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Lugano

Una prova incoraggiante non basta al Lugano per battere il Ginevra

GINEVRA – LUGANO

4-2

(2-1, 1-1, 1-0)

Reti: 10’06 Slater (Fransson, Antonietti) 1-0, 13’15 Sannitz (Vauclair, Hofmann) 1-1, 15’13 Wick (Rubin, Loeffel) 2-1, 30’49 Kienzle (Morini) 2-2, 34’07 Slater (Loeffel, Romy) 3-2, 59’58 Romy (Wick, Bezina) 4-2

Note: Les Vernets, 6’513 spettatori. Arbitri Fischer, Kurmann; Gnemmi, Küng
Penalità: Ginevra 4×2′, Lugano 6×2′

GINEVRA – Ancora una sconfitta fuori casa per il Lugano, anche se stavolta vien da dire “eppur si muove”. Doug Shedden ha portato a Ginevra lo stesso line up schierato al suo esordio in panchina contro il Langnau, con l’eccezione di Romanenghi al posto di Fazzini.

Un coach già abbastanza convinto delle sue scelte, così come dei dettami tattici da impartire alla sua squadra, nonostante sia consapevole delle difficoltà. Schemi offensivi più diretti e semplici, uscite dal terzo rapide, difesa a zona con uno schieramento 2-1-2 rispetto all’1-3-1 utilizzato da Fischer, cosa che dovrebbe portare più linearità ed equilibrio alla squadra.

In effetti i bianconeri nella serata delle Vernets hanno cercato di fare un passo avanti nell’applicazione del gioco, pur riuscendoci solo a sprazzi, e sinceramente, con soli tre allenamenti alle spalle e la situazione creatasi era difficile chiedere di più. D’altra parte a 5-contro-5 il Lugano ha spesso fatto gioco pari al Servette, nonostante qualche buco di troppo in una fase difensiva che sta passando da un sistema “a uomo” a quello a zona, ma Klasen e compagni hanno mostrato più velocità e decisione nel recupero del puck e in rilancio.

La chiave è stato il power play, alla fine sfruttato tre volte dal Ginevra e nemmeno una dal Lugano, che di occasioni ne ha comunque avute quattro, faticando molto di più nello stabilizzarsi nel terzo offensivo.

I bianconeri hanno comunque mostrato un cambiamento sostanziale nel carattere mostrato in trasferta rispetto ai disastri di Zugo, Davos e Bienne, ed è un dato di fatto che l’arrivo di Shedden (o, maliziosamente, la partenza di Fischer) abbia risvegliato l’ardore in alcuni elementi.

Tra i “rinati” un Klasen tornato faro e mente dell’attacco, ma anche i vari Filppula e Sannitz hanno mostrato tanta voglia di lottare e di sacrificarsi. Un segno di questa ritrovata voglia di lottare su ogni disco la si è vista nei numerosi tiri bloccati da attaccanti e difensori, gettatisi a proteggere l’eccellente Merzlikins, o le numerose mischie davanti a Mayer tenute vive da almeno tre bianconeri a turno e che hanno portato la rete di Sannitz.

Shedden comunque avrebbe preferito giocare un primo tempo più lineare per far entrare in partita meglio i suoi ragazzi, ma numerose penalità, a volte ingenue, hanno spezzettato i primi 20’, impedendo ai bianconeri di girare a quattro blocchi con regolarità.

Ma nonostante i tre svantaggi, Hirschi e compagni stavolta non si sono fatti prendere dal panico, mostrando più unità e meno paura, pur con tutti gli errori citati provocati in momento di grande cambiamento tattico e mentale.

Nel complesso,  paradossalmente rispetto alla vittoria sul Langnau, è stata una prova incoraggiante, nella quale, seppur timidamente, si sono viste le prime impronte della mano di Shedden, e l’applicazione dei giocatori fa ben sperare per un cambio di rotta, vedendo pure la convinzione e la voglia messe in pista nell’ultimo assalto, poi vanificato da una penalità a dir poco dubbia.

Nessuno si illuda, la strada è lunga e i problemi sono lungi dall’essere risolti, ma riconoscerli è già il primo passo. Ecco perché, a costo di essere ripetitivi e logorroici, il Lugano deve cominciare a riconoscere uno dei suoi grossi problemi, ossia l’assenza di un primo centro veramente di peso e sostanza, ciò che purtroppo Martensson non è.

Strano parlare di sconfitta incoraggiante, ma questa stagione capita pure ciò con i bianconeri.

fattore2

LE SITUAZIONI SPECIALI: Tre reti su sei power play per il Ginevra, zero su quattro per il Lugano. Da una parte il miglior power play della LNA, quello di Romy e compagni, dall’altro il miglior box play, quello bianconero.

A vincere è stato stavolta il power play, facendo la differenza sul risultato e premiando gli uomini di McSorley, nonostante a 5 contro 5 il Lugano non demeritasse affatto.

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