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Lugano

Il Lugano non smette di farsi del male crollando a Ginevra

Incapaci di gestire due reti di vantaggio i bianconeri gettano tutto di fronte a un Servette tutt’altro che irresistibile. La squadra di Krupp scivola al penultimo posto

(PostFinance/KEYSTONE/Salvatore Di Nolfi)

Il Lugano non smette di farsi del male crollando a Ginevra

GINEVRA – LUGANO

5-2

(0-1, 1-1, 4-0)

Reti: 19’50 Sekac 0-1, 27’23 Carr 0-2, 33’23 Chanton (Timashov, Granlund) 1-2, 42’41 Jooris (Granlund) 2-2, 45’46 Timashov 3-2, 58’00 Manninen (Hartikainen) 4-2, 58’48 Granlund (Jooris) 5-2

Note: Les Vernets, 6’101 spettatori
Arbitri: Borga, Mollard; Bürgy, Meusy
Penalità: Ginevra 0x2, Lugano 0x2

Assenti: Joren van PottelbergheMarco Zanetti (infortunati), Leandro HausheerLiekit ReichleAdam HuskaValtteri PulliCole Cormier (sovrannumero)

GINEVRA – Da qualche mese il campionato del Lugano assomiglia ad un cammino con un piede di qua dal baratro e uno direttamente appoggiato sul precipizio, pronto a trascinare tutto al primo passo falso.

Proprio in quel di Ginevra, a sei giornate dalla fine della regular season, i bianconeri sono caduti malamente e ora si ritrovano di nuovo sotto la linea che divide le vacanze dai playout, superati proprio dai granata.

Era una partita da non perdere per la squadra di Uwe Krupp, una delle tantissime che ormai Fazzini e compagni non potevano permettersi di perdere da settimane a questa parte, e che ha ancora una volta mostrato le fragilità che hanno portato la squadra in questa situazione.

Scialacquare un vantaggio di due reti in quella maniera, contro un Ginevra rinforzato sicuramente dai rientri – Granlund su tutti – ma decisamente confusionario e solo a tratti pericoloso è sintomo di una squadra che in stagione se è destinata a perdere una partita storta lo farà sicuramente, una squadra incapace a parte rarissime occasioni di strappare qualche punticino dopo la terza sirena – che sarebbe comunque stato utile anche in questo caso – una squadra che ancora una volta non viene salvata dal proprio portiere, incapace di compiere quella parata che mantenga i giochi sui binari giusti o perlomeno di non subire l’ennesimo gol facile.

Insomma, ancora una volta la volontà non è certo mancata al Lugano, ma a fare difetto è stata l’intelligenza tattica nel gestire alcuni momenti – tra i rischi procurati nel primo periodo e il gol del 1-2 – e la capacità di sfruttare un quarto d’ora del secondo periodo giocato a una sola porta, un momento che aldilà del gol annullato per offside avrebbe dovuto portare almeno altre due reti.

Letto male il gioco sul gol di Chanton, il Lugano ha permesso al Servette di rientrare in partita quasi senza accorgersene, perché i padroni di casa sono apparsi tutt’altro che irresistibili, certo con qualche giocata individuale di più, ma in quanto ad organizzazione di gioco e tenuta difensiva la squadra di Treille è apparsa tutt’altro che performante o comunque superiore al Lugano.

(PostFinance/KEYSTONE/Salvatore Di Nolfi)

I bianconeri nel terzo periodo hanno perso quella calma che li aveva contraddistinti nei primi due tempi, e come spesso è accaduto, la squadra di Krupp ha subito in maniera pesante i piccoli dettagli avversi, dal gol palo-spalla-porta che ha portato al 2-2 al 3-2 di Timashov, sul quale Schlegel in quel momento doveva essere il baluardo che protegge la squadra dall’errore difensivo, ma ancora una volta il numero 34 non è riuscito in un intervento tutt’altro che fuori portata.

Anche qui sta uno dei problemi del Lugano, di cui si era già discusso tempo fa, ossia la mancanza di portieri in grado di tenere in piedi la squadra nel momento del bisogno o perlomeno di portare a termine regolarmente una partita senza difetti importanti, ma se Huska ha mostrato qualche segno di crescita lo stesso non si può dire di Schlegel, le cui statistiche (anche generali e avanzate) parlano purtroppo a sfavore.

No, non è colpa di Schlegel se il Lugano ha perso, ma se i bianconeri hanno pagato dei punti deboli, il numero 34 rientra tra questi, oltre al solito sterile attacco che ha bisogno di tantissime occasioni per trovare la rete, ma sappiamo bene quanto sia fondamentale poter contare su un portiere che salvi la baracca nei momenti difficili.

Sembra strano, ma il Ginevra è arrivato fin sul 5-2 finale quasi senza capire come, colpendo con le poche occasioni vere avute dopo la prima pausa e su errori di un Lugano a cui sono sfuggite un paio di letture difensive oltre che qualche marcatura di troppo.

Un prestazione come quella messa in pista dal gol di Sekac fino al 1-2 di Chanton sembrava ampiamente sufficiente per avere la meglio sulle aquile, ma incredibilmente a piangere sono proprio i bianconeri che devono cedere il passo a Granlund e compagni.

Rimpianti, rimpianti e ancora rimpianti, da Zugo passando per la sfida casalinga con il Langnau al punticino perso con i Lions, fino alla sciagurata sconfitta di Ginevra arriva l’ennesima sconfitta in una partita pesantissima. Il Lugano si è cacciato in grossi guai di nuovo facendo e disfando tutto con le sue mani.


IL PROTAGONISTA

Markus Granlund: Appena rientrato, proprio l’ex bianconero, si è mostrato come l’uomo più lucido del Ginevra, in mezzo a tanti compagni a cui tremavano le mani e che sentivano il peso della partita. Giocatore di rara intelligenza, il finlandese ha trovato gli spunti giusti nei momenti decisivi, soprattutto con la grande gestione della penalità differita e l’assist per Jooris che ha pareggiato i conti e lanciato definitivamente i granata.


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