finirci anche Johnny Kneubuehler, che nelle sue prime stagioni in biancoblù aveva faticato a capire che ciò che lo staff gli chiedeva lo avrebbe reso un giocatore migliore. Con il tempo e qualche dura lezione il messaggio è passato, ed ora Kneubuehler sta vivendo un avvio di stagione in cui è parte integrante e convincente della prima linea.

3. Ma… in porta c’è Conz!

Probabilmente è stata questa la reazione di molti nel leggere il lineup della partita di Berna, dove tra i pali è stato mandato Benjamin Conz, che già nella serata precedente era stato a guardia della porta leventinese in occasione del derby.

La decisione è spiccata perché solitamente Cereda intercala con grande regolarità i suoi due portieri, evitando a Conz e Ciaccio di dover giocare dei back-to-back. L’estremo difensore giurassiano è stato chiamato per la prima volta in stagione a giocare in due serate consecutive, ed in generale questo è un esercizio piuttosto raro se guardiamo al passato.

Dall’arrivo di Cereda ad Ambrì fa eccezione il primo campionato, in cui Conz aveva giocato praticamente tutta la stagione con un totale di 16 back-to-back, mentre nel campionato successivo questo si era verificato in 7 circostanze.

A partire dall’annata 2019/20 il concetto di back-to-back è però praticamente sparito dal vocabolario leventinese, con Conz che prima di sabato era stato chiamato solamente in tre circostanze a giocare due giornate consecutive negli ultimi due anni. Due back-to-back li ha poi fatti Manzato nel 2019/20 ed altrettanti Ciaccio lo scorso campionato.

Dei dati che evidenziano una chiara strategia, in contrapposizione con altre squadre che invece si sono sinora basate maggiormente su un singolo portiere. A livello di back-to-back Van Pottelberghe questa stagione ne ha infatti già affrontati quattro, seguito da Berra, Descloux, Stephan e Wolf a quota tre.

4. È una ruota che gira

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Con gli infortuni a Regin e Kostner, e la contemporanea assenza di Kozun, l’Ambrì Piotta si è trovato confrontato nel weekend con le sue prime assenze importanti, anche se il prematuro rientro di D’Agostini ha comunque permesso di schierare tre stranieri.

Complessivamente i biancoblù non possono comunque lamentarsi, ben memori delle scorse stagioni in cui la lista degli infortunati aveva assunto proporzioni impressionanti. In questo torneo – che ha già superato un quarto di calendario – l’Ambrì è infatti stata una delle squadre toccata in maniera minore dalle assenze, come indicano gli interessanti dati pubblicati da NLIcedata.com.

Le statistiche mettono in proporzione le “win shares” dei singoli giocatori schierati in rapporto a quello che teoricamente sarebbe il miglior lineup possibile, dando come risultato un’incidenza percentuale degli infortunati sui risultati.

L’Ambrì in questo senso ha perso solamente il 5.5% di win shares, il che posiziona i biancoblù al terzo posto delle squadre i cui risultati sono stati toccati in maniera minore dalle assenze. Solamente a Davos e Friborgo è andata meglio.

Quella degli infortuni è insomma una ruota che gira, anche considerando che l’Ambrì Piotta ha sinora affrontato degli avversari che in media hanno presentato il 13.4% di win shares perse. La percentuale è la più alta di lega, il che significa che, forte di una rosa sana, l’Ambrì ha potuto affrontare anche degli avversari con assenze di rilievo.

5. A volte manca proprio solo il gol

(PostFinance/KEYSTONE/Peter Schneider)

Non sempre a vincere sono le squadre che producono la maggior mole di gioco sull’arco di una partita, perché nell’hockey c’è sempre un alto coefficiente di imprevedibilità che può portare a dei risultati anche contro l’andamento dell’incontro.

Ne è stato un chiaro esempio la partita di Berna, dove l’Ambrì Piotta si è fatto preferire per buona parte del match, con una prova solida e condita da tante occasioni da gol, arrivate in numero sicuramente sufficiente per portare in Leventina i tre punti. A mancare è stato “semplicemente” il gol, fattore da non sottovalutare – e che è lo scopo ultimo della manovra – ma che può mitigare l’amarezza della sconfitta.

I dati statistici, che considerano svariati dati frutto della mole di gioco delle due squadre, indicano infatti che l’Ambrì Piotta avrebbe meritato con il 63% di vincere la partita, con 4.24 expected goals contro i 2.77 degli orsi.

I bianconblù si sono costruiti ben 19 occasioni da gol contro le 9 avversarie (10-4 il conteggio delle chance ad alto rischio), di cui 7 con delle ripartenze (concedendo invece un solo contropiede). Tanti tiri (quasi il 40%) sono inoltre arrivati dallo slot, ed il powerplay è tornato ad essere minaccioso come non succedeva da un po’.

C’è insomma poco da cambiare in casa leventinese, perchè giocando altre partite del genere i risultati non tarderanno ad arrivare.

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