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Interviste

Carr: “Punto dritto alla porta e il mio stile non cambierà, per il futuro mi prendo del tempo”

Primo allenamento per il canadese: “Conosco poco della Svizzera, ma mio padre aveva giocato a Thun ed aveva amato la sua esperienza. Il contratto? Prima voglio conoscere bene la vostra realtà, anche per la mia famiglia”.

LUGANO – Ultima pedina ad aggiungersi allo scacchiere bianconero, l’attaccante canadese Daniel Carr si è allenato agli ordini di Pelletier nella mattinata di giovedì, quando lo si è visto pattinare per la prima volta con la sua nuova squadra.

“Sono partito da Edmonton martedì e sono arrivato ieri a Lugano, è stato un viaggio lungo ma tutto è andato per il meglio. In poco tempo ho già potuto incontrare lo staff, sistemarmi nel mio appartamento e camminare un po’ per la città, che è davvero bellissima”, ha debuttato sorridente l’attaccante.

Quali sono le prime impressioni dal tuo nuovo spogliatoio?
“È stato divertente essere per la prima volta sul ghiaccio con la squadra. Ci sono alcuni volti che ho già incrociato negli anni come avversari, ma di fatto non conosco nessuno dunque dovrò ambientarmi completamente. Come primo giorno è stato ottimo, non vedo l’ora di ciò che sta per arrivare”.

Conosci qualcosa della Svizzera?
“Mi sono informato un po’ parlando con Domenichelli, ed inoltre mio papà anni fa aveva giocato a Thun… Non conosco molto della Svizzera, se non che lui aveva amato l’esperienza fatta qui. Per il resto baso la mia conoscenza su Google e Instagram, dunque sia io che mia moglie siamo molto eccitati all’idea di scoprire un nuovo posto”.

Come ti aspetti avverrà la transizione all’hockey europeo?
“Naturalmente tutti sappiamo che ci sono delle piccole differenze nel giocare su una superficie più grande, le letture dei passaggi sono un po’ più semplici visto lo spazio extra. Dovrò adattarmi e spero che tutto vada liscio, ma non penso di dover cambiare qualcosa nel mio gioco… Il mio stile mi impone di stare il più vicino possibile alla porta avversaria, dunque poche importa se tutto attorno c’è più ghiaccio, il mio focus rimane lì nel mezzo”.

Possiamo insomma aspettarci di vederti giocare in maniera molto diretta…
“Sì, passo davvero tanto tempo nello slot! Voglio lavorare duro ed unire il tutto con alcune giocate, ma in generale non mi piace stare ai margini della pista. Non c’è molto altro da aggiungere… Gioco in maniera semplice (ride, ndr)”.

Hai un contratto sino al 15 novembre, con opzione sino al 31 dicembre…
“Per ora la mia prospettiva è di guardare le cose giorno dopo giorno. Per me questa è una bella opportunità per vestire la maglia di un grande club, dunque vedremo come si svilupperanno le cose… Ho parlato con Domenichelli e abbiamo concordato di prenderci del tempo e vedere come andrà”.

Non punti dunque a tutti costi ad un ritorno in NHL…
“Su dove vedo il mio futuro al momento non ho risposte, voglio prima conoscere bene la vostra realtà e capire se può essere l’ideale per la mia famiglia. La mia situazione in Nordamerica è stata abbastanza dura negli ultimi anni, ero sempre a metà tra l’AHL e la NHL”.

Nelle minors hai sempre avuto ottimi numeri, cosa ti è mancato per fare il salto definitivo in NHL?
“Due anni fa non ho avuto molte chance, sono stato richiamato in un paio di occasioni ma avevo 8-9 minuti di ghiaccio. A Nashville invece sono stati molto onesti con me, quando venivo richiamato mi posizionavano in seconda linea – per alcuni match anche in prima – ma non ho vissuto una grande stagione… Mi ero infortunato durante l’estate, ed anche quando sono tornato sano sentivo di non giocare bene. Con il passare del tempo sono però tornato al mio livello, ma tutto si è interrotto a causa del coronavirus e la stagione è finita li”.

C’è chi individua un lacuna nel tuo pattinaggio, è così?
“Non saprei bene come rispondere. Questo è un tema che mi ha sempre accompagnato, ma io guardo avanti”.

Cosa ci puoi invece raccontare di Roman Josi, che hai conosciuto a Nashville?
“È il migliore! Durante la mia carriera ho avuto il privilegio di giocare con tanti ottimi giocatori, capaci di avere statistiche eccezionali, ma Josi è davvero eccezionale. È in corsa per il Norris Trophy, e se non dovesse vincerlo lo reputerei un errore. Secondo me è il miglior difensore al mondo, ed è anche una bravissima persona”.

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