ZUGO – LUGANO
7-4
(2-2, 0-2, 5-0)
Reti: 00’29 Carr (Fazzini, Alatalo) 0-1, 01’52 Joly (Marco Müller) 0-2, 10’16 Balestra (Leuenberger) 1-2, 10’54 Riva (Hofmann) 2-2, 22’02 Aebischer 2-3, 30’43 Arcobello 2-4, 46’48 Olofsson (Johnson) 3-4, 51’33 Muggli (Olofsson) 4-4, 53’39 Olofsson (Künzle, Hofmann) 5-4, 56’15 Hofmann (Martschini) 6-4, 59’50 Künzle 7-4
Note: Bossard Arena, 7’647 spettatori
Arbitri: Lemelin, Striscker; Altmann, Stalder
Penalità: Zugo 5×2 + 1×5 + 1×20, Lugano 7×2 + 1×20′
Assenti: Giovanni Morini, Joren van Pottelberghe, Marco Zanetti (infortunati), Leandro Hausheer, Liekit Reichle, Valtteri Pulli, Adam Huska (sovrannumero)
ZUGO – Cosa sia successo tra il 47’ e il 53’, lasso di tempo in cui il Lugano ha sprecato vantaggio e cinque minuti di powerplay facendosi ribaltare dallo Zugo, è abbastanza chiaro. Sul perché sia successo e soprattutto come è stato possibile permetterlo dovrà farlo un’attenta analisi, compito di staff tecnico e squadra.
È successo che una squadra avanti nel risultato a Zugo, reduce da un primo periodo pirotecnico e da un secondo invece controllato con solidità e sorprendente personalità di fronte a Martschini e compagni all’improvviso e proprio nel momento potenzialmente più favorevole per chiudere l’incontro imploda su se stessa, sia mentalmente che fisicamente.
Non era stata la partita perfetta quella del Lugano, ma sembrava che la squadra di Uwe Krupp potesse avere i numeri per portare via punti a uno Zugo decisamente in palla e capace a tratti di alzare il ritmo come ai tempi migliori, forte di una potenza offensiva ritrovata anche grazie ai rientri degli ultimi infortunati.
L’inizio lampo dei bianconeri, capaci di sfruttare un powerplay concesso dopo tre secondi di gioco (!) e un tiro precisissimo di Joly, ha forse illuso che la serata della Bossard Arena potesse essere più facile del previsto, salvo un ritorno sulla Terra al termine di un primo tempo preso in mano rapidamente dai padroni di casa.
Uwe Krupp ha saputo comunque rimettere in carreggiata la squadra, la quale ha alzato il livello di competizione nel secondo periodo. I bianconeri al ritorno sul ghiaccio sono apparsi più solidi e maggiormente pronti nel coprire gli spazi, tanto che lo Zugo ci ha messo dieci minuti a trovare la prima vera occasione, affidandosi sempre alle transizioni in velocità ma trovando parecchi bastoni a deviare passaggi e tanti parastinchi a bloccare tiri.
È anche vero che le due reti bianconere del periodo centrale sono arrivate con una buona dose di fortuna (possiamo anche dire finalmente) ma anche grazie alla semplice legge dei dischi buttati sulla porta: prima o poi qualcosa succede. Purtroppo però è successo ben di più quando il Lugano è stato chiamato a chiudere una partita che stava già conducendo di una rete di vantaggio (accorciato dal gol in powerplay di Olofsson, un primo segnale).
La squadra di Krupp stava contendendo già troppo spazio allo Zugo, candendo in due powerplay consecutivi che alla fine logicamente hanno avuto come conseguenza il 3-4, ma proprio lì gli arbitri – disastrosi in generale per tutto l’incontro – hanno concesso giustamente cinque minuti di superiorità per i bianconeri oltretutto spedendo sotto la doccia Jan Kovar.
E lì è partito il disastro, per quattro minuti il Lugano ha pasticciato in powerplay fino a prendere in shorthand il pareggio di Muggli e subendo poi l’inesorabile crescita e vantaggio a favore di Hofmann e compagni, trascinati da un Olofsson incontenibile. L’impressione è che il Lugano in quel frangente abbia perso la calma e si sia fatto sopraffare anche da un crollo fisico improvviso, tanto evidente era la facilità con cui lo Zugo riusciva a superare nei duelli i bianconeri.
È una sconfitta brutta per come è nata in un lasso di tempo molto corto, bruciante perché nata quando si intravvedeva la possibilità di chiudere i conti, ingenua perché tutta la squadra è caduta in un vortice che sembrava crescere di cambio in cambio senza riuscire a trovare le contromisure.
È stata però anche la prima partita diretta da Uwe Krupp in cui la solidità difensiva è andata nel cestino, con troppe reti concesse dallo Zugo da distanza ravvicinata e mancate liberazioni dello slot, e in generale basterebbe dire che si è usciti con zero punti dopo aver segnato quattro reti alla Bossard Arena per capire quanta delusione possa esserci dopo questa serata in cui si sarebbe potuto agganciare il treno dei play-in.
IL PROTAGONISTA
Fredrik Olofsson: In una serata da tanti scontri fisici, lo svedese ne è uscito alla grande, dominando la sua parte di slot e di assi disputando una grandissima partita di sostanza e qualità. Nel giro di sette minuti ha ribaltato il Lugano con due reti e un assist, mostrando finalmente quelle qualità che in stagione erano comparse solo a tratti.