
Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!

1. Arrivati da lontano

La classifica è veramente cortissima, tanto che dal nono al 13esimo posto troviamo cinque squadre nel giro di quattro punti, ma il fatto che l’Ambrì Piotta si sia issato fino al decimo posto è comunque significativo.
I leventinesi sono infatti arrivati da lontano, dopo un inizio di campionato da incubo e l’improvvisa rivoluzione dell’8 ottobre, e da quel momento la squadra ha cercato di mettere assieme i cocci e ritornare in carreggiata. Le cose sono migliorate, magari non nettamente in termini di gioco – per quello ci vuole tempo e la rosa ha comunque limiti oggettivi – ma sicuramente sul piano dei risultati.
Nelle 12 partite con Landry al timone l’Ambrì ha ottenuto 21 punti con una media di 1.75 a incontro, numeri che solamente Lugano (27 punti) e Davos (26) hanno saputo superare. Le cose da migliorare restano molte, a partire da una maggiore solidità e organizzazione in zona difensiva, ma una pacca sulla spalla i biancoblù se la meritano.
Sarà anche “solo” un decimo posto provvisorio che in una sera può trasformarsi in posizioni più delicate, ma l’attuale classifica è frutto di un lavoro arrivato da lontano. Ritrovarsi qui non era scontato.
2. Non basta il compitino

Con praticamente metà regular season alle spalle, conosciamo bene limiti e qualità di Chris Tierney, e purtroppo il tutto si traduce in un giocatore che per l’Ambrì Piotta non riesce a essere un fattore sufficientemente significativo.
Questo non è una sorpresa, già al momento del suo ingaggio Paolo Duca aveva indicato che in termini di punti non ci si potesse aspettare chissà quale contributo da lui, ma anche sul piano del ritmo e della solidità il canadese sta facendo fatica.
Tierney è il migliore in squadra agli ingaggi (oltre 200 vinti con il 52% di efficacia) ed è l’attaccante più impiegato (quasi 18 minuti), presente in entrambi gli special team, ma varie lacune difensive, errori banali e le troppe buone occasioni lasciate per strada come nell’ultimo weekend rendono il suo compitino insufficiente nell’economia di una squadra che per individualità continua a faticare.
Non sarebbe dunque sorprendente se fosse proprio Tierney a lasciare spazio a Cajkovsky in un’eventuale difesa con tre stranieri, anche considerando che altri elementi in squadra possono essere spostati al centro. La situazione potrebbe ad esempio trasformarsi in un’opportunità per stimolare la stagione di De Luca, che nel mezzo ritroverebbe la sua posizione preferita e avrebbe un ruolo più definito.
Si vedrà. Ma sicuramente ci vorrà qualcosa di più per mantenersi attorno alla zona play-in.
3. Miles Ahead

In una stagione in cui diverse individualità stanno facendo fatica, il giovane Miles Müller si sta invece mettendo in evidenza per un bel processo di crescita, sul quale nelle ultime settimane è stato messo un punto esclamativo grazie a un bilancio di sette punti nelle ultime sette partite.
L’intuizione immediata del nuovo staff tecnico di affiancarlo ad André Heim si è rivelata azzeccata, e la linea è poi stata completata al meglio con l’inserimento di un trascinatore come Joly. Da quel momento anche Müller ha iniziato a lasciare il segno con costanza.
In queste ultime settimane si è distinto anche prendendo in considerazione gli altri giovani della sua età, con il classe 2004 che ora rincorre soltanto Jonas Taibel (9 punti) in questa speciale classifica.
4. Tutto parte da dietro

È sicuramente banale dirlo, ma è anche bene ricordarlo. La solidità difensiva è sempre alla base di una stagione di successo, e anche se a volte è possibile ottenere punti da partite con punteggi alti – ci ricordiamo il recente 5-4 di Porrentruy – le squadre che trovano regolarità di rendimento sono quelle che subiscono meno reti.
Questo è vero a maggior ragione per una squadra come l’Ambrì Piotta, che offensivamente ha diverse difficoltà e che manda in pista gli stranieri meno prolifici dell’intera lega dopo quelli del Berna. Non è infatti una sorpresa constatare che delle nove vittorie ottenute dai leventinesi, otto si sono verificate quando la squadra ha subito al massimo due reti, con l’unica eccezione rappresentata dal successo rocambolesco contro l’Ajoie.
Interessanti in questo senso i numeri di NLIcedata.com relativi alle uscite di zona, esercizio in cui i leventinesi vanno spesso in difficoltà e subiscono il forecheck avversario. L’Ambrì ha infatti una percentuale del 65.6% di uscite dal terzo eseguite con successo (terzultimo dato della lega), e se si guarda alle uscite effettuate con il controllo del puck la percentuale scende al 54.1%, risultando migliore solamente dell’Ajoie.
Da qui nascono vari problemi difensivi, con gli avversari che recuperano il disco e riescono a crearsi occasioni molto pericolose. Il lavoro difensivo chiama dunque in causa anche il modo in cui si gestisce il puck, e qui l’Ambrì può progredire.

(NLIcedata.com)
5. Senza di lui sarebbero guai

Non bisogna chiamare in causa chissà quale statistica per rendersi conto di quanto Michael Joly sia importante per l’attacco dell’Ambrì Piotta, reparto di cui è il miglior marcatore con 16 punti (nove gol) in 21 partite, e soprattutto l’unico vero trascinatore in grado di costruirsi da solo occasioni da rete e rendere migliori i compagni attorno a lui.
Il canadese ci aveva messo un po’ a sbloccarsi, trovando il suo primo gol nel derby del 30 settembre, e da lì in avanti ha finalmente trovato quella concretezza che lo aveva eluso in un inizio di stagione comunque intraprendente.
Dal 30 settembre a oggi infatti soltanto Rajala ha segnato più di lui (ma il finlandese ha due partite in più), e per punti primari Joly è stato il miglior giocatore della lega con 14 in 13 incontri. Dalla sua ha avuto un’alta percentuale al tiro del 21% e una media di 1.15 gol ogni 60 minuti di gioco. La sua media punti di 1.15 è inoltre stata inferiore soltanto a quella di Zadina (1.17).
Joly è insomma un elemento imprescindibile per i leventinesi, con ottimi numeri ottenuti per giunta con un occhio sempre rivolto a quel polso che si spera possa reggere sul lungo periodo, evitando fastidi all’attaccante. Senza di lui, sarebbero davvero guai.


