AMBRÌ – Figlio di madre québécoise e padre haitiano, dopo 14 stagioni passate in NHL – 831 partite, 160 punti – Francis Bouillon giocherà sino al termine dell’attuale stagione con l’Ambrì Piotta, dopo aver valutato le diverse offerte a sua disposizione ed optare infine per raggiungere la Leventina.
Nato a New York ma cresciuto a Montreal, il suo stile di gioco dovrebbe permettergli di adattarsi velocemente al gioco che si pratica in Svizzera e ad Ambrì. Ha iniziato a giocare a hockey già all’età di tre anni, e per lui questo sport è una passione da sempre, con il trasferimento in NLA che rappresenta ora una sfida completamente nuova.
Durante la sua carriera NHL ha poi incrociato il suo percorso con Mark Streit, arrivato a Montreal nei suoi primi anni di carriera in NHL, e Roman Josi, con cui ha giocato a Nashville. Uno dei suoi migliori amici ai Canadiens era però Raphael Diaz, con cui condivideva anche la camera d’albergo durante le partite in trasferta.
In occasione dei Mondiali del 2003 aveva inoltre vestito la maglia degli Stati Uniti in compagnia di Adam Hall, in quella che è rimasta la sua unica partecipazione in carriera ad un torneo internazionale.
Francis Bouillon, hai potuto allenarti per la seconda volta con i tuoi nuovi compagni, quali sono le tue prime impressioni? Come stai fisicamente?
“Mi sento molto bene, sono contento di essere qui. Ho incontrato i miei compagni mercoledì e ho subito iniziato ad integrarmi nel gruppo… Finora mi è piaciuto molto quello che ho visto. Sono in ottima forma e non vedo l’ora di giocare la prima partita venerdì sera”.
Fino ad una settimana fa eri molto vicino alla firma con il Friborgo, poi invece hai deciso di firmare con l’Ambrì… Come mai?
“Scegliere la mia nuova squadra è stata una decisione molto difficile, soprattutto perché volevo che fosse la decisione giusta non solo per me ma anche per la mia famiglia. Ho parlato sia con l’Ambrì che con il Friborgo e mi sono informato. Ho chiesto consiglio a Max Pacioretty e David Desharnais, ed entrambi mi hanno parlato benissimo delle due destinazioni. Ho deciso di venire qui ad Ambrì dopo aver parlato con Serge Pelletier, che mi ha convinto a prendere questa decisione. La squadra è ottima, mi hanno detto che i tifosi sono fantastici e non vedo l’ora di giocare la prima partita”.
I Philadelphia Flyers ti hanno offerto un contratto two-way, ma tu hai deciso di rifiutarlo e venire in Europa, come mai?
“Per me e la mia famiglia era importante trovare una squadra che mi permettesse di avere una certa stabilità. Non volevo andare a giocare in AHL, perché avrei potuto fare su e giù fra la AHL e la NHL per tutta la stagione e non era la situazione migliore. Ero inoltre intenzionato a vivere questa nuova esperienza e, dopo averne parlato con la mia famiglia, anche loro erano soddisfatti di venire qui. Sarà molto bello vivere in Svizzera e giocare nel vostro campionato”.
Hai detto di aver parlato con Max Pacioretty, la cui esperienza ad Ambrì era partita bene ma finita maluccio… Cosa ti ha detto?
“Più che della squadra e del club gli ho chiesto come si era trovato dal punto di vista delle condizioni di vita, non solo a lui ma anche ad Eric Landry. Entrambi mi hanno detto che hanno apprezzato moltissimo il tempo trascorso qui ad Ambrì. Mi hanno parlato dei tifosi, della squadra e di dove vivevano. Questo è stato molto importante per me… Si dice che quando la moglie ed i figli stanno bene, anche i mariti che sono giocatori sono tranquilli, ed è la verità. Per me non era fondamentale la pista o la squadra, sono uno che si adatta molto facilmente, ma ho veramente preso questa decisione in funzione della mia famiglia”.
Qui in Svizzera troverai parecchi giocatori a te noti, uno di questi è Klasen con cui hai giocato per un breve periodo a Nashville e che ora è a Lugano… Qualcuno ti ha già parlato della rivalità tra biancoblù e bianconeri?
“Certo, sono pronto per la sfida! In NHL con i Canadiens ho giocato contro Toronto e Boston, squadre che con Montréal formano forse le rivalità più sentite della lega. Mi piacciono quei match dove ti senti ancora più preso e nel vivo della partita, sono un giocatore che ama le sfide e a cui piace la pressione, penso che mi troverò bene qui”.
Non sei mai stato draftato e non hai un fisico imponente, eppure hai giocato più di 800 partite in NHL, questo dice molto su di te… Come ti descriveresti?
“Sono un giocatore che cerca di fare sempre tutto il possibile per aiutare la propria squadra. Doltanto con grande sacrificio sono riuscito a guadagnarmi la NHL e per restarci mi sono “fatto il culo” ad ogni allenamento e ad ogni partita. Non sono uno di quei giocatori che gira le partite da solo in NHL, ma ho passato 11 anni a Montréal lavorando duramente e questo i tifosi lo hanno sempre apprezzato. Questo è il modo in cui mi sono guadagnato e mantenuto il posto in NHL, ma ora quel capitolo è concluso e ho voltato pagina, sono pronto a vivere qualcosa di diverso”.
Hai parlato dei tifosi, che ti hanno sempre amato a Montréal, anche se non è una piazza facilissima… Puoi descriverci il tuo rapporto con loro?
“Io sono cresciuto a Montréal e per un ragazzo di quella città non può esserci nulla di più bello che giocare 11 stagioni per i Canadiens. I tifosi mi hanno sempre rispettato perché ero del luogo e dimostravo di tenerci, apprezzavano il mio modo di giocare ed ero sempre gentile con le persone che per strada mi chiedevano autografi e si fermavano a parlare con me… Sono fatto così. Quando Montréal ha deciso di non propormi un nuovo contratto dopo il tryout ho ricevuto tantissime mail e messaggi da parte dei tifosi che mi ringraziavano, dicendomi che erano tristi e facendomi gli auguri per la mia nuova avventura. È stato davvero molto bello. Ora sono qui e cercherò di fare la stessa cosa con i tifosi biancoblù, spero di guadagnarmi la loro fiducia ed il loro rispetto molto presto”.
Hai giocato alcune partite in Svezia nel 2004 durante il lockout, ma per il resto sei sempre rimasto in Nordamerica… Pensi che avrai bisogno di tempo per adattarti alle dimensioni delle piste?
“Spero che non ci vorrà molto, anche se ricordo che in Svezia mi ci vollero alcune settimane per sentirmi completamente a mio agio. Credo che ogni giocatore che arrivi dal Nordamerica necessiti di alcuni accorgimenti nel proprio modo di giocare quando arriva in Europa, ma con il mio stile non credo che mi ci vorranno molte partite per rendere al meglio ed aiutare la squadra a vincere. So che dovrò modificare qualcosina, ma con la mia velocità e la mia mobilità non penso che avrò particolari problemi”.
Ad Ambrì Pelletier ti chiederà verosimilmente di giocare anche in power play, ti senti pronto per questo tipo di situazione?
“Certamente, non me la cavo male in superiorità numerica, anche se chiaramente a Montréal c’erano giocatori ancora più talentuosi rispetto a me e dunque non sempre ero inserito negli special teams. Non era la mia più grande caratteristica ma ero in grado di dare una mano di tanto in tanto. Qui in Svizzera con le piste più grandi penso che avrò più tempo per leggere il gioco e fare la cosa giusta, con la mia mobilità credo che farò bene in power play”.
Vuoi dire qualcosa ai tuoi nuovi tifosi?
“Ho sentito cose molto belle su di voi e non vedo l’ora di giocare la prima partita casalinga, spero di riuscire presto a guadagnarmi il vostro supporto!”