Ufficializzato dall’Ambrì Piotta nella giornata di lunedì, il canadese Cory Emmerton avrà il compito di completare al meglio il reparto offensivo della squadra di Serge Pelletier per le prossime due stagioni, nella speranza che sia davvero il pezzo mancante nel puzzle biancoblù.
Dopo aver militato per un anno in KHL (64 partite, 29 punti) ed accumulato un’esperienza in NHL con i Detroit Red Wings che lo ha visto giocare 157 partite ed ottenere 23 punti, il 27enne è pronto per una nuova sfida.
Per conoscerlo più da vicino lo abbiamo raggiunto al telefono, per scambiare con lui le nostre sensazioni in merito al suo arrivo.
Cory Emmerton, quando hai avuto i primi contatti con l’Ambrì Piotta? Cosa ti ha convinto ad accettare l’offerta?
“Ho saputo dell’interessamento da parte dell’Ambrì verso la fine della stagione, quando ero ancora in Russia. Inizialmente non ho però parlato con il club nel vero senso della parola, ma mi hanno solo fatto sapere che da parte loro c’era interesse nei miei confronti. Le discussioni vere e proprie sono iniziate solamente un mesetto fa. Non c’è stato un elemento preciso che mi ha persuaso che si trattasse della scelta giusta da fare… Da parte mia c’era l’interesse a trasferirmi in Svizzera, dunque abbiamo continuato a parlare e ad accordarci sui termini del contratto, sino ad arrivare alla soluzione. Ci abbiamo messo alcune settimane ma ora sono contento che tutto si sia concluso, sono felice di raggiungere l’Ambrì”.
Avevi altre offerte dalla Svizzera?
“A dire il vero non sono nemmeno arrivato a quel punto. Ho iniziato a discutere con l’Ambrì e di fatto è l’unica squadra con cui ho avuto dei seri contatti”.
Hai firmato un contratto di due anni… Era una tua richiesta?
“Sì, volevo un contratto di due stagioni. Avevo qualche possibilità di tornare in Nordamerica e tentare di ritrovare la NHL, ma credo che per me fosse importante sistemarmi e concentrarmi su una cosa sola. Una volta sistemati i dettagli sono stato felice di firmare”.
Pelletier ti ha definito come un giocatore che sa fare “tutto bene”… Tu come ti descriveresti?
“È bello sapere che un allenatore pensi una cosa del genere nei tuoi confronti. Come giocatore sono versatile, posso giocare il powerplay, il boxplay… Credo sia importante giocare bene su entrambi i fronti – offensivo e difensivo – anche se naturalmente non so ancora quale sarà il sistema di gioco ad Ambrì e quindi il mio ruolo… Vedremo con il tempo, ma fintanto che la squadra farà bene, sarò felice”.
Il powerplay è una delle cose che l’Ambrì deve sistemare… C’è una posizione in cui ti trovi particolarmente a tuo agio in superiorità?
“Sì, mi piace avere il disco sul bastone ed essere in controllo della situazione, cercando di effettuare la giocata giusta. Il mio ruolo dipenderà però da come verrà impostato il powerplay… Difficile fare previsioni ora, vedrò cosa il coach vorrà da me e da lì si partirà”.
Sei un giocatore two-way, ma ad inizio carriera avevi impressionato come playmaker. Jim Nill, assistente GM dei Red Wings, nel 2009 ti aveva descritto come “un giocatore che vede il gioco sempre un passo avanti rispetto agli avversari”… Pensi di poter tornare a sviluppare questa parte del tuo gioco in Svizzera?
“Sì, lo spero. Quello è il modo in cui mi piace giocare, anche se quando ero a Detroit venivo impiegato soprattutto in ruoli difensivi e in inferiorità numerica, dunque non mi trovavo quasi mai nelle situazioni giuste per esprimermi in quel modo. Ora che sarò una componente importante della squadra sarà per me più facile farmi valere e mettermi in condizioni di effettuare delle giocate. Questo è quanto mi aspetto da me stesso”.
Dal 2011 al 2013 hai sempre giocato in NHL, poi nel 2013/14 hai passato la maggioranza dell’anno in AHL… Cosa è successo a quel punto?
“Ogni anno c’è tanta concorrenza e c’erano diversi giocatori, anche con parecchia esperienza NHL, che quella stagione sono dovuti passare attraverso i waivers e sono poi finiti come me a giocare a Grand Rapid. È semplicemente una di quelle cose che succede a molti giocatori durante la carriera. Quell’anno è però stato divertente, ho potuto giocare molti minuti con i Griffins, essere sul ghiaccio in momenti importanti ed in definitiva ho fatto bene. Ovviamente si vorrebbe sempre essere in NHL, ma a volte le cose non funzionano così”.
Hai così tentato l’avventura in KHL in un anno difficile dal punto di vista finanziario… Come valuti la tua esperienza?
“La lega è davvero ottima e ci sono tanti buoni giocatori. Il livello di competizione è alto e non è affatto facile giocarci… Da quel punto di vista l’anno che ho passato a Sochi è stato positivo, per quel che concerne l’hockey la KHL è un campionato fantastico. Per quanto riguarda il resto tutti sanno che ci sono stati dei problemi, soprattutto dal punto di vista finanziario. La nostra squadra non è stata un’eccezione ed abbiamo avuto decisamente delle difficoltà in quel senso. Sportivamente è stata una bella esperienza, ma per il resto è stata piuttosto dura”.
Hai avuto problemi nell’adattarti alle piste europee?
“Sì, all’inizio sentivo davvero la differenza, con le piste più larghe e la sensazione generale di avere più spazio. Mi ci è voluto un po’ per abituarmi, ma una volta fatto ho davvero apprezzato poter giocare in piste di queste dimensioni. In KHL c’erano a dire il vero anche alcune piste che erano più piccole rispetto allo standard, dunque ho giocato un po’ in entrambi gli scenari possibili, ma in definitiva giocare in Europa è molto divertente”.
In Svizzera sarai uno dei quattro giocatori stranieri… La pressione è qualcosa a cui sei abituato?
“Sì, è la stessa situazione che mi sono trovato ad affrontare quando ho firmato in Russia. Credo che la pressione sia un fattore positivo, anche se non ne metterò troppa su me stesso. Ne ho già avuta in passato e ho fatto bene, ed inoltre nell’hockey ci dovrebbe sempre essere pressione, ovunque si giochi. Non è una cosa che mi frena”.
Non vogliamo portarti sfortuna, ma in carriera non hai mai avuto gravi infortuni… Ha qualcosa a che fare con il tuo stile di gioco?
“Ora se mi capiterà qualcosa di grave mi toccherà chiamare voi! Parlando seriamente, credo che abbia molto a che fare con il modo in cui si ci prepara durante il precampionato… Quando si parla di infortuni questo è sicuramente un fattore importante. Naturalmente capita poi che alcuni giocatori passino un periodo sfortunato, ma fa parte della natura dell’hockey e può sempre succedere. Personalmente cerco il più possibile di prevenire gli infortuni e spero di poter continuare a giocare senza avere particolari problemi.
Hai segnato il primo gol nella tua prima partita NHL contro i Blackhawks, squadra che l’anno prima aveva vinto la Stanley Cup… Cosa ricordi di quel momento? (Clicca qui per il video)
“È stato un gol piuttosto fortunato… Anzi, a dire il vero il mio tiro doveva essere un passaggio! Non ci penso più molto, visto che è passato molto tempo, anche se si tratta di un momento molto speciale della mia vita. Sicuramente non è stato il gol migliore che abbia mai segnato, mai oramai non conta più”.
Quando arriverai in Svizzera?
“Alla fine di luglio, visto che ci sarà la presentazione ufficiale il 2 agosto, dunque cercherò di arrivare almeno un paio di giorni prima. Sino a quel momento seguirò un programma di allenamento in Michigan, poi si proseguirà con la preparazione con la squadra”.