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Ambrì Piotta

5 spunti da Ambrì: costumi e rivincite, vicini ma lontani, sudore e magia, problemi speciali

Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.

Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!


1. Costume da orso

Se l’Ambrì Piotta avesse dovuto scegliere un costume per la recente festa di Halloween, probabilmente sarebbe stato proprio questo. E no, non ci stiamo ricollegando direttamente alla sfida di sabato contro il Berna, bensì al campionato portato avanti dagli orsi la passata stagione, quando arrivarono alla qualificazione diretta ai playoff nonostante il più basso numero di vittorie piene tra le squadre qualificate (20, proprio come l’Ambrì) e una differenza reti anomala di appena +1.

Al post season il Berna ci arrivò grazie alla sua capacità di ottenere spesso punti qua e là, terminando con solamente 15 vittorie da tre punti, e ben 17 partite (otto vinte) concluse oltre i tempi regolamentari. I leventinesi quest’anno stanno mostrando una tendenza simile, con troppe poche vittorie piene – solamente tre, come l’Ajoie – ma ben dieci partite andate oltre i tempi regolamentari e dunque trasformate in risultati utili.

Un bilancio che testimonia il grande equilibrio del campionato, ma anche l’incapacità degli uomini di Cereda di fare loro le partite nei momenti chiave. Ed allora il costume da orso bisogna tenerselo stretto, ma anche per iniziare a spaventare gli avversari.

2. Così vicini, ma così lontani

È oramai il tormentone di queste settimane, ed è il motivo per cui le varie partite dell’Ambrì Piotta ultimamente tendono ad assomigliarsi. In diverse occasioni ci è infatti capitato di dover raccontare di una squadra leventinese propositiva e anche capace di costruirsi tante occasioni, ma ancora frenata dall’importante zavorra rappresentata dalla mancanza di killer instinct.

La recente partita di Bienne – e poi in buona misura anche quella contro il Berna – hanno confermato questa regola, e arrivati alla prima pausa i rammarichi iniziano a sommarsi in maniera rilevante. L’interrogativo del “bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno” avrà ragione di essere posto ancora per poche settimane, visto che al tirar delle somme l’unica statistica che conta sarà quella dei punti in classifica.

Bisogna però anche considerare che l’Ambrì in questi primi tre mesi di stagione ha vissuto tanti avvenimenti, con l’arrivo di Kubalik che ha un po’ cambiato le carte in tavola. Due stranieri sono poi partiti e uno dalla forte personalità è arrivato, senza che vi sia mai stato il tempo di digerire il tutto.

I numeri dicono che sinora l’Ambrì non ha mai vinto con più di un gol di scarto e solamente due volte ha perso con più di una rete di differenza. Per punti attesi la squadra è inoltre sesta con 1.62 a partita, contro gli 1.33 ottenuti. Ci sono le premesse per una progressione, ma presto ci vorrà anche concretezza. Altrimenti per finire il bicchiere sarà davvero mezzo vuoto.

3. Sudore e magia

È un po’ quello che ci si attende da Chris DiDomenico, che anche nelle sue prime apparizioni in biancoblù ha confermato quell’atteggiamento in pista che lo fa sempre sembrare “on a mission”. La voglia di fare bene lo ha però anche mandato fuori fase in più di un’occasione, con quei due dischi persi nell’overtime alla partita di debutto – uno pagato con il gol vittoria di Senteler – e una penalità ingenua a Bienne anch’essa dalle concrete conseguenze.

Si è insomma intravisto il “DiDo” che conosciamo tutti, ma il suo arrivo in fretta e furia non lo ha logicamente ancora messo nelle migliori condizioni. Questo vale un po’ anche per il resto della squadra, nel senso che sul fronte offensivo lo staff sembra avere ancora vari pensieri nel venire a capo del proprio lineup.

Alcune coppie di giocatori hanno sviluppato una buona alchimia, diversi altri la stanno invece ancora cercando, e non si sono ancora trovate le giuste combinazioni che facciano fare “click” alla squadra.

Ed allora questo Ambrì Piotta sinora è stato un po’ come lo stesso DiDomenico. Tanto sudore, ma manca ancora la magia.

4. Problemi speciali

Non esiste ovviamente una sola soluzione per permettere all’Ambrì Piotta di svoltare a proprio favore le partite in bilico, ma migliorare gli special teams sarà un presupposto imprescindibile per vedere un trend di risultati al rialzo al rientro dalla pausa.

Non è infatti sufficiente avere un penalty killing che per efficacia è sinora stato migliore solamente di quello dell’Ajoie (73.33%), così come un powerplay che anche sabato ha tradito i leventinesi nei momenti chiave e si attesta ora al 16.13% (11esimo di lega). Quest’ultimo dato lascia particolarmente da recriminare se si pensa che l’Ambrì è stata invece la squadra migliore a costruirsi le chance di giocare in superiorità numerica, con un dato top di lega di 62 opportunità di powerplay.

Un primo passo? Probabilmente una maggiore presenza nello slot, per andare a sfruttare rebound e seconde chance che sinora non sono state sfruttate abbastanza dai leventinesi, tanto che con l’uomo in più sul ghiaccio solamente un gol è stato ottenuto dallo slot basso.

5. La rivincita del Capitano

Si è parlato tanto di Daniele Grassi durante l’estate, anche e soprattutto interrogandosi se fosse il caso che continuasse a rivestire il ruolo di capitano. Questo non per cattiveria, ma roster alla mano si temeva che il ticinese potesse subire l’agguerrita concorrenza nel bottom six, ritrovandosi magari nel ruolo di 13esimo o addirittura in sovrannumero.

Difficile sapere se Grassi abbia approcciato l’attuale stagione come una sfida nell’evitare che questo accadesse, ma fatto sta che l’attaccante ha aumentato il suo livello dopo alcune annate in cui è andato in difficoltà. Da elemento dall’impatto offensivo limitato e da cui arrivavano troppe penalità – molte anche ingenue – in questo avvio di stagione abbiamo visto un Grassi capace di unire la consueta intensità a un gioco più intelligente ed efficace.

In forecheck, lui e la sua quarta linea hanno recuperato tanti dischi e messo pure una certa pressione in serate in cui i blocchi più attesi giocavano invece in maniera troppo timida, ed in generale è tornato ad essere un elemento su cui si può fare affidamento. Come un vero capitano, per intenderci.

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