LUGANO – GINEVRA
1-3
(0-1, 1-1, 0-1)
Reti: 7’11 Granlund (Hartikainen, Spacek) 0-1, 21’31 Manninen (Schneller, Hartikainen) 0-2, 31’33 Carr (Joly) 1-2, 50’14 Chanton (Manninen, Hartikainen) 1-3
Note: Cornèr Arena, 5’001 spettatori
Arbitri: Hebeisen, Borga; Schlegel, Bachelut
Penalità: Lugano 4×2 + 1×10, Ginevra 3×2
Assenti: Giovanni Morini, Calvin Thürkauf, Joren van Pottelberghe, Santeri Alatalo (infortunati), Adam Huska, Aleksi Peltonen, Justin Schultz (sovrannumero)
LUGANO – Da un estremo all’altro, così sta proseguendo la stagione del Lugano in questo autunno in cui la pausa per la Nazionale sembra già un’oasi da raggiungere al più presto. Dalla batosta di Davos, passando per Losanna alla prova difensiva e vincente di Berna al disordine schizofrenico costato un’altra sconfitta alla Cornèr Arena, tra l’altro contro un Ginevra tutt’altro che imