LANGNAU – LUGANO
3-5
(3-2, 0-2, 0-1)
Note: Ilfis, 6’000 spettatori. Arbitri Brueggemann, Kurmann; Küng, Obwegeser
Penalità: Langnau 4×2′, Lugano 7×2′
LANGNAU – Non era propriamente scontato uscire con la posta piena dalla Ilfis di Langnau, in primis per la ritrovata fiducia dei Tigers dopo l’avvicendamento tra Beattie ed Ehlers in panchina, operazione che ha trasformato il Langnau in una squadra sorprendentemente solida e pericolosa nelle ultime settimane, ma anche per quelle difficoltà che il Lugano deve ancora limare.
Ed in effetti l’inizio di partita ha confermato queste tendenze, con il Langnau padrone del proprio ghiaccio e il Lugano più attendista, ma la squadra dell’Emmental non è più quella che mette tutta la foga e il caos nelle folate offensive, bensì è un gruppo che pur con tutti suoi limiti procede più ordinato e con maggior solidità difensiva, in puro stile del proprio coach.
La partita si è comunque sviluppata in maniera piuttosto aperta, con delle difese nella parte iniziale ballerine e poco attente agli uomini persi nello slot, ed a giovarne sono stati i tifosi, che nel primo quarto d’ora non hanno avuto certo di che lamentarsi per le emozioni.
Ben cinque reti tra le due squadre nello spazio di pochi minuti, con due reti fortunose dei Tigers (autorete di Sartori su un appoggio completamente fuori misura di Kuonen e doppia deviazione sulla rete di Albrecht) e un mezzo regalo di Merzlikins, dall’altra parte la doppietta del micidiale Bürgler a tenere vivo il Lugano.
La vera svolta della partita però è arrivata con un power play a favore del Langnau nel secondo tempo, ma a sfruttare quel momento è stato il… Lugano, scappato via con una sgroppata di Lapierre – altra ottima partita a tutta pista del canadese – e letale con il tocco susseguente di Gardner per il 3-3 che ha cambiato il match.
Da lì il Langnau non ha più saputo tenere il ritmo, frastornato dal pareggio, e si sono aperti gli spazi per gli ospiti, bravi a spingere all’errore i padroni di casa con un gran lavoro in forecheck. Quasi di logica conseguenza è arrivato il game winning gol di Zackrisson, servito da Hofmann proprio a metà partita, a suggellare la forza di carattere della truppa di Shedden.
Certo, Hirschi e compagni non hanno del tutto cancellato gli errori che hanno portato un paio di uomini di troppo soli nello slot davanti a Merzlikins, ma in fase di manovra vera e propria i Tigers si sono rivelati inferiori dopo che lo svedese ha saputo girare il match, nonostante il maggior numero di tiri e appoggi – anche per i 14 minuti di power play contro i 6 del Lugano – di DiDomenico e compagni volti a cercare reti sporche e deviazioni davanti alla porta.
Gli sforzi profusi dal Langnau con i suoi uomini migliori (quasi 24′ per DiDomenico, 23′ per Schremp) sono stati pagati a caro prezzo dai bernesi e, come nella sera precedente, a livello fisico il Lugano è sembrato guadagnar terreno mano a mano che i minuti passavano, trovando pure la rete del 5-3 grazie a Klasen in power play.
Proprio in superiorità numerica il Lugano ha saputo fare la differenza meglio dei padroni di casa, trovando 2 reti su 3 power play, trovando anche una grande efficacia in box play (segnando pure un gol decisivo in shorthand) grazie a una sola rete subita in 7 occasioni. Da qui anche il maggior numero di tiri effettuato dal Langnau, ma ancora una volta i quartetti di inferiorità numerica bianconeri si dimostrano di grande efficacia, e il power play sta ritrovando le cifre migliori.
Nonostante la sofferenza iniziale e qualche piccolo patema nel finale, la vittoria del Lugano è meritata, per il maggior controllo sulla sfida dopo la rete del pareggio e per aver avuto il carattere di girare una contesa dalla propria parte nonostante l’incertezza e l’equilibrio. Di sicuro è stata una gara più accorta e tatticamente gestita bene, nonostante ancora la difesa mostri segni di insicurezza nel posizionamento e nelle uscite, ma i segnali migliori sono arrivati di nuovo dal reparto offensivo. Ancora una volta Bürgler dimostra tutta la sua freddezza e la duttilità offensiva, e le tre reti nel week end al fianco di Klasen e Martensson fanno sperare che i due svedesi abbiano forse trovato l’erede di Pettersson.
Erede dell’ex numero 71 non tanto per le reti (Bürgler viaggia a medie molto alte) ma per l’intesa che tanto era mancata al topscorer bianconero. Già perché giocare al fianco del fenomeno svedese non è facile, occorre pensare in maniera molto più veloce e spesso fuori dagli schemi, altrimenti anche lui ricomincerebbe a intestardirsi in azioni personali.
Se l’intesa tra i due (uguale in power play, dove Bürgler ha preso il posto di Pettersson come tiratore all’angolo basso) dovesse continuare su questa strada, anche Klasen non potrà fare altro che crescere ulteriormente, con qualcuno al suo fianco che parla la stessa lingua. Continua la crescita anche per Zackrisson, sempre più guida della propria linea e di nuovo in rete, e i sorrisi che dispensa in panca e sul ghiaccio dopo le reti sono sinonimo di ritrovata serenità.
Due parole occorre spenderle anche per Lapierre e Gardner, che messi assieme sono un magazzino di esperienza e mestiere senza pari: intelligenza di gioco a tutto campo, sacrificio e furbizia.
In attesa dei rientri di Sannitz, Brunner e Bertaggia (praticamente un blocco offensivo mica da scherzo) il Lugano si gode un week end da 6 punti, una ritrovata serenità e stabilità nel line up, nonché una vittoria in trasferta che mancava dalla vittoria di Losanna. Ora ci sono il tempo e la tranquillità necessaria per lavorare su quelle lacune che a volte lo fa ancora traballare.
Infine, con un timing perfetto, Klasen ha chiuso la contesa in power play smorzando sul nascere i tentativi di rimonta dei Tigers, suggellando la vittoria del Lugano. Tutte reti pesantissime, cadute in momenti particolari della contesa e trovate da giocatori che non sono casuali, bensì quelli specializzati per ogni momento e situazione.