Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
1. “Fare o non fare…”
“Non c’è provare”. Diceva così il maestro Yoda nell’insegnare a Luke Skywalker le vie della Forza, ed è quello che dovrà riuscire a fare anche il Luca leventinese nel guidare la sua squadra nelle 15 partite rimanenti in regular season, a maggior ragione dopo le due sconfitte del weekend che hanno complicato le cose.
Il discorso, a dire il vero, può essere esteso alle cinque prestazioni del nuovo anno, tutte contro avversarie che si ritrovano nella seconda metà di classifica e dunque concorrenti dirette nella corsa ai play-in. Il bottino di cinque punti, ma soprattutto il filo conduttore di prestazioni mai convincenti per davvero, può preoccupare ed ha evidenziato che un cambio di marcia non è ancora avvenuto.
Ai leventinesi sta infatti mancando un gioco fisico e diretto – in senso generale, ma soprattutto nello slot offensivo – e non si vede ancora quella disperazione e cattiveria agonistica di chi è disposto a tutto per ottenere la vittoria.
Chissà allora che il calendario che attende Grassi e compagni non possa essere il classico “blessing in disguise”, visto che spesso l’Ambrì Piotta trova compattezza e unità di squadra contro le avversarie più forti. All’orizzonte ci sono le partite contro Berna, ZSC Lions, Zugo e Losanna, intervallate solo dal match con l’Ajoie.
Le migliori della classe, insomma, e di alternative non ce ne saranno. “Fare o non fare. Non c’è provare”.
2. Aspettative e apparenze
Hanno lasciato un po’ perplessi le parole di Luca Cereda al termine della sfida contro il Bienne, quando ai microfoni della RSI il coach biancoblù è tornato sulla prova della sera precedente con il Ginevra, definendola “la miglior partita della stagione”.
Perplessi perché nonostante sia stato davanti agli occhi di tutti che l’Ambrì Piotta in quella serata abbia cercato maggiormente la vittoria rispetto agli avversari (il totale di 46 tiri in porta oltre ai 35 bloccati dal Ginevra non sono dati confutabili, i leventinesi ci hanno provato), i reali pericoli per l’esperto Antti Raanta in definitiva non sono stati poi molti. Il finlandese non ha mai dovuto sfoderare dei big save, o districarsi nel caos dello slot.
I biancoblù non erano infatti riusciti ad unire un buon possesso del puck con un gioco più diretto sulla porta avversaria, questo un po’ a causa di un’esecuzione poco brillante, ma anche per una mancanza di rabbia e fisicità che sarebbe stata fondamentale per piegare un Ginevra molto attendista e alla sesta partita in otto giorni.
Il vero salto di qualità si era invece visto prima della pausa di metà dicembre, con quella prove a Zurigo e soprattutto in casa contro il Davos in cui era emersa l’identità del club ed una grande combattività, il tutto con un’intensità e generosità dei singoli in linea con le ambizioni di post season.
Chissà se Luca Cereda davvero ha visto contro il Ginevra la miglior prova della sua squadra, oppure se quello è stato solamente un modo per isolare gli aspetti positivi di un periodo nel complesso comunque difficile.
3. Missione: riscossa
Stanno vivendo il momento più difficile della loro stagione Inti Pestoni e Dominic Zwerger, con l’austriaco scivolato nelle gerarchie della squadra sino al ruolo di 13esimo attaccante per due partite, mentre il ticinese è addirittura finito in sovrannumero.
Le decisioni prese da parte dello staff tecnico sono state condivisibili e non potevano più attendere oltre visto quanto portato sul ghiaccio dai due, ma erano ovviamente anche volte a stimolare una reazione da parte di giocatori da cui si attende molto. Anche il premio di migliore in pista per Pestoni di venerdì è verosimilmente da vedere in quest’ottica.
Il campanello d’allarme è suonato forte e chiaro, e nel weekend i due attaccanti hanno avuto l’opportunità di giocare con regolarità nel blocco guidato da Landry, trovando dunque modo di riscattarsi. Dei passi avanti sono stati abbozzati, specialmente da un Pestoni che aveva iniziato bene la partita contro il Ginevra e che ha poi trovato un pregevole gol a Bienne con un gran backhand.
Decisamente più in ombra Zwerger, che sembra sempre mancare di velocità e fisicità per dare un cambio di marcia alla sua deludente stagione. Ora arriverà la fase fondamentale, ai due la missione di riscattarsi per davvero.
4. Mr. Diesel e Mr. Duracell
Due dei giocatori che si sono particolarmente distinti nel weekend sono stati Philippe Maillet e Miles Müller, con il canadese che contro il Ginevra ha giocato la sua miglior partita stagionale, mentre il giovane si è fatto apprezzare in generale per la sua grande energia premiata anche con il secondo gol nella massima lega.
I due in termini “energetici” si posizionano però agli antipodi. Maillet è infatti definito un “diesel” se si considerano le sue prestazioni sull’arco di un’intera stagione, con degli inizi spesso a rilento – quest’anno accentuati da problemi fisici – per poi aumentare la produttività nella seconda metà di campionato. In Leventina ci si augura ovviamente che la storia possa ripetersi, ed effettivamente Maillet sta vivendo un periodo di crescita che dura da un po’, anche grazie ad una certa intelligenza e visione di gioco in pista che gli permettono di essere efficace.
Più giovane e di conseguenza più “arruffone” il gioco di Miles Müller, a cui non manca però decisamente l’energia. Anzi, il 20enne si distingue proprio per interpretare ogni suo cambio a mille all’ora, e se da un lato questo è positivo, dall’altro è evidente che manca ancora dell’esperienza per gestire al meglio le energie ed evitare di sprecarne in movimenti inutili. Ma alla sua età, effettivamente, le batterie durano più a lungo.
5. “Shit happens”
Probabilmente l’espressione diventata negli anni un simbolo della cultura pop non è nata nel modo in cui viene raccontata in una celebre scena del film “Forrest Gump”, ma rappresenta una buona filosofia per non farsi scoraggiare da avvenimenti sfavorevoli che inevitabilmente accadono a chi si mette in gioco.
Possono dunque succedere episodi come quelli che hanno visto protagonista Jesse Zgraggen, che contro il Ginevra ha provocato con una deviazione “perfetta” un autogol, e che il giorno dopo a Bienne ha fatto da screen “perfetto” a Hofer per la rete della vittoria. Ed, in fondo, può anche succedere che non si controlli un disco ballonzolante in una zona pericolosa, come successo a De Luca. In quei casi c’è anche un po’ di sfortuna.
La cosa importante è invece fare bene quello che si può controllare, come chiudere in maniera efficace gli spazi, non farsi prendere in velocità oppure fuori posizione. Alcune cose vanno, insomma, prese con filosofia, altre invece con la consapevolezza di dover far meglio.