LUGANO – ZSC LIONS
2-1
(1-1, 0-0, 0-0; 1-0)
Reti: 10’00 Sekac (Zohorna, Aleksi Peltonen) 1-0, 15’13 Zehnder (Frödén) 1-1, 64’22 Fazzini (Thürkauf) 2-1
Note: Cornèr Arena, 4’849 spettatori
Arbitri: Hürlimann, Ströbel; Cattaneo, Fuchs
Penalità: Lugano 0x2, ZSC Lions 1×2
Assenti: Joren van Pottelberghe, Marco Zanetti, Calle Dahlström, Michael Joly (infortunati), Leandro Hausheer, Liekit Reichle, Dominic Nyffeler (sovrannumero)
LUGANO – Quella rete di Fazzini probabilmente era rete ancora prima che il topscorer bianconero arrivasse davanti a Hrubec. Il Lugano aveva disputato sessanta minuti di alto livello, lottando su ogni disco, mettendo pressione sulla porta ospite e riuscendo finalmente a penetrare lo slot e creare il caos davanti all’imperterrito ceco, ma dopo il gol di Sekac quel disco non ne voleva proprio sapere di premiare i padroni di casa, come segno beffardo verso una squadra con l’acqua alla gola.
E quando Thürkauf ha spinto quel puck verso Fazzini tutti avevano capito che l’unica possibilità di portare a casa ancora due punti stava in quei quindici metri tra l’attaccante e il portiere, e come faccia a trovare sempre certi pertugi oltretutto in momenti in cui occorre freddezza da manuale, un giorno Fazzini ce lo spiegherà.
Intanto il suo ventesimo gol stagionale vale due punti meritatissimi per la squadra di Uwe Krupp, in una partita che ha il sapore amaro delle lacrime sul latte versato, ripensando soprattutto al blackout di Zugo e alla frustrante sconfitta di domenica di fronte al Langnau.
Certo, due punti contro i Lions li si prendono al volo, soprattutto prima della pausa che segna un fosso prima del terribile rush finale a cui sono attesi i bianconeri, ma adesso come adesso quei due punti che dovevano essere tre servono soprattutto a ricreare un piccolo cuscinetto tra il Lugano e il Ginevra penultimo, e la prestazione servirà invece a dimostrare che i sottocenerini sono ancora vivi.
Rispondere in questa maniera dopo la sconfitta contro i Tigers che rischia comunque di mandare tutto all’aria in proiezione futura non era certo facile, la frustrazione avrebbe potuto prendere il sopravvento, invece i ragazzi di Krupp hanno saputo trovare risorse fisiche e mentali (nell’ennesimo turno concentrato in pochi giorni) per fare fuori Andrighetto e compagni, con una prestazione andata in crescendo e che ha toccato picchi di qualità che nelle ultime uscite erano completamente spariti.
Detto della maggior efficacia nei due slot, con l’ottimo Huska ben protetto – efficace e reattivo lo slovacco, nonostante uno stile un po’ tutto suo – il segreto di questa prestazione non è molto segreto, perché alla base di tutto c’è un ritorno alle direttive difensive che avevano avuto successo nei primi incontri diretti dal coach tedesco, basti vedere le posizioni da cui ha maggiormente tirato lo ZSC, ossia lateralmente e con pochi spunti arrivati direttamente davanti a Huska, sfortunato oltretutto sul gol del pareggio, quando non è riuscito a trattenere la deviazione involontaria di Alatalo.
Il timore dopo quel gol era il solito, la paura di un Lugano fragile e capace di cadere al tappeto alla prima avversità, ma stavolta a venire buono ai bianconeri è stato anche il carattere, e nonostante qualche breve momento di sudore sulle scorribande dei Lions, Thürkauf e compagni sono riusciti sempre a reagire e a crescere collettivamente, fino a un terzo tempo chiuso senza reti solo per la bravura di Hrubec e l’imperizia di diversi attaccanti.
Scontratisi oltretutto in tre episodi contro i pali (Fazzini, Aebischer e Sekac), i ragazzi di Uwe Krupp hanno mostrato capacità di pungere con i quattro blocchi e senza Joly, sfruttando il lavoro collettivo alle assi e soprattutto degli uomini più muscolari, come un Sekac a tratti incontenibile dalla difesa ospite.
Peccato davvero pensare che questo match avrebbe potuto (e dovuto) portare un punto in più ai bianconeri, ma vedendo una prestazione di tale qualità fa ancora più male quando negli occhi ci sono ancora le ultime due sconfitte, e pur con tutta la buona speranza di questo mondo (che finisce solo quando è finita sul serio, va detto) la paura è che queste ultime due partite possano rappresentare il più grande rimpianto da qui a tre settimane.
IL PROTAGONISTA
Jiri Sekac: Il ceco si è sbattuto come al solito al servizio della squadra, portando di forza molti dischi in attacco e trovando la rete proprio al termine di un’azione da lui preparata e in cui ha causato il caos nello slot. Il numero 67 si è adoperato tantissimo in attacco quanto in difesa, bloccando diversi tiri in entrata del terzo e operando molti blocchi sugli zurighesi in uscita, mostrando spesso una resistenza allo sforzo fisico ben oltre la media.
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