Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
1. Caccia alla scimmia
La settimana passata non è stata semplice per diversi giocatori biancoblù che, oltre alle difficoltà e sfide di squadra, si sono trovati a dover affrontare anche un momento personale che necessitava di una scossa.
Ad aprire la metaforica “caccia alla scimmia” ci ha pensato Dominik Kubalik, che mercoledì a Davos è tornato a sfoderare quel tiro che è il suo vero marchio di fabbrica, ma che in questa stagione si è a tratti dimenticato. Segnare il gol decisivo, oltretutto al termine di una serata in cui era stato poco appariscente, ha tolto un peso allo sniper ceco, che anche domenica è stato protagonista e, grazie ad altre due reti, si è tolto ulteriore “zavorra”, presentandosi poi leggero e concentrato all’epilogo dei rigori.
Ancor più pesante era la scimmia che pesava sulle spalle di Dominic Zwerger, relegato per logica di meritocrazia al ruolo di 13esimo attaccante a Langnau dopo addirittura 22 partite senza reti, ma capace di reagire. La sua prova contro i Tigers ha legittimato il suo ritorno in prima linea domenica, e l’austriaco ha risposto con un gol e due assist. E addio al primate sulla spalla.
E poi c’è Juvonen, pure lui alle prese con un momento delicato. Le prestazioni non erano al suo livello, il tutto in un momento in cui sicuramente il finlandese ha anche qualche pensiero per il futuro, dopo la certezza che ad Ambrì non rimarrà. Domenica ha risposto con una bella prestazione, terminata con delle parate determinanti ai rigori.
2. Tempi straordinari
Vedere le partite dell’Ambrì Piotta andare oltre i tempi regolamentari è diventato il grande filo conduttore della stagione, tanto che pure tre delle quattro partite settimanali si sono decise all’overtime oppure ai rigori. Dopo 25 match disputati, i biancoblù in ben 13 occasioni sono andati oltre il 60esimo, per un totale di 1’540 minuti passati sul ghiaccio (61.6 in media a partita).
La squadra di Cereda è quella che ha sinora passato più tempo in pista – ovviamente in rapporto al numero di match giocati – seguita dagli ZSC Lions (61.51) e dal Berna (61.25). Sul fondo della classifica troviamo invece il Lugano con 60.1 (a risultato di appena due partite andate all’overtime).
L’Ambrì sta dunque vivendo una stagione con partite tese e sempre sul filo, basti pensare che nessuno come i leventinesi ha giocato così tanti minuti in situazione di parità, ovvero il 46.7% del tempo di gioco. Praticamente un terzo dei match (30%) è invece stato passato a rincorrere, mentre solamente il 22.7% (terzo peggior dato di lega) si è giocato con un vantaggio nel punteggio. Dati raccolti da NLIcedata.com.
A livello fisico, per l’Ambrì andare così spesso oltre il 60esimo non dovrebbe rappresentare un problema – non tutti i giocatori vengono impiegati in overtime, e comunque solo per pochi di cambi – ma in termini mentali essere sempre così sul filo è una sfida che va gestita.
3. Controllo a tutti i costi
Non è un segreto, il gioco in National League è sempre più veloce e tanto si gioca in transizione, ed oggi più che mai la capacità di uscire in maniera efficace dal terzo e di entrare poi con profitto in quello offensivo sono una base fondamentale del sistema di molte squadre. L’Ambrì Piotta non fa differenza, anche se spesso si sono viste delle difficoltà in questi esercizi, specialmente in quei momenti in cui l’intensità della squadra non è al massimo.
Come evidenziano i numeri di NLIcedata.com, con il 66% di uscite dal terzo riuscite, l’Ambrì è tra le squadre meno efficaci della lega, e la peggiore in assoluto se si considera che solamente il 54% avviene in maniera controllata (ovvero con il disco sul bastone, oppure con un passaggio efficace oltre la blu). Bassa l’efficacia anche quando si opta per un dump-out, con un tasso di appena il 51,8%.
Sotto la media – seppur di poco – anche il dato di entrate nel terzo offensivo con il 54,5% di riuscita, questo nonostante l’Ambrì sia la seconda squadra che tenta più entrate controllate (il 68% del totale).
