NICK SHORE
Età: 29
Posizione: C
Altezza: 185 cm
Peso: 88 kg
Shoots: right
Provenienza: Sibir Novosibirsk (KHL)
Draft: 2011, round 3, 82esima scelta, Los Angeles Kings
Contratto: un anno
Nazionalità: 🇺🇸
Il pezzo che completa il puzzle
L’aumento del numero di stranieri e l’arrivo dello statunitense Nick Shore permetterà all’Ambrì Piotta di avere la struttura nel lineup più solida da diversi anni a questa parte. I biancoblù al centro hanno infatti avuto le loro difficoltà nel recente passato, e per fare un passo avanti era sicuramente necessario avere solidità e qualità nel mezzo, cercando anche di colmare la lacuna che aveva visto i biancoblù essere la peggior squadra agli ingaggi nella passata stagione.
Il mercato operato da Paolo Duca ha agito in questo senso, e da settembre coach Luca Cereda potrà allineare una squadra che vedrà il suo top-9 guidato da Shore, Spacek e Heim, a cui si aggiungerà Kostner nel ruolo di ideale di centro del quarto blocco.
Nick Shore ha in questo senso le caratteristiche giuste per completare la squadra leventinese. Il 29enne di Denver è infatti un centro puro, molto forte agli ingaggi (54.2% in carriera in KHL, 51% in 299 partite NHL) e che sa dare un contributo completo in tutte le situazioni di gioco. Durante il suo percorso in NHL ha avuto dei ruoli principalmente difensivi, e quando si è ritrovato in contesti europei ha mantenuto questa grande solidità aggiungendo delle doti offensive importanti (27 punti in 22 partite con lo Zugo nel 2020/21).
Queste sue caratteristiche gli assicureranno sicuramente il palcoscenico in biancoblù nei momenti più importanti, e per l’Ambrì Piotta potrebbe presto diventare un leader sotto molti aspetti.
L’esempio in famiglia, e una valanga di stimoli
L’hockey è decisamente di casa per gli Shore, con Nick che condivide questa passione e professione con i suoi tre fratelli. Uno di loro – quello più grande, ovvero Drew – in Svizzera lo conosciamo bene, visto che l’abbiamo visto all’opera con la maglia di Kloten e ZSC Lions tra il 2016 ed il 2019.
Nato a Denver nel 1992, Nick Shore ha iniziato a giocare ad hockey all’età di 3-4 anni, proprio nel periodo in cui nella capitale del Colorado impazzava la mania per gli Avalanche, franchigia che era stata appena riallocata da Quebec e capace di vincere immediatamente la Stanley Cup nel 1996 e poi ancora nel 2001.
“Le prime pattinate le ho fatte seguendo l’esempio di mio fratello maggiore Drew ed ammirando le gesta del periodo d’oro degli Avalanche, che quando ero bambino hanno vinto due volte il titolo”, aveva spiegato Shore in un’intervista. “Sono dunque cresciuto con una mentalità vincente, il sogno era sempre quello di alzare un giorno al cielo la Stanley Cup, oppure di mettersi al collo la medaglia d’oro alle Olimpiadi”.
La NHL è un progetto a lungo termine
Il percorso di Shore a livello giovanile inizia nel programma di sviluppo della squadra nazionale statunitense, dove nel 2008/09 ha la possibilità di giocare nella stessa squadra del fratello Drew. Già in quegli anni si profila come un centro two-way con un grande senso del gioco, ed anche se il fisico non è una parte importante del suo repertorio, a livello difensivo è un perno fondamentale e sul fronte offensivo è capace di colpire con costanza.
Con il passare degli anni si conferma un giocatore completo, senza alcuna particolare lacuna. Pattinaggio, tiro e passaggio sono superiori alla media dei suoi coetanei, e quando arriva in NCAA per giocare con l’Università di Denver il suo nome è spesso sui taccuini degli scout NHL… Questo a maggior ragione dopo il Mondiale U18 in cui ha conquistato l’oro da top scorer degli States.
Nel contesto universitario ha l’opportunità di giocare nuovamente con il fratello, che nella stagione 2010/11 era il trascinatore della squadra in compagnia di Jason Zucker. Dal secondo campionato la sua produttività si alza, con una media di circa un punto a partita che conferma la bontà della selezione al Draft nel 2011, quando viene chiamato al terzo turno dai Los Angeles Kings.
La franchigia californiana ha grande fiducia nei suoi confronti, ma comunica sin dall’inizio che quello di Nick Shore è un “progetto a lungo termine”, e che il ragazzo avrebbe avuto bisogno del giusto tempo per crescere. Nei primi anni tra i professionisti in molti lo confrontano con Linden Vey – passato qualche anno fa dagli ZSC Lions – e nella prima stagione in AHL cattura l’attenzione di molti ottenendo 38 punti in 68 partite.
Il campionato che pone le basi per il salto in NHL è però quello targato 2014/15, quando mette la firma su 20 gol e 42 punti in 38 partite con i Manchester Monarchs, statistiche di grande rilievo anche se influenzate da un insostenibile percentuale al tiro del 20%. Nella stessa stagione arriva il debutto con i Los Angeles Kings, il 17 gennaio 2015 nel “derby” con gli Anaheim Ducks. Pochi giorni dopo ottiene il primo punto, un assist su rete di Jeff Carter, mentre il primo gol cadrà in marzo nel confronto con gli Islanders.
Una volta conquistato il posto in NHL il neo biancoblù non lo ha più mollato, e dal 2014 al 2020 ha giocato complessivamente 304 partite ottenendo 59 punti. La stabilità ottenuta in California si interrompe però ad inizio 2018, quando assieme a Marian Gaborik viene scambiato agli Ottawa Senators, dove incrocia brevemente Filip Chlapik. Nella capitale canadese resta appena 13 giorni prima di venir girato ai Calgary Flames, i quali a fine stagione non gli rinnovano il contratto.
Durante l’estate 2018 Shore prende così la via della KHL per giocare nel Metallurg Magnitogorsk, ma il richiamo della NHL lo porta ad accettare un’offerta al minimo salariale dei Toronto Maple Leafs l’anno successivo, questo nonostante la prospettiva di essere solamente il 13esimo attaccante.
Toronto finisce infatti per scaricarlo ed i Winnipeg Jets lo “raccolgono” dai waivers, ma a quel punto della carriera Shore opta per un cambio e torna in Europa per le successive stagioni, passando anche da Zugo nell’anno segnato dalla pandemia e dal titolo vinto dai tori. Nell’ultima stagione ha partecipato alle Olimpiadi con gli USA, ed ha salutato la KHL dopo l’invasione russa dell’Ucraina.