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Interviste

Sekac: “Il Lugano della passata stagione mi ha impressionato, c’è l’ambizione di vincere”

Il ceco porterà fisico e carattere: “Cerco di lavorare duro e nel contempo essere produttivo offensivamente. Gli ultimi playoff? Speravo di non incrociare i bianconeri, ma la sconfitta in Gara 7 di finale fa ancora male”

(PostFinance/KEYSTONE/Martial Trezzini)

KLADNO – Il Lugano aveva visto chiudersi la passata stagione con la tirata serie contro il Friborgo, un testa a testa appassionante ma che aveva anche evidenziato come ai bianconeri mancasse un ingrediente per avere un maggiore peso in un contesto come quello dei playoff.

In sede di mercato Hnat Domenichelli ha così individuato nell’ala ceca Jiri Sekac un elemento dalle caratteristiche ideali per aiutare il gruppo a compiere un passo avanti, ed anche per l’ex giocatore del Losanna le motivazioni non mancheranno.

“Penso che Lugano sia la giusta soluzione per me dopo aver osservato la direzione del club negli ultimi anni, e specialmente guardando alla passata stagione credo che ci sia un grande potenziale”, ci ha spiegato al telefono Sekac. “La squadra poteva vantare diversi giocatori al top delle statistiche di lega, e considerando il mercato che è stato fatto le cose potranno ancora progredire. Ho percepito la chiara ambizione di avere successo, ed in questo momento vedo anche il potenziale per farlo”.

Puoi dunque guardare al futuro con una nuova sfida. Questo ti sta aiutando nel dimenticare l’amarezza di aver perso la finale in Gara 7?
“Devo dire la verità, fa ancora parecchio male. In generale è sempre dura digerire il termine di una stagione, questo indipendentemente dallo stadio dei playoff che si riesce a raggiungere, perché significa che non hai centrato l’obiettivo a cui aspiravi. Ma questo è l’hockey, non si può vincere sempre, ed anzi le grandi opportunità per andare sino in fondo non sono molte. Ma a quel punto c’è poco da fare, se non concentrarsi sulla stagione successiva”.

Hai viaggiato tanto in carriera, ma la prossima sarà la tua quarta stagione in NL. La Svizzera è la realtà ideale per te e la tua famiglia?
“Questa è un po’ la natura dello sport, se si decide di avere una carriera da professionista il fatto di doversi spostare spesso fa parte del gioco. C’è un aspetto di business che bisogna considerare, e questo può condizionare il tuo percorso. Negli ultimi anni mi sono però stabilito in Svizzera, è stato bello giocare a Losanna e ora sono felice di raggiungere Lugano. Sia io che la mia famiglia avevamo il desiderio di restare nel vostro paese, quella era dunque la nostra priorità ed è bello aver trovato la soluzione giusta”.

Il Lugano punta a tornare protagonista anche nei playoff… Tu porti esperienza ed anche un gioco fisico, è questo che il club cerca da te?
“Direi di sì. Sono sempre stato considerato un giocatore che lavora duro, ma che riesce nel contempo ad essere produttivo sul fronte offensivo. Queste sono proprio le caratteristiche che il Lugano mi chiederà di portare sul ghiaccio, e penso di essere una volta di più in grado di assicurare questo tipo di contributo”.

(PostFinance/KEYSTONE/Cyril Zingaro)

In carriera non sei mai stato capitano, ma vedendoti sul ghiaccio dai sempre l’idea di essere uno dei leader della squadra… È così?
“Hai ragione, solamente in un’occasione in Russia con l’Avangard Omsk rientravo nel gruppo dei capitani, ma non ha molta importanza. Certo, avere una lettera cucita sul petto è qualcosa di cui andare fieri, ma ovviamente non basta per renderti un leader per la squadra. Ciò che conta sono i fatti. Non sono un giocatore che parla molto in spogliatoio, ma cerco di mostrare la mia leadership sul ghiaccio… Si può affrontare l’argomento da molti punti di vista, ma alla fine la cosa davvero importante è quello che si fa in pista ed io dunque mi concentro su questo”.

Che impressioni ti sei fatto del Lugano quando l’hai affrontato da avversario?
“La partita che davvero è rimasta impressa nella mia mente è stata l’ultima giocata contro i bianconeri nella passata stagione, quando il Lugano ci aveva davvero spazzato via sia dal piano del gioco che da quello fisico. Vedere quella prestazione mi ha colpito particolarmente… Quando arrivano i playoff non fai mai speculazioni su chi preferiresti incontrare, visto che per arrivare in fondo devi comunque battere le squadre migliori, ma in quell’occasione speravo davvero di non ritrovarmi di fronte i bianconeri. Il Lugano verso la fine della regular season è infatti riuscito a mandare un messaggio forte e chiaro agli avversari, e questo un po’ intimoriva. Avevano una squadra dura, fisicamente forte e molto veloce. È stato in quella serata che ho realizzato il potenziale del Lugano. Per fortuna poi non li abbiamo incontrati (ride, ndr)”.

L’ultimo giocatore ceco ad aver lasciato un segno importante a Lugano è stato Jaroslav Bednar. Lo conosci?
“In carriera mi sembra di ricordare di aver giocato contro di lui, e quando era ancora un giocatore mi è capitato di essere con lui sul ghiaccio durante la preparazione estiva. Non siamo però particolarmente amici, nel senso che non c’è mai stata occasione di approfondire la nostra conoscenza. So però che il suo passaggio a Lugano è ricordato in maniera positiva”.

La Cechia è reduce dal trionfo al Mondiale casalingo. Come hai vissuto quel momento?
“Ero ancora a Losanna, ma è stato qualcosa di eccezionale. La Cechia aspettava da tempo una vittoria del genere. Per tutto l’hockey ceco arrivare a dei traguardi del genere è davvero importante, perché improvvisamente questo crea un grandissimo entusiasmo soprattutto tra i bambini… Ora se ne vedono tanti che vogliono indossare la maglia della Nazionale, e chiedono ai loro genitori bastoni e tutto il necessario per poter giocare, anche solo in strada. Mi ricorda un po’ la mia infanzia, quando ho potuto vivere gli anni d’oro della Repubblica Ceca tra fine anni Novanta ed inizio Duemila. Quei successi avevano lasciato un segno importante in tutta la nazione, e specialmente tra i più piccoli perché ti fa sognare di imitare un giorno i giocatori che vedi in televisione”.

Tornare in Nazionale è ancora nei tuoi obiettivi?
“In generale il mio focus è sempre andato alla squadra di club. Poi è chiaro, se l’occasione di tornare in Nazionale dovesse presentarsi la coglierei volentieri”.

Mancano ancora alcune settimane prima di raggiungere Lugano, come stai passando l’estate?
“Ho fatto qualche settimana di vacanza quando ero ancora a Losanna, poi sono tornato a casa in Cechia. Qui ho iniziato ad allenarmi come di consueto, e dovrei raggiungere Lugano tra poco meno di un mese. Vivo vicino a Kladno… Ma no, Jaromir Jagr non è tra i miei compagni di allenamento (ride ndr)”.

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