Il vero dato che dà da pensare è però quello dei dump-in, che indica l’efficacia con cui una squadra recupera in forecheck i dischi mandati in profondità. Con il 15% di riuscita l’Ambrì è la peggior squadra della lega, il che è sintomo di problemi nelle battaglie per i dischi contesi. Un argomento questo su cui coach Luca Cereda spesso punta il dito.
4. Numeri o realtà?
Si è spesso sentita l’espressione “abbiamo raccolto meno di quanto seminato” nel corso della stagione dell’Ambrì Piotta, ma con il giro di boa di metà campionato che arriverà mercoledì, la necessità di concretezza si farà sempre più evidente. Delle premesse promettenti non possono insomma alimentare la classifica, e per l’Ambrì restare in corsa per i play-in significherà iniziare a trovare la vittoria con più costanza.
Se non altro le sensazioni sono supportate dalle statistiche, che in termini di punti attesi vedono l’Ambrì al quinto posto in classifica (1.68 xPTS contro 1.28 effettivi), ma una bassa efficacia al tiro (8.26%) e degli errori di maturità hanno spesso trascinato verso il basso i leventinesi.
Un PDO scarso di appena il 96.99% (solo il Lugano è messo peggio) lascia intendere la possibilità di una seconda parte di stagione al rialzo, con in particolare una percentuale di parate dei portieri solamente dell’88.84% (anche qui, meglio solo dei bianconeri) che dovrà giocoforza migliorare. Ingiusto sarebbe puntare il dito solo su Senn e Juvonen – magari non stratosferici, ma raramente insufficienti – visto che la percentuale di parate è anche lo specchio dell’intero sistema difensivo.
Le proiezioni statistiche danno ad oggi ben l’84.3% di possibilità per l’Ambrì di accedere al post season, con addirittura il 32% di chance di arrivare nel Top 6. Realisticamente quest’ultima prospettiva si scontra con una realtà ben più complicata, ma le premesse sono comunque incoraggianti.
Questi resteranno solo numeri, o rispecchieranno la realtà? All’Ambrì la sfida di dimostrare davvero tutto il suo potenziale.
5. Pilastro mancante
La rosa dell’Ambrì Piotta può vantare una buona profondità e versatilità, ma, arrivati a metà campionato, si deve anche evidenziare la mancanza anche quest’anno di un pilastro fondamentale, ovvero quello di primo centro nel vero senso della parola.
In sede di mercato il ruolo è ovviamente stato consegnato nelle mani di Philippe Maillet, che però ha sostanzialmente deluso sin qui nonostante in alcune serate abbia mostrato alcuni “lampi” del suo potenziale. Sicuramente non abbastanza, perché la mancanza di costanza e i tanti alti e bassi lo rendono un elemento inaffidabile, e infatti non sono mancate le circostanze in cui è stato lasciato in sovrannumero.
La struttura del lineup rimane comunque integra grazie a diversi giocatori che possono giocare nel mezzo, con ad esempio DiDomenico che nell’ultima uscita si è dato un gran da fare, giocando nel complesso una grande partita ma perdendo tanti ingaggi, vari in zona offensiva in momenti importanti.
La figura del primo centro va poi spesso oltre ciò che gli si chiede in termini produttivi – Spacek ad esempio macinava punti e giocate di classe, ma mancava sotto altri aspetti – e dovrebbe essere un riferimento anche in termini di leadership.
L’Ambrì era andato vicino a trovare il profilo giusto se si pensa all’ottimo avvio del passato campionato di Laurent Dauphin, ma sappiamo poi tutti com’è andata. Negli anni non sono inoltre andati a buon fine nemmeno gli ingaggi dei vari Shore, Regin oppure Taffe, mentre un po’ meglio era andata con Flynn.
La mente di molti sarà però finita ad Adam Hall, l’ultimo centro straniero ad unire una grande leadership, fisico e un considerevole bottino di punti. Nota di merito anche a Novotny, che, pur finendo meno sul tabellino, aveva avuto un impatto enorme.