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Ambrì Piotta

5 spunti da Ambrì: fuori dal tempo, emozioni perse, prima volta, controllatina, chi è l’Ambrì?

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Una costante fuori dal tempo

Per tanti piccoli tifosi dell’Ambrì Piotta, quanto successo la scorsa settimana è stata una prima assoluta. Sulla panchina leventinese non c’è più Luca Cereda, che aveva occupato la posizione di head coach per oltre otto anni, essendo di fatto l’unico allenatore conosciuto dai fan più giovani.

È un cambiamento forte arrivato al termine di un percorso che ha rappresentato una grandissima eccezione nel nostro hockey, tanto da andare quasi a sovvertire le leggi che caratterizzano il lavoro di allenatore, ovvero quello di essere sempre un ruolo a tempo. Il destino di ogni coach, prima o dopo, è quello di venir allontanato.

Incredibile infatti pensare che mentre l’Ambrì Piotta ha vissuto il periodo 2017-2025 con un solo allenatore, sulle panchine di National League sono passati addirittura 84 nomi diversi, tra head coach licenziati e nomi investiti della carica ad interim.

Le squadre ad aver ricevuto i maggiori scossoni sono stati il Kloten (passato anche da una retrocessione) e il Berna, e poi arriva un Lugano che ha visto in panchina nell’ordine Ireland, Domenichelli, Kapanen, Pelletier, McSorley, Gianinazzi, Krupp e Mitell.

I club invece più stabili? Non è difficile immaginarli. Sono lo Zugo (3 allenatori) e il Rapperswil (4).

2. Ora chi è l’Ambrì?

Dall’esterno forse non era evidente percepirlo, ma per chi ha lavorato a stretto contatto con l’Ambrì Piotta negli ultimi anni, era assolutamente evidente. Paolo Duca non era “solo” il direttore sportivo, ma il vero cuore pulsante del club, che si arrabattava per un numero incalcolabile di ore per assicurarsi che tutto funzionasse.

“Ma senza il Duke, ora sapranno accendere le luci alla Gottardo Arena?”, si diceva scherzosamente prima della partita contro l’Ajoie. Ovviamente un’esagerazione, ma che ben riassume una situazione che non sarà assolutamente da sottovalutare. Con la partenza del 44enne, i leventinesi non si ritrovano infatti unicamente senza DS, ma si sono pure privati del cuore pulsante del club.

D’altronde chi ha avuto a che fare con Duca in questi otto anni non ha mai avuto dubbi. Schietto, diretto, a volte un po’ burbero e facile da fare arrabbiare, ma anche sempre onesto e pronto al dialogo. La sua figura sarà difficilmente sostituibile, e adesso servirà anche ridefinire l’identità del club. Ora chi è l’Ambrì? Sino a pochi giorni fa era sicuramente Paolo Duca, ma oggi la domanda non ha una risposta, vista anche la posizione indebolita di Lombardi dopo tutta questa vicenda.

3. C’è solo una prima volta

(Berend Stattler)

Potete esserne certi, qualsiasi giocatore ricorda benissimo il momento del suo primo gol nella massima lega, poco importa come sia arrivato. Ne è ovviamente consapevole André Heim, che è stato di fatto l’artefice della vittoria a Zurigo con il suo tiro a pochi passi da Zumbühl valso il prezioso 1-2.

In quell’azione il giovane Lukas Landry si è semplicemente ritrovato lì in mezzo, deviando in maniera involontaria il puck con la parte centrale del suo bastone, ma ovviamente poco importa. Il gol a referto andava giustamente iscritto a nome del 20enne, e Heim si è immediatamente reso conto della situazione, girandosi subito verso il compagno e festeggiando più il traguardo del compagno che il gol in sé.

Un bel momento per il primo punto di Lukas in NL, dopo che il fratello Manix aveva vissuto la stessa gioia nell’ottobre 2023. E per il padre Eric? Beh, lì si deve tornare indietro un bel po’, visto che il primo gol in Svizzera con la maglia del Losanna l’aveva firmato il 12 settembre 2003, nel debutto stagionale contro il Davos.

4. Diamo una controllatina

Il terremoto avvenuto in casa Ambrì Piotta non ha ovviamente lasciato indifferente Swiss Ice Hockey, visto che oltre a vicende che rimangono comunque di stampo sportivo, negli scorsi giorni il presidente Filippo Lombardi ha anche affermato di aver messo a disposizione il suo mandato in seno al CdA.

La notizia ha fatto suonare un piccolo allarme in lega, con il CEO della National League, Denis Vaucher, che venerdì prossimo si recherà in Leventina per un’ispezione relativa alla situazione del club, come riferito da Klaus Zaugg su Watson. Si teme infatti che i recenti avvenimenti possano creare uno squilibrio economico, e si chiede che venga ristabilito il prima possibile un certo ordine societario.

Insomma, va bene il “Grosses Kino” ticinese, ma una controllatina per assicurarsi di essere al riparo da brutte sorprese è pur sempre doverosa.

5. Emozioni perse

Nell’ultimo weekend non è stato possibile intervistare giocatori, allenatori e dirigenti dell’Ambrì Piotta, in seguito al silenzio stampa imposto dal club. Le maglie si allargheranno un pochino per le prossime partite, dove ci saranno comunque dei limiti.

Le interviste del giorno precedente la partita potranno essere fatte solamente a chi deciderà il club, mentre dopo i match saranno a disposizione solamente un allenatore, il capitano e un giocatore selezionato dal club. La dirigenza continuerà invece a non rilasciare dichiarazioni. Confermata inoltre la censura sulle domande consentite, “che dovranno essere esclusivamente di natura tecnica e sportiva”.

Una situazione che sicuramente limita il lavoro, anche se non rappresenta chissà che novità. A Lugano ad esempio per il pre-partita il giocatore messo a disposizione ai media viene deciso dal club, e dopo un po’ ci si fa l’abitudine, anche se il risultato è quello di vedere la stessa intervista riportata da tutti i media cantonali.

La speranza è che si possa tornare presto alla normalità anche in questo senso. Dopo il weekend sarebbe infatti stato bello sentire le parole d’entusiasmo di Lukas Landry dopo il primo gol in NL, o le emozioni di papà Eric nell’aver assistito alla scena dalla panchina. O ancora i sentimenti di Zwerger, che con la sua doppietta ha ridato la carica a un club in crisi, dopo che per diversi anni era stato lui ad essere sostenuto in momenti di difficoltà.

Emozioni e momenti persi, che non torneranno più. Peccato.

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