La sconfitta in finale contro il Berna è ancora una ferita aperta tra il popolo bianconero, che non fa però altro che alimentare la voglia di tornare sul ghiaccio per la prossima stagione ed inseguire nuovamente quel titolo che solo pochi mesi fa è sfuggito per un soffio.
Il debutto in amichevole del Lugano avverrà il prossimo 11 agosto a Biasca contro i Ticino Rockets, in una partita che permetterà di vedere sul ghiaccio per la prima volta la nuova rosa assemblata da Habisreutinger e Shedden. Per cercare di fare meglio in futuro, dare uno sguardo al passato rimane un passaggio fondamentale, che ci permette di capire meglio quale Lugano ci ritroveremo di fronte nel campionato 2016/17.
Proprio con questo intento abbiamo analizzato più a fondo quanto fatto dai bianconeri lo scorso anno, recuperando alcuni dati interessanti che permettono di guardare in maniera più strutturata al futuro.
(La grande maggioranza dei grafici presenti nell’articolo sono interattivi. Con il passaggio del mouse è possibile rivelare i dati numerici di riferimento, mentre alcuni richiedono un “click” per visualizzare diversi tipi di dati. Per una visualizzazione ottimale è consigliata la lettura su computer e non tramite smartphone)
Il primo colpo d’occhio permette immediatamente di constatare la differenza di risultati ottenuti dal brutto inizio di campionato sotto la guida di Fischer, rispetto ad una tendenza sotto Shedden che ha visto i bianconeri dare una decisa svolta alla loro stagione. Il tutto è evidente nel grafico sopra, che organizza vittorie e sconfitte dividendole tra casalinghe e in trasferta (colori diversi) e distingue i risultati nei 60 minuti da quelli arrivati all’overtime oppure dopo i rigori.
Quasi incredibile il bilancio fatto registrare dall’attuale allenatore della Nazionale svizzera, con le prime 15 uscite stagionali caratterizzate da sole tre vittorie piene (per giunta tutte in casa) ed 11 sconfitte, di cui quattro arrivate dopo i tempi regolamentari. Dopo due partite in mano a Wohlwend – sconfitta a Bienne e vittoria nel derby costato il posto a Pelletier – Shedden ha immediatamente ottenuto dei risultati, ottenendo la grande maggioranza delle sue vittorie entro i 60 minuti.
Delle 22 vittorie ottenute da Shedden in regular season (su 33 partite), solamente cinque sono arrivate dopo i tempi regolamentari. Sino a fine torneo il Lugano non ha praticamente mai perso due partite di fila – a parte in quel frangente tra i match 44-46, con tre sconfitte consecutive – e sotto la guida del canadese in regular season le sconfitte in casa sono state solamente due, al fronte di 16 vittorie. Le vittorie consecutive davanti al proprio pubblico erano addirittura arrivate a dieci.
Dopo un breve periodo di assestamento dall’arrivo di Shedden, il Lugano ha dato una sterzata decisa alla sua stagione esattamente a metà campionato, e dopo la sconfitta alla 25esima partita contro lo Zugo in casa, non si è più guardato indietro.
Sono seguite sei vittorie consecutive, e 14 nel giro di 18 partite. C’è poi stata quella flessione nelle ultime sette uscite che sono costate il quarto posto in classifica, ma con l’arrivo di Stapleton ed alcuni esperimenti fatti nel lineup in vista dei playoff, aver ottenuto solo 8 dei 21 punti disponibili era probabilmente il prezzo da pagare per arrivare pronti al post season.
La regular season si era chiusa con una Resega tornata ad essere un vero e proprio fortino, con sole sei sconfitte su 25 partite disputate (di cui quattro sotto la gestione Fischer nel primo mese e mezzo di campionato). Sette invece le vittorie arrivate in trasferta, con un totale di 11 risultati positivi su 25 incontri lontani dal ghiaccio amico.
L’effetto positivo del cambio di allenatore è dunque stato netto. Ma cosa ha permesso al Lugano di rilanciarsi in maniera tanto marcata, e di rendersi protagonista di una lunghissima cavalcata sino alla finalissima contro il Berna?
Nonostante in Svizzera l’analisi tramite statistiche avanzate sia resa quasi impossibile dalla mancanza di dati in questo senso, anche alle nostre latitudini è possibile scavare un po’ più a fondo rispetto a ciò che normalmente si prende in considerazione.
Di particolare interesse nel valutare le prestazioni di una squadra vi è una statistica denominata “PDO”, la quale combina la % di parate dei propri portieri e la % al tiro dei giocatori di movimento. Il PDO è l’unica statistica che ambisce ad identificare la “fortuna” di una squadra, partendo dall’assunzione che la somma dei due valori considerati tenda sul lungo periodo al 100%.
