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Interviste

Haas: “Abbiamo lavorato tanto per lasciare da parte il passato, ora viviamo il momento”

Il centro ha fatto il suo rientro: “Non ero sicuro di poter tornare a giocare in questo Mondiale. Vedere l’energia dei tifosi nel match con il Canada mi ha dato un’ulteriore spinta. La Germania? Ci rallegriamo di questo scontro”

PRAGA – A Gaetan Haas è tornato il sorriso. L’infortunio che lo aveva messo fuori combattimento alla prima uscita mondiale contro la Norvegia è ormai alle spalle e la Finlandia è stata sconfitta. La chiacchierata inizia dunque subito con una battuta.

Gaëtan dove eri finito, in vacanza?
“Sì ho fatto una bel giretto a Dubai, ora sto bene, ma ho le gambe un po’ pesanti”.

Sei passato praticamente da tutte le televisioni prima di arrivare da noi. Hai passato più tempo a rilasciare interviste o sul ghiaccio?
“Te lo dirò quando avrò finito di discutere con voi”.

Dai diventiamo seri ora, come ti sei sentito sul ghiaccio di fronte ai finlandesi?
“Sono già contento di esserci, è stato un cammino lungo e frustrante. Non ero sicuro di poter tornare a giocare durante questo Mondiale. Io e lo staff medico abbiamo fatto di tutto per riuscirci, sono dunque felice. Ora il match di rientro è alle spalle. All’inizio ê stato un po’ complicato, anche a causa della mancanza di allenamento. Ho dovuto ritrovare un po’ il fisico e il feeling. Lo staff tecnico e i compagni mi hanno aiutato molto. Nel finale le gambe erano appunto un po’ pesanti, ma fa parte del processo”.

Avevi incassato una dura carica alla testa al debutto, hai sofferto di una commozione cerebrale?
“Era un dolore alla parte alta del corpo (Haas ride ndr)”.

Hai avuto qualche timore durante la partita?
“In questi casi magari in entrata di partita sei un po’ più guardingo del solito, fino a quando poi sei tu a scagliare il primo colpo e in seguito ascolti la reazione del tuo corpo. In questo senso è andato tutto bene”.

Hai comunque seguito le partite della squadra? Spiegaci il tuo stato emotivo in questi giorni…
“Dapprima c’è stata la frustrazione. Perché io, perché proprio adesso? Finisci per un attimo in un buco nero, ci impieghi un po’ ad accettare la situazione. Ho ricevuto sostegno da tutti, dalla squadra e dal coach e il suo staff. Non mi hanno mai lasciato cadere, erano con me e ciò mi ha fatto benissimo. Una volta superata questa fase ho fatto di tutto per cercare di tornare. Inizialmente per me, proprio per non avere rimorsi e avere la coscienza di aver fatto il massimo, indipendentemente dall’esito. Finalmente in mattinata prima del match contro i finlandesi è arrivata la decisione. Le partite le ho guardate alla TV in hotel, l’unica che ho visto dal vivo è stata l’ultima contro il Canada. Sentivo il bisogno di uscire e poi avevo captato l’entusiasmo che c’era tra i tifosi. Era dell’energia da prendere anche per me. Presenziare al match mi ha dato un’ulteriore spinta”.

Era strano sapere che in caso di vittoria si sarebbe sfidato la Germania mentre con una sconfitta gli Stati Uniti?
“No. Il nostro unico focus e obiettivo era di vincere e terminare la fase a gironi con una nota positiva. Se perdi due partite di fila magari s’instaura qualche dubbio nella testa. Volevamo fornire una prova solida e mostrare una reazione. L’abbiamo fatto, oltretutto contro la Finlandia, non certo un team che abbiamo sconfitto spesso”.

Ora arriva la Germania. C’è una sorta di trauma, qual è il tuo spirito?
“Abbiamo lavorato tutto l’anno per lasciare da parte il passato e vivere il presente. Credo che tutti si rallegrano di poter giocare questa partita”.

Dunque, avendo per così dire messo ai margini il passato, non si può parlare di rivincita?
“Nella testa in generale ti dici che è una rivincita, ma in qualità di squadra viviamo appunto il momento. Ora parlo con voi, è l’unica cosa che conta. Non penso alla rigenerazione tra qualche ora, è ancora troppo lontana”.

Spostarsi a Ostrava, considerando addirittura che sei reduce da un infortunio, ti pesa?
“Chiaro è un tragitto che ci toccherà fare, tutti avrebbero preferito restare qui a Praga, ma stiamo parlando di un quarto di finale a un Mondiale. Se è necessario fare queste 3-4 ore di treno, le faremo”.

E allora tutti in carrozza per andare a cercare la gloria a Ostrava, come nel 2015. Sperando stavolta di conquistarla.

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