AMBRÌ – LUGANO
6-4
(1-1, 1-1, 4-2)
Note: Valascia, 6’500 spettatori (tutto esaurito). Arbitri Stricker, Wiegand; Kaderli, Tscherrig
Penalità: Ambrì 8×2′ + 1×5′ + 1×20′ (Zgraggen) + 1×10′ (Gautschi), Lugano 7×2′ + 1×5′ + 1×20 (Lapierre)
AMBRÌ – Finisce con i giocatori biancoblù a festeggiare la vittoria, “amaro” dolcetto per una qualificazione ai playoff sfumata poco prima, ma finisce solo la regular season, e per tutti è l’ora di rimboccarsi le maniche.
Per l’Ambrì Piotta è tempo di gettarsi subito con la testa alla salvezza, che arrivi il più veloce possibile per dimenticare e chiudere una stagione vissuta tra alcuni alti e troppi bassi, e la vittoria nel derby deve servire a rinfrancare lo spirito e a liberare la mente.
Il Lugano non festeggia perché, oltre alla sconfitta, i bianconeri dovranno prepararsi a sudare contro lo Zugo, in quella che sarà – sulla carta – la sfida dei quarti di finale probabilmente più combattuta ed equilibrata, con l’obiettivo opposto ai leventinesi di rendere la stagione più lunga possibile.
Si sapeva, questo derby contava molto più per i biancoblù che per i bianconeri, ma non deve essere visto come un match inutile per gli uomini di Shedden. L’allenatore bianconero ha voluto sfruttare questa ultima partita di regular season priva di conseguenze sulla classifica per fare esperimenti, per fare riposare qualcuno, ma senza dover necessariamente far cadere la concentrazione, con le presenze sul ghiaccio di Oestlund (all’esordio in LNA) e dei vari Wollgast e Fontana, lasciando a riposo diversi giocatori.
Logico quindi che il Lugano non avrebbe interpretato il match nella stessa maniera della sera prima contro lo Zugo, ma stava proprio a chi di solito è meno impiegato dimostrare che lo staff tecnico potrà contare su di loro in caso di bisogno, e quindi l’attitudine deve rimanere tale.
All’Ambrì invece era chiesto l’orgoglio, quello perso nelle ultime decisive partite, quello che serve per vincere un derby casalingo che è sempre da vincere, e quello che può e deve salvare Pestoni e compagni dal girone della salvezza, mai facile da affrontare soprattutto a livello mentale. Ne è uscito un derby giocato a sprazzi, con lunghi momenti di gioco ininterrotto seguito da altri con continue interruzioni, con diversi errori di impostazione sia su un fronte che sull’altro.
A livello fisico non si può dire che sia stato il massimo, dato che il solo Lapierre si è distinto per le scazzottate cercate con Giroux prima e Zgraggen poi – l’ultima costata a entrambi la penalità di partita – quasi a voler mostrare a tutti, di nuovo, che lui in clima playoff ci è entrato con anticipo, persino con troppa foga. La scazzottata, a mani nude, ma invero durata poco e con nessuna conseguenza se non una reciproca pacca sulle spalle nei corridoi, ha quasi spento un derby iniziato abbastanza bene, ma che da lì in poi ha perso appeal a livello di intensità e di gioco.
Su un fronte Pestoni ed Emmerton hanno cercato di prendere la squadra in mano, non sempre con costrutto e spesso andando fuori tempo con i compagni, mentre sull’altro, a fare i maggiori danni è stata la coppia Hofmann–Bertaggia. Le due velocissime ali hanno seminato i maggiori scompigli e trovato le prime due reti bianconere, prima che il numero 13, dopo un fallo di Gautschi, gettasse la spugna per una distorsione alla caviglia, aggiungendosi alla lunga lista di assenti luganesi.
L’Ambrì nei primi due tempi ha cercato di fare gioco, scontrandosi spesso con la giovane difesa bianconera che però in alcuni tratti ha lasciato dei buchi, Oestlund compreso, permettendo a Lauper e Adam Hall di tenere la sfida in parità.
Il derby si è deciso con un terzo tempo decisamente più movimentato, con il ribaltamento del risultato da parte di Grassi e Pestoni dopo il vantaggio di Klasen, e la conseguente legittimazione della vittoria biancoblù con le altre reti di Giroux e ancora Grassi, intercalate da Chiesa.
L’Ambrì Piotta è riuscito a far sua la contesa dopo che il Lugano ha ceduto “strutturalmente” giocando moltissimi minuti con Fontana, Wollgast e Sartori tra gli altri, sperimentando blocchi da box play inediti, mentre i leventinesi hanno spinto per cercare l’errore da forechecking nello slot e i rebound di Oestlund.
Il Lugano non ha disputato la miglior partita possibile, ma l’Ambrì non è riuscito a dare intensità se non negli ultimi minuti, soprattutto con la combattività dei vari Grassi, Lauper e Duca. Su una cosa le due formazioni si sono somigliate, ossia sui power play, spesso inguardabili e legnosi, anche se numericamente i leventinesi ne hanno sfruttato uno in più, riuscendo pure a battere Oestlund in short hand con Lauper.
Un derby che a parole doveva servire a tante cose ma che a conti fatti, più o meno tutti sapevano che sarebbe stato un derby “meno derby” del solito. Da parte del Lugano è vero che si deve trovare l’intensità giusta, ma era francamente difficile credere che i bianconeri sarebbero saliti in Leventina per fare la partita dell’anno. In questo caso va trovata la via di mezzo se si vuol dire che è giusto dare del riposo a chi ne ha bisogno e nello stesso tempo affermare che si deve entrare come fosse la prima di playoff, perché è impossibile far collimare le due cose.
Per la squadra di Kossmann il discorso è diverso, a livello numerico il derby è servito a mettere altri tre punti sul Langnau, ma doveva servire a non chiudere con una sconfitta che avrebbe potuto mandare un po’ nello sconforto una squadra già delusa e poco grintosa nelle ultime uscite proprio alla vigilia dei playout. I biancoblù ne escono rinfrancati, non senza i dubbi di gioco che ormai tutti conoscono, ma almeno con del morale in più e con il cuore in pace, così sarà meno difficile rendere il resto della stagione il più breve possibile.
DIECI MINUTI DI ORGOGLIO: La differenza l’Ambrì Piotta l’ha fatta a partire dal 50’51”, ossia da quando Grassi ha trovato il modo di infilare in una certa maniera Oestlund per 3-3.
Da lì il Lugano ha cominciato a scomporsi e a commettere qualche fallo ingenuo, permettendo ai biancoblù di sfruttare il “momentum” (finalmente) segnando altre tre volte e resistendo all’ultimo assalto bianconero. La vittoria è arrivata trovando le reti decisive di Pestoni, Giroux e Grassi, guarda caso al loro ultimo derby.
(Clicca le frecce per scorrere le fotografie)