Più il valore ottenuto eccede il 100%, maggiore è la probabilità di ritrovarsi confrontati con una squadra in una “hot streak”, che sta presumibilmente giocando oltre le sue reali possibilità e che verosimilmente presto sperimenterà un calo. D’altro canto, più il valore è inferiore, più è verosimile trovarsi di fronte ad una squadra che sta passando un momento negativo, e si può presumere che le prestazioni presto miglioreranno. Di seguito i dati relativi alla regular season 2015/16.
Con il senno di poi è interessante verificare come, durante la regular season, gli ZSC Lions abbiano dominato la classifica grazie a delle prestazioni decisamente sopra la media (PDO di oltre il 104%!), e si poteva dunque presumere che le loro prestazioni sarebbero presto calate.
Ciò è avvenuto già nel primo turno contro il Berna, con “l’equilibrio delle cose” che è stato agevolato dal PDO decisamente basso degli orsi, che per tutta la regular season hanno sotto-performato ma che prima o poi erano destinati ad esprimere il loro potenziale. Visto il grande potenziale degli orsi, unito al PDO più basso del campionato (Bienne a parte), dal punto di vista statistico l’impresa del Berna che li ha visti passare dall’ottavo posto al titolo appare meno sorprendente ed imprevedibile di quanto non possa sembrare.
Il Lugano con il suo 102.1% si presenta come una squadra che ha superato i propri limiti, visto che il 102% è proprio la soglia stabilita che dovrebbe far suonare un campanello d’allarme. Il tutto è stato frutto di una buona percentuale al tiro del 10,34%, la terza in campionato alle spalle solamente di Davos (che vantava un incredibile 12,4%) e del Friborgo, ma superiore a squadre tecnicamente molto dotate come ZSC Lions o Zugo. Il tutto è poi stato supportato da delle ottime prestazioni dei portieri – di fatto Merzlikins – che hanno saputo parare complessivamente con il 91,76% di efficacia, percentuale seconda solamente a ZSC Lions (93,96%) e Ginevra (91,90%).
Un po’ di buona sorte in questo senso potrebbe aver aiutato il Lugano, soprattutto per quanto concerne l’alta percentuale realizzativa, ed incrociando il tutto con i dati che vedremo in seguito relativi ai tiri effettuati e concessi agli avversari.
Utile per capire meglio lo svilupparsi della stagione è osservare l’andamento del PDO su base mensile, come da tabella sopra. Particolare notare come settembre sia stato dal punto di vista del PDO un mese “positivo”, con sia percentuale di parate che efficacia al tiro su livelli consoni al potenziale della squadra.
Numeri però evidentemente fuorvianti e che sono crollati nel mese successivo, durante il quale il sistema di gioco costruito da Fischer ha mostrato le sue falle e fatto cadere il PDO ad un preoccupante 97,67%… Evidenti i margini di miglioramento, che il club ha però creduto possibili solamente tramite un cambio di allenatore.
I primi due complicati mesi sono stati riscattati da un periodo tra novembre e gennaio di altissimo livello, grazie a delle prestazioni di Merzlikins assolutamente stellari e ad un’efficacia al tiro che è tornata sui propri standard. Nel mese di febbraio i numeri sono crollati, con il Lugano che ha perso il quarto posto vincendo solo due partite su sei (anche se l’ultima, il KO alla Valascia, era oramai inutile).
Complessivamente il Lugano ha giocato quasi la metà delle partite del campionato (23) evidenziando un PDO estremamente alto (superiore al 102%, con picchi del 114), grazie a prestazioni eccezionali del portiere ed estremamente concrete in attacco. In 16 occasioni i numeri registrati sono invece stati lontani da quelli desiderati (sotto il 98%), con delle serate poco ispirate del portiere che spesso e volentieri sono coincise con delle partite poco lucide sul fronte offensivo.
Solo in tre di queste occasioni il portiere ha infatti parato oltre il 90%, e solamente in un caso l’efficacia al tiro è stata capace di compensare la serataccia tra i pali andando in rete con almeno con il 10%.
Undici infine le occasioni in cui il PDO è risultato bilanciato, con un valore tra il 98 ed il 102%. Il tutto è riassunto nel grafico seguente, mentre i dati relativi all’intera regular season possono essere consultati cliccando qui.
Dall’arrivo di Doug Shedden (32 partite), il Lugano ha saputo sovra-performare in ben 17 occasioni, mentre solamente in sette partite il PDO è andato sotto il 98%.
Si arriva dunque ad un totale di 34 partite il cui il PDO è rientrato nella normalità oppure è “schizzato” verso prestazioni superiori alla media. I numeri sono però stati ottenuti con una certa regolarità, visto che dalla partita 23 alla 44 i numeri hanno sempre mantenuto un livello molto alto (14 partite sopra la media, cinque attorno alla normalità, e solamente due con un PDO sotto il 98%). Segno che le grandi prestazioni dei portieri e la buona concretezza in fase offensiva non fossero frutto della fortuna, ma conseguenza del talento che possono vantare i bianconeri.
Tutto bene dunque? Probabilmente no, perchè avere numeri così “gonfiati” nasconde delle insidie che possono essere pagate in futuro. La capacità di essere “spietati” dei giocatori del Lugano viene controbilanciata da una pericolosa tendenza, che si evidenzia se si va a vedere il rapporto tra tiri effettuati e subiti, indicatore che permette di stimare la mole di gioco offensivo generato.
Praticamente per tutto il corso della regular season il Lugano è stato superato in materia di tiri effettuati, evidenziando una pericolosa tendenza che è ben riassunta dai grafici seguenti. Le aree rosse mostrano le partite in cui gli avversari hanno effettuato un maggior numero di tiri, mentre quelle verdi raffigurano i match in cui sono stati i bianconeri a scagliare il numero maggiore di conclusioni. La percentuale di tiri a favore (SF%) è dunque stata spesso e volentieri al di sotto del 50%, come visivamente riassunto nel secondo grafico.
Tirando le somme, solamente in 16 partite su 50 il Lugano ha saputo generare un numero maggiore di tiri rispetto agli avversari. Il talento dei propri giocatori – che si è tradotto in un’alta percentuale al tiro – ha permesso di ridurre al minimo i danni di questa tendenza, che sarebbe risultata fatale a molte delle alte squadre di NLA. Questo ha però significato basarsi in maniera importante sulle prestazioni dei propri portieri e dei singoli, giocando dunque spesso “con il fuoco”.
Il Lugano ha effettuato la maggioranza dei suoi tiri nei terzi tempi (576, media di 10,13), seguiti dai periodi centrali (513, media di 9,16) ed infine dai primi tempi (507, media di 9,05). I primi 20 minuti si sono però dimostrati i più critici per il Lugano da questo punto di vista, con ben 601 tiri concessi (media di 10,73) sull’arco di 50 partite, con un bilancio negativo di 94 conclusioni. A seguire i tempi centrali (-87, media di 10,71) ed i primi tempi (-67, media di 11,32).
Per cercare di generare di più sul fronte offensivo il Lugano ha potuto avvalersi di un buon numero di superiorità numeriche, con un totale di 189 opportunità che posizionano i bianconeri al quinto posto nella lega.
Le fasi in superiorità numerica sono però state una delle grandi lacune del Lugano dell’ultima stagione, con un tasso di riuscita solamente del 16,40%, pari praticamente a quello dell’Ambrì e di poco migliore ai numeri ottenuti dal Langnau, peggior squadra in questo senso.
Nel corso della regular season il Lugano è riuscito ad ottenere più occasioni in powerplay degli avversari in 24 circostanze, mentre in 18 incontri il bilancio è stato negativo. Otto invece le partite in cui minuti in powerplay e boxplay si sono equivalsi. I gol in superiorità numerica sono però stati solamente 31 (20 in meno del Berna), con Fredrik Pettersson che ha visto la sua produzione diminuita, dai 15 gol ottenuti nel 2014/15 ai sette dell’ultimo anno.
L’impatto del powerplay è dunque stato limitato, soprattutto se si pensa che i game winning goal arrivati in fase di superiorità numerica sono stati solamente tre!
Il Lugano ha dunque costruito i suoi successi principalmente in fase di cinque-contro-cinque, sfruttando il talento della propria top-six ed avvalendosi di tanti giocatori chiave capaci di andare al tiro con delle percentuali superiori al 9-10%.
Considerando il buon mix di caratteristiche dei giocatori a propria disposizione, e al grande talento soprattutto distribuito sulle prime due linee, è facile immaginare come il Lugano abbia saputo colpire praticamente da ogni posizione, anche se naturalmente il maggior numero di gol è stato messo a segno dallo slot.
I gol da una certa distanza non sono però stati una rarità, ed hanno permesso al Lugano di andare al tiro da posizioni in cui la marcatura degli avversari era meno stretta. La precisione degli attaccanti bianconeri ha così permesso loro di risultare pericolosi ed imprevedibili da qualsiasi posizione, rendendo più difficile agli avversari la loro fase difensiva.
Quasi perfettamente in equilibrio il numero di reti ottenuti dal lato sinistro e da quello destro, fattore che ben rispecchia il mix ideale tra right e left con cui la squadra è stata costruita (11-8 in attacco, compreso Filppula).
Questo grado di imprevedibilità ha probabilmente permesso al Lugano di compensare il fatto di essere spesso e volentieri stato in ritardo rispetto agli avversari in materia di tiri. Vista la grande varietà dalle posizioni in cui sono arrivate le reti, una shooting % elevata come quella del Lugano diventa dunque un fattore da elogiare e che è stato costruito guardando più alla qualità che alla quantità, anche se i dati andrebbero incrociati con quelli – purtroppo non disponibili – relativi alla posizione di tutti i tiri tentati dai bianconeri. In questo senso il Lugano è stata l’ottava squadra del torneo, con 1’518 tiri effettuati (primo il Bienne con 1’741, ultimo il Friborgo con 1’399).
In questo senso le prestazioni dei portieri nei successi del Lugano appaiono meno critiche di quanto si poteva pensare inizialmente. Guardando infatti a tutte le partite vinte dai bianconeri (27), ben 19 sono arrivate con prestazioni che hanno visto una percentuale al tiro superiore al 10%.
I vantaggi sono inoltre stati gestiti in maniera quasi perfetta da parte dei bianconeri. In esattamente metà delle circostanze – 25 occasioni – il Lugano è riuscito ad andare in gol per primo, e quando ci è riuscito in ben 20 circostanze i bianconeri hanno ottenuto un risultato positivo. In 21 occasioni invece il Lugano si è ritrovato in vantaggio dopo due periodi di gioco, e solamente una volta ha finito la partita senza portare a casa alcun punto (il derby del 3 gennaio, con le fatiche della Coppa Spengler alle spalle).
Interessanti anche i dati relativi ai gol incassati dal Lugano, arrivati nella grande maggioranza dei casi da posizione centrale e da distanza ravvicinata.
Si evidenzia una leggera tendenza ad incassare reti dal lato destro (prospettiva del portiere), anche se i reali problemi si sono concentrati nello slot e dalla porzione centrale a media distanza del ghiaccio, da cui sono arrivati quasi il 65% dei gol.
I gol da pochi passi sono stati parecchi, ma anche quelli da posizione centrale dalla media e lunga distanza.
Shedden vorrà dunque lavorare probabilmente in questo senso, chiedendo ai suoi giocatori un maggior senso della posizione e – verosimilmente – di bloccare qualche tiro in più. Bisogna infatti considerare come il Lugano sia stata la squadra aver concesso più tiri di tutta la NLA con un totale di 1’772, con una media di 35 (!) a partita.
Alla luce di quanto indicato sinora, appare subito chiara l’importanza delle prestazioni del portiere – in particolare Elvis Merzlikins – per la stagione del Lugano. Il tutto diventa però lampante quando si vanno ad analizzare i numeri.
Si scopre infatti che nelle partite in cui il Lugano è andato a punti (32), i bianconeri hanno avuto bisogno in media di una prestazione con il 93,55% di parate da parte del proprio portiere. In 24 (!) circostanze Merzlikins o Manzato hanno parato oltre il 92% (e in 12 oltre il 94%), mentre solamente in tre casi un risultato utile è arrivato con delle prestazioni dei portieri al di sotto del 90%.
Nelle partite invece terminate senza un risultato utile (18), praticamente tutte le sconfitte sono arrivate al termine di prestazioni dei portieri al di sotto del 90%. Solamente in tre circostanze, infatti, dei match con oltre il 92% di parate sono stati “sprecati” dalla squadra. La media di parate in queste partite è stata dell’87,83%.
La correlazione tra punti ottenuti e buone prestazioni del portiere è dunque molto forte, soprattutto considerando come il Lugano sia stato spesso e volentieri superato in materia di tiri effettuati. Il tutto è riassunto nel grafico seguente.
Valutare le prestazioni dei portieri tramite la loro percentuale di parate, oppure attraverso le media di reti concesse a partita, nasconde però il rischio di ottenere numeri ingannevoli. Basandosi su questi due valori, infatti, si ottiene una valutazione del giocatore che è influenzata dalla squadra in cui gioca, ottenendo così una statistica quasi più di squadra che individuale.
Abbiamo dunque voluto analizzare i vari portieri di NLA attraverso una statistica denominata “Goals Saved Above Average” (GSAA). Il tutto è molto semplice: si applica la media di SV% della lega al numero di tiri fronteggiati da un determinato portiere, e si ottiene così il numero di gol che il “portiere medio di NLA” avrebbe concesso. Si confronta poi questo valore con il numero reale di gol concessi dal portiere considerato, ottenendo così una sorta di “+/-”.
Se il risultato è positivo, il portiere analizzato ha parato più gol rispetto al “portiere tipo” della lega in cui gioca, mentre se il valore è negativo le sue prestazioni sono state sotto la media. Inizialmente si può avere l’impressione di confrontare le percentuali di parate, ma non è così, perché si va a creare un diretto confronto con tutti gli altri portieri che giocano nello stesso torneo.
Il GSAA permette di “estrarre” la qualità di un portiere indipendentemente dalla forza della squadra in cui gioca, e rappresenta anche un ottimo indicatore per constatare quanto una squadra si basa sul proprio portiere per ottenere i risultati.
Da questi dati – che mostrano solo i portieri che hanno giocato almeno 600 minuti – si vede come Merzlikins sia stato il più decisivo in termini assoluti, salvando nell’arco della regular season più di 21 gol oltre la media, che un portiere “normale” avrebbe concesso!
Bisogna però state attenti, perché questi numeri sono influenzati dal numero di partite giocate. Per avere una visione più corretta ed oggettiva della situazione bisogna dunque chiamare in causa i GSAA/60, ovvero i gol salvati sopra la media per ogni 60 minuti giocati.
Così facendo si conferma come il miglior portiere della Lega sia stato Niklas Schlegel, capace di evitare ai suoi ZSC Lions quasi mezzo gol a partita. Poco da meno però il lettone del Lugano, che ha evitato 0.47 gol sopra la media ogni 60 minuti giocati.
Elvis Merzlikins ha continuato a rappresentare la colonna portante del Lugano anche nei playoff, fase in cui i problemi relativi al numero di tiri effettuati e concessi dal Lugano non si sono risolti.
Ne sono così scaturiti dei playoff in cui il Lugano è stato estremamente spietato sul fronte offensivo, mentre in difesa Elvis Merzlikins ha portato passo dopo passo la squadra sulle spalle con prestazioni stellari.
La serie con lo Zugo si è sviluppata con una percentuale di parate complessiva del 93,69%, mentre l’efficacia al tiro è stata di un ottimo 11,90%, utile a costringere Tobias Stephan ad un mero 88,64% sull’arco della serie. Il PDO complessivo del Lugano nei quarti di finale è stato di 105.59, con un picco di 110 in Gara 2. Merzlikins è stato meno preciso del solito nell’ultima sfida, ma un 14% di SH% ha spazzato via ogni possibile conseguenza.
Merzlikins si è confermato sugli stessi livelli anche in semifinale – anzi, la sua SV% è salita a 93.8! – mentre la percentuale al tiro è leggermente calata, nonostante una Gara 1 vinta con il 27.77% (!!) al tiro. Il Servette è riuscito a vincere Gara 2 e 4, quelle in cui il Lugano ha tirato attorno al 3%, ma nulla ha potuto contro il mix letale creato dai bianconeri e composto da un portiere caldissimo e a degli attaccanti dallo spiccato killer instinct, capaci di compensare la differenza di tiri effettuata.
Questa tendenza si è però sgonfiata in finale, dove Merzlikins non è bastato per compensare la differenza di mole di gioco. Il Lugano ha vinto la prima sfida grazie ad una percentuale realizzativa altissima del 22,72%, ma non ha saputo sfruttare le prestazioni di alto livello del proprio portiere nelle tre partite successive. In quel frangente Merzlikins ha parato con il 94,38%, ma una percentuale al tiro del 3,1% non è logicamente bastata.
La percentuale al tiro del Lugano in finale è stata del 7,92% – praticamente la media nei playoff delle otto squadre in gara – ma la “normalità” sul fronte offensivo non è stata sufficiente, ed i bianconeri hanno pagato dazio probabilmente per i vari fattori indicati sinora.
In questo senso, sono stati in molti gli attaccanti ad aver visto calare la loro efficacia al tiro nel corso dei playoff. Pettersson è passato dall’11,66% al 5,88%, diventando uno dei principali stenti sul fronte offensivo.
La produttività di Klasen è rimasta praticamente inalterata su un buon 9,62%, mentre Brunner ha affrontato al meglio i playoff passando dal 9,85% al 15,22. Hofmann ha sperimentato una flessione, ma è rimasto sul 12,5%, mentre Bertaggia ha subito particolarmente il post season passando dal 17,5 (!) della regular season al 6,9% nei playoff.
Martensson, quasi senza che nessuno se ne accorgesse, aveva un ottimo 14,47% di realizzazioni già in regular season, che nei playoff si è alzato sino ad un incredibile 19,05%. Non così sorprendente invece il crollo di Sannitz, che dopo una regular season ad altissimi livelli (21,74%!) è passato al 7,69%, che per un giocatore della sua tipologia rimane comunque buono. Le prestazioni di alcuni dei giocatori chiave verranno analizzate più in dettaglio di seguito.
Il Lugano della prossima stagione
La rosa del Lugano in vista della stagione 2016/17 è attualmente completa, anche se alcune operazioni di mercato non sono ancora da escludere. La squadra a disposizione di Doug Shedden vanta un buon bilanciamento tra giocatori right e left, e tanti elementi presenti in rosa con un ruolo ben preciso.
Sul fronte offensivo i bianconeri si ritroveranno con tre nuovi giocatori, tra cui due centri attorno ai quali andrà creata un’alchimia completamente nuova. Vi è poi da considerare l’importante partenza di Fredrik Pettersson, che andrà a cambiare diverse dinamiche di gioco e di logica nella costruzione dei blocchi offensivi.
In questo senso è importante tenere conto delle sinergie sviluppatesi nel corso dell’ultimo campionato, e che permetteranno a Shedden di avere una buona base per impostare la prossima stagione.
Per valutare l’intesa tra un giocatore ed in suoi compagni di squadra, può essere utilizzata una statistica avanzata molto interessante chiamata “WOWY” (acronimo di “With Or Without You”), che stabilisce con quali compagni un determinato giocatore evidenzia le prestazioni migliori. In questo senso l’approccio ideale è quello di basarsi sul CORSI (differenziale dei tiri provati quando determinati giocatori sono sul ghiaccio), ma vista l’assenza di questi dati in Svizzera, abbiamo cercato un’alternativa.
Per arrivare ai grafici WOWY dei giocatori del Lugano ci si può basare sui dati relativi ai compagni con cui i vari giocatori hanno ottenuto i propri punti nella passata stagione. Si ottiene una tabella che va ad indicare con chi un determinato giocatore ha ottenuto i suoi punti, evidenziando delle intese interessanti. Da questi dati è poi possibile costruire le tabelle WOWY di ogni elemento, mettendo in una forma grafica più leggibile i seguenti dati numerici.
La situazione al centro appare piuttosto chiara, con Martensson ed il nuovo arrivato Zackrisson che guideranno le prime due linee, mentre Sannitz e Gardner fungeranno da perni per la bottom-six.
Quest’ultimo è stato ingaggiato con un preciso ruolo, e lo vedremo in pista nelle situazioni in cui è importante vincere gli ingaggi – ad esempio quando il gioco inizia in zona difensiva – ed in powerplay per essere posizionato davanti al portiere. La situazione al centro del Lugano è ideale, con due centri right ed altrettanti left, pronti ad essere impiegati a dipendenza della situazione.
Partendo da Martensson, dai dati WOWY della passata stagione il suo compagno “preferito” in assoluto è stato Klasen, con cui ha fatto registrare ben 29 punti. Lo stesso vale anche per l’ala svedese, che aveva ottenuto 29 punti sia in combutta con Martensson che Pettersson.
Per completare il blocco sulla destra il compagno perfetto per i due è Brunner, il quale era stato più produttivo in assoluto proprio con i due svedesi. 15 punti l’ex Devils gli ha ottenuti anche con Hofmann, ma visto il forte legame tra Klasen e Martensson, è verosimile pensare che il numero 15 venga impiegato in un blocco diverso.
Il secondo blocco dovrebbe così essere costruito attorno al nuovo arrivato Zackrisson, a cui si aggiungerebbe di conseguenza Hofmann. L’altro attaccante che “vede da vicino” la top-six è Bertaggia, ma alla luce dei forti legami instaurati con altri compagni, è sensato posizionare Bürgler in seconda linea, così da evitare anche di avere due ali left nello stesso blocco (cosa che succederebbe se si “promuovesse” Bertaggia).
Si arriverebbe così ad un terzo blocco con la caratteristica di essere quasi legato tanto quanto il primo. Sannitz, al centro, lo scorso anno ha ottenuto il maggior numero dei suoi punti proprio con Bertaggia, che ricambia il favore. L’altro compagno “preferito” di Bertaggia unitamente a Sannitz è stato Walker, che a sua volta ha ottenuto la maggioranza dei suoi punti con il numero 13. Insomma, unire i tre sembra quasi una scelta naturale.
Rimane un quarto blocco guidato da Gardner, mentre chi occuperà il posto alle ali verosimilmente cambierà con il susseguirsi delle partite. Se in salute sicuramente non mancherà Reuille, mentre il giovane Fazzini potrebbe completare il blocco. Quest’ultimo ha il vantaggio di essere un right, mentre i due giocatori “extra” (Morini e Romanenghi) sono left come Reuille.
Ne scaturisce così un lineup che vedrebbe un paio di posizioni in fase offensiva da “conquistare”, mentre se si sceglierà di giocare con 13 attaccanti, in difesa ci sarà un elemento che dovrà guardare il match dalla tribuna. Con l’incognita degli infortuni sempre dietro l’angolo, e l’eventualità di far tirare il fiato a Vauclair oppure Hirschi in alcune occasioni, il tutto sembra pronto a funzionare a dovere.
L’icona a “lucchetto” indica un forte legame tra un giocatore e l’altro (maggioranza di punti ottenuti la scorsa stagione con quel compagno), il tutto nella direzione della freccia (esempio: Brunner ha fatto registrare la maggioranza dei suoi punti in combutta con Martensson, ma non viceversa).
Il Lugano in questo offseason ha visto partire cinque giocatori – considerando anche la non conferma di Dal Pian – e c’è stato il ritiro di Steinmann, ma a livello di punti l’unico elemento d’impatto ad aver lasciato la Resega è sostanzialmente Fredrik Pettersson.
Con lo svedese sono partiti infatti un bottino di 48 punti, di cui ben 26 gol, nonché il miglior marcatore in powerplay (7 gol) ed il giocatore che di gran lunga è andato maggiormente al tiro. 223 infatti le sue conclusioni, contro le sole 141 di Klasen, che occupava il secondo posto in squadra. Anche a livello di NLA, Pettersson era nettamente il giocatore con più tiri all’attivo, con un vantaggio di ben 40 conclusioni su Lino Martschini, che con 183 shots era secondo.
Se il Lugano dovrà riuscire a generare più gioco, dunque, dovrà farlo attraverso un approccio più bilanciato, dato da quattro linee che possono produrre occasioni da rete e dal maggior equilibrio permesso dall’innesto in squadra di Zackrisson. D’altronde la squadra ha dimostrato di poter “sopravvivere” senza Pettersson, facendo gradi cose nei playoff senza che lo svedese giocasse un ruolo da vero protagonista. Per lui infatti nel post season solo 2 gol (su un totale di 43 segnati dal Lugano).
Il Lugano si augura naturalmente che il vero Tony Martensson sia quello visto all’opera nella seconda parte di stagione e nei playoff, e non quello che ha avuto grandi problemi di ambientazione nella prima parte di torneo.
Lo svedese è partito davvero a rilento dal punto di vista realizzativo, ottenendo soli due gol nelle prime 15 partite disputate, a cui aveva aggiunto sei assist. Il suo finale di campionato è però stato in deciso crescendo, con 23 punti ottenuti nelle ultime 20 partite disputate.
Complessivamente è andato a punti in 22 delle 42 partite giocate, e 23 dei suoi 35 punti totali sono stati ottenuti nella seconda metà di campionato. È andato in negativo in 11 occasioni (sempre con un -1, ad eccezione di un -2), mentre in 20 circostanze è uscito dal ghiaccio in positivo.
A livello realizzativo Martensson ha comunque rispettato le aspettative, tenendo un’alta percentuale al tiro del 14,47% (schizzata al 19,05% nei playoff), che non rappresenta sicuramente un caso visto i numeri simili fatti registrare negli anni passati in KHL. Lo svedese ha però tentato la conclusione molto raramente – soli 76 i suoi tiri in totale – ovvero 1,81 a partita.
Il fatto che la sua produttività nei playoff sia aumentata è dovuto anche a questo: in 15 partite di post season Martensson ha trovato 46 conclusioni, ovvero 2,80 a incontro. Dalla prossima stagione si può presumere che il suo bottino di reti aumenti, se gli verrà dato modo di concludere più spesso in porta.
Unica ala straniera, Linus Klasen sarà nuovamente uno dei principali fulcri del gioco bianconero. Lo scorso anno il suo apporto in termini di reti è arrivato a quota 14, dopo le 20 ottenute la stagione precedente.
Lo svedese ha vissuto due periodi prolungati di crisi in questo senso, con sole due reti nelle prime 15 partite disputate, seguite da una fase verso metà stagione in cui non ha ottenuto alcun gol per ben 14 incontri consecutivi. Ha però compensato in termini di assist, e complessivamente è riuscito ad andare a punti in 33 delle 49 partite disputate.
È uscito in positivo da un totale di 19 incontri ed in negativo da 15, ma si è reso protagonista della stagione con la percentuale al tiro più bassa degli ultimi anni. È passato dal 12,9% al 9,93% di quella attuale, mentre nell’ultimo anno passato in SHL aveva stabilito un 16,86%. Ci sono dunque motivi per credere che il prossimo anno possa trovare qualche rete in più.
Il Lugano deve inoltre sperare di poter avere Damien Brunner sano per tutta la stagione. La commozione cerebrale rimediata nei playoff sembra sia già completamente alle spalle del giocatore, che la passata regular season è stato limitato a sole 36 partite.
Questo non gli ha impedito di essere il terzo miglior marcatore della squadra. Offensivamente ha vissuto il peggior periodo tra inizio dicembre e gennaio, quando per sette partite consecutive non è riuscito a segnare. Il suo contributo è comunque arrivato con regolarità, visto che è andato a punti in 25 delle 36 partite disputate, e non è mai stato assente dal tabellino per più di due partite consecutive. È inoltre uscito in negativo soltanto da sette partite (e mai con un risultato peggiore di -1) ed in positivo da 16.
Nei playoff è però tornato a dare il meglio, con una percentuale realizzativa del 15,22%… Un numero alto, ma che è perfettamente nei suoi standard. La stagione precedente l’aveva infatti chiusa con un 17.46%, mentre quella giocata con i Devils lo aveva visto tirare con il 10%. Sugli stessi livelli anche il mezzo campionato di NLA nell’anno del lockout, con il 16.03%. Con un Brunner sano, dunque, il Lugano potrebbe ottenere da lui diverse reti in più.
Chiamato ad una conferma sarà anche Gregory Hofmann, capace di rendersi protagonista della sua miglior stagione in carriera sia in materia di gol (17) che in quella di punti (31). Questi risultati sono stati raggiunti grazie ad un’eccezionale percentuale al tiro del 17%, che aveva fatto seguito al 14.10% fatto registrare nel campionato precedente.
Se si vanno però a consultare i dati dall’intera NLA relativi alle percentuali di tiro degli attaccanti che hanno ottenuto almeno 10 gol nell’ultima regular season si otterrà un risultato decisamente sorprendente: il terzo miglior giocatore di tutto il campionato è stato Raffaele Sannitz con le sue 10 reti in 46 tiri (21,74%!).
A livello realizzativo il ticinese non era mai andato in doppia cifra in carriera, anche se la sua altissima percentuale al tiro lascia presumere che dal prossimo campionato tornerà sui suoi standard. Durante le prime 17 partite del torneo è andato in negativo ben otto volte, ma si è riscattato nelle altre 22 partite giocate, non andando mai in negativo tranne in un’occasione (-3 nell’inutile ultimo derby di campionato).
Protagonista della sua miglior stagione della carriera è stato anche Alessio Bertaggia, che in una sola annata ha messo a segno più punti dei precedenti due campionati messi assieme. Con i suoi 14 gol è stato il terzo miglior marcatore della squadra in compagnia di Klasen (!), il tutto grazie ad una percentuale al tiro addirittura del 17.5%, seconda solamente a quella di Sannitz e del partente Fillpula.
Il figlio d’arte ci aveva messo un po’ ad ingranare, ottenendo il suo primo gol della stagione solamente alla 16esima partita disputata, e segnandone solamente due nelle prime 23. Da inizio dicembre Bertaggia si è però sbloccato, ottenendo sette gol nel giro di sei partite. Nelle ultime 30 partite – praticamente dal 10 novembre – il giovane è andato a punti in 18 occasioni, facendo complessivamente registrare 25 punti.
La sua percentuale al tiro è poi calata al 6,9% durante i playoff, ed il suo contributo a livello di reti si è fermato a quota due, ottenute in Gara 1 e 3 del primo turno contro lo Zugo. Per Bertaggia sarà verosimilmente difficile confermare una percentuale al tiro del 17.5%, dunque si può supporre che dal suo bastone arriverà qualche rete in meno.
In vista della prossima stagione il Lugano sarà dunque chiamato ad innestare al meglio due fondamentali pedine come Zackrisson e Bürgler, compensando la perdita di uno sniper come Pettersson con uno sforzo di squadra maggiormente corale.
Se il Lugano non riuscirà a generare maggior gioco in fase offensiva, il contributo di Elvis Merzlikins sarà anche stavolta determinante, con il giovane lettone che giocherà probabilmente la grande maggioranza degli incontri. Un po’ di peso dalle sue spalle andrà comunque tolto, evitandogli di essere nuovamente tra i portieri più bersagliati del campionato, andando ad invertire quella pericolosa tendenza che ha visto il Lugano spesso messo sotto dagli avversari in materia di tiri.
Come normale che sia in una squadra dal tanto talento come quella bianconera, le prestazioni individuali continueranno a rivestire un ruolo importante, ma con quattro linee molto ben bilanciate il Lugano ha l’opportunità di costruire un sistema di gioco capace di rispondere molto bene agli eventuali “momenti no” dei propri uomini di punta, evitando quel rischio di bruciarsi che consegue dal basarsi troppo sulle prestazioni individuali.