LUGANO – Migliorare e rendere quasi perfetto qualcosa di già buono, seppur con delle lacune, checché se ne dica non è compito facile. Non lo è per Roland Habisreutinger, che prima di partire per l’Alaska ha preparato la strada per i colpi sperati e quelli riusciti, come nel caso di Patrik Zackrisson.
Prima di passare dal nuovo centro svedese del Lugano occorre però fare una panoramica su quelli che possono essere gli scenari possibili per il futuro line up dei bianconeri, con una situazione creatasi il mese scorso che lascia aperte diverse soluzioni tattiche.
La partenza di Fredrik Pettersson ha privato il Lugano di una trentina di reti stagionali, e questo sicuramente è pesante, ma volendo guardare più in là del rendimento individuale di Pettersson, il suo buco è anche una grande occasione per creare una situazione “a catena” per migliorare tutta una squadra. Può sembrare paradossale o ottimistico vedere il lato positivo la partenza di uno scorer come il numero 71, ma se sfruttata nella maniera giusta il Lugano potrà essere più completo, meno prevedibile e sempre meno dipendente da un ristretto numero di giocatori.
Il Lugano, a questo punto, ha a disposizioni due scenari, la cui scelta però non dipende solo da Shedden e Habisreutinger, ma anche e soprattutto da quali decisioni prenderanno i giocatori seguiti dalla società.
Il primo scenario è quello che vede Bürgler come pedina per rinforzare il terzo blocco (definitivamente tramontate probabilmente le poche possibilità di un assalto a Hollenstein), in modo da dare profondità offensiva al bottom six bianconero andando a scalare le ali, con benefici anche per un quarto blocco risultato parte debole della squadra.
In questo caso rimane aperta la possibilità di ingaggiare ancora un’ala straniera offensiva ma magari più “di squadra”, che segna anche meno di 20 reti a stagione ma distribuite anche nelle situazioni di power play. Facile fare i calcoli matematici sottraendo o sommando individualmente il numero di reti del Pettersson o del Brunner di turno, l’importante è che quando non segna il primo o il secondo blocco siano in grado di farlo anche il terzo o il quarto, chiave molto più importante in ottica playoff.
Il secondo scenario (che non per forza è dipendente dal primo) è quello riguardante la difesa, con obiettivo primario Yannick Weber. Se il difensore ex Canucks dovesse accettare l’offerta del Lugano (possibile, ma non imminente di certo) Shedden si ritroverebbe in squadra quel top player in grado di far rendere anche il power play come si deve, lasciando aperta la porta all’attaccante straniero, e questa nel suo insieme sarebbe la carta migliore del mazzo.
In caso contrario (anche le strade che portano a Von Gunten sembrano chiuse) sarebbe da ponderare la possibilità di ingaggiare un difensore straniero, ma attenzione, questa sarebbe la strada più difficile e rischiosa per aumentare il livello in maniera effettiva. Questo perché un difensore straniero per fare la differenza nel nostro campionato deve essere un fuoriclasse e di grande personalità (Noreau, Mäenpää, per fare dei nomi attuali) e ripensando alle delusioni portate in passato dai vari Tärnström, Tremblay o Hendry si capisce come sia molto più difficile trovare il Nummelin (impossibile) o anche l’Heikkinen di turno (quello del primo anno).
Dalle dichiarazioni prudenti e millesimate di Habisreutinger si capisce comunque che la situazione sia chiara in casa Lugano, migliorarsi non sarà facile, ma il primo passo è quello buono, Patrik Zackrisson è un coniglio dal cilindro di quelli belli grossi, uno dei migliori centri two ways (ma capace offensivamente) sul territorio europeo. L’arrivo dell’ex Skelleftea intanto ha già messo al suo posto una bella pedina del puzzle, quel centro del secondo blocco che ne Filppula ne Stapleton hanno saputo interpretare al meglio.
Insomma, se Habisreutinger voleva allenarsi a pescar salmoni, la prima preda è da applausi, per il resto bisogna solo attendere gli eventi, ma possiamo star certi che la volontà è quella di fare una pesca mirata ma miracolosa.