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Interviste

Morini: “Tornare a giocare ha rappresentato per me un traguardo fondamentale”

L’attaccante italiano sul suo ritorno in pista: “Sento la fiducia per affrontare una partita e i suoi contrasti, senza non sarei sceso sul ghiaccio. Contro il Langnau non abbiamo lavorato nella maniera giusta”

(Photobrusca & Luckyvideo)

LUGANO – All’annuncio del suo nome da parte dello speaker della Cornèr Arena il pubblico ha esultato in maniera spontanea. Giovanni Morini è uno dei giocatori in cui i tifosi bianconeri ripongono maggior affetto per il suo attaccamento e l’impegno sul ghiaccio e rivederlo all’opera è stato un sollievo per tutti: “Se domenica sera sono potuto scendere in pista lo devo a diverse personeafferma quasi commosso Morinilo devo alla mia famiglia, a mia moglie, ma anche allo staff medico e ai preparatori e alla società che mi è sempre rimasta vicina anche nei momenti di maggior difficoltà, in particolare Vicky Mantegazza, Marco Werder e Hnat Domenichelli. Giocare contro il Langnau per me è stato un traguardo che non avrei potuto raggiungere senza l’aiuto delle persone che hanno dimostrato di volermi bene e di starmi vicino”.

Giovanni Morini, il tuo ritorno è stato l’unico motivo di gioia, contro il Langnau siete usciti delusi…
“C’è tanta rabbia per come è finito questo incontro perché il Langnau si è mostrato molto efficace capitalizzando le sue prime due occasioni da rete, mentre a noi non è mancato certo il volume di gioco. Contro una squadra così organizzata avremmo dovuto portare molta più presenza e fisico nello slot, a volte è veramente difficile poter scardinare la loro difesa ma avevamo l’impressione di poter riuscire a fare qualcosa di più, invece è andata come è andata”.

Questa sconfitta rischia di essere quasi determinante, come va digerita a poche ore dalla sfida ai Lions?
“Personalmente non penso ci si possa permettere di guardare chi ci troviamo davanti, il campionato è equilibrato, lo ha dimostrato anche lo Zugo che dopo averci battuto è uscito sconfitto dalla trasferta a Porrentruy, e tutti possono vincere contro tutti. Dobbiamo solo concentrarci sul portare in pista il massimo impegno e la nostra partita migliore ogni sera, ci sono ancora punti a disposizione e vogliamo fare di tutto per agguantare un posto nei play-in”.

Come ti sei sentito? Con il passare dei minuti sei sembrato già a tuo agio..
“Se devo essere onesto nel primo tempo le gambe bruciavano parecchio, ma penso sia normale dopo un anno di assenza dalle competizioni, ma tutto sommato non mi sono sentito male. Sapevo di essere pronto perché non avrei mai esordito se con gli allenatori non fossimo stati sicuri che avrei potuto affrontare una partita, sia sul piano della condizione fisica che della fiducia nell’affrontare i contrasti di una partita. Se non avessi avuto le sensazioni giuste di poter entrare mentalmente pronto ad affrontare tutto questo sarebbe stato inutile scendere in pista”.

Sei rientrato in squadra con tuo fratello assistente di Uwe Krupp, come hai vissuto questo cambiamento?
“Sicuramente almeno inizialmente è stato particolare e abbastanza strano vedere mio fratello in panchina, ma poi le cose si normalizzano e già da domenica in partita io ero un giocatore e lui un membro dello staff degli allenatori e ognuno si cala nel suo ruolo, inoltre interagisco meno con lui in partita dato che si occupa dei difensori. Anche a casa o nel tempo libero cerchiamo di parlare il meno possibile di hockey, quindi questa cosa è andata via abbastanza nella normalità”.

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