Dopo ogni weekend di campionato HSHS vi proporrà una rubrica dedicata agli ultimi impegni di Ambrì Piotta e Lugano, da cui abbiamo tratto una serie di spunti che vi lasciamo di seguito.
Verranno selezionati cinque episodi o fatti interessanti che hanno caratterizzato i match delle squadre ticinesi, a volte con l’obiettivo di analizzare quando successo sul ghiaccio, altri semplicemente per strapparvi un sorriso!
1. Tu chiamale se vuoi, emozioni
Intervistato dopo la vittoria contro l’Ajoie, ad Uwe Krupp è stato fatto notare come la vittoria sia arrivata al termine di una partita che non ha distribuito molte emozioni, ma un po’ stizzito, il coach tedesco ha risposto che invece le emozioni dalla propria parte si sono vissute eccome.
“Forse non traduciamo la parola “emozionante” nella stessa maniera”, ha voluto sottolineare Krupp, che di sicuro intendeva quanto ha vissuto nel piccolo spazio sulla panchina bianconera, ma se voleva invece far passare il messaggio di una partita vibrante, ci permettiamo di avere perlomeno opinioni discordanti…
2. Finché matematica non ci separi
Chi parla ancora speranzoso di play-in e chi è ormai sicuro degli infausti playout. Ciò che riserverà il destino al Lugano i tifosi lo scopriranno solo nelle prossime due e ultime giornate di campionato, forse già nella trasferta di Ginevra, certo è che pensare ai play-in ormai a distanza quasi disperata come obiettivo migliore è veramente da ottimisti, anche se oggettivamente i numeri lasciano ancora un lumicino di speranza accesa.
E poi c’è chi spera nelle vacanze anticipate, perché proprio di questa stagione non ne può più.
3. Chi ha incastrato Liekit Reichle?
Certo, il titolo lo abbiamo trovato solo per una certa assonanza con l’originale della Warner Bros, però da un mese a questa parte di Reichle non si hanno più notizie in prima squadra.
Il 22enne sta giocando con gli Elit bianconeri, ma se con Gianinazzi godeva di una certa fiducia, con l’arrivo di Uwe Krupp non si è più visto sul ghiaccio nonostante una firma su un contratto valido fino al 2026 e alcune prestazioni sicuramente incoraggianti – soprattutto per impegno e personalità – e la possibilità di creare concorrenza in prima squadra in un momento delicato.
Il giovane ex Bienne merita sicuro di rientrare in un discorso relativo alla prima squadra, ma in questo momento di grande incertezze a livello sportivo sia sul ghiaccio che negli uffici non può fare altro che attendere che le cose si chiariscano.
4. Ma non chiamatela fortuna
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(Postfinance/KEYSTONE/Ti-Press/Samuel Golay)
Ricordate la statistica del “PDO”, chiamata anche “coefficiente fortuna”, anche se con la fortuna non sempre ha molto a che fare? Rinfrescandoci la memoria e semplificando al massimo le cose, questa statistica calcola un coefficiente di base 100 (dove 100 significa che la squadra viaggia secondo le proprie potenzialità) tra la percentuale al tiro e la percentuale di parate dei portieri avversari.
Il PDO viene anche utilizzato per capire il margine di miglioramento di una squadra e quanto stia viaggiando al di sopra delle proprie capacità di performance. In questo momento in National League nessuna squadra supera il 102% dello Zugo, una cifra comunque in linea con il potenziale della squadra, mentre la peggiore è il Lugano fissato al 96%.
Certo, non è nemmeno così bassa come percentuale, ma fa capire come un 4% di coefficiente positivo in più avrebbe potuto fare la differenza, soprattutto in quelle partite in cui ci sono voluti 50 tiri per segnare un gol e uscire a zero punti.
5. La solitudine degli artisti
Nelle sue ultime stagioni a Lugano, con un coach pragmatico e più propenso all’hockey fisico come Greg Ireland, era stato Linus Klasen a sedersi per molte partite in tribuna come straniero in sovrannumero, nonostante in molti volessero ancora vedere la sua classe cristallina in pista.
Oggi con Uwe Krupp in panchina, altrettanto pratico e poco amante dei fronzoli, lo stesso destino tocca a Michael Joly, il giocatore più talentuoso tecnicamente della rosa e che ricorda maggiormente il funambolo svedese. È vero che il canadese è reduce da un paio di infortuni e le sue ultime prestazioni non erano sembrate all’altezza, ma ancora una volta a pagare dazio nei momenti difficili è colui che ha le mani più nobili.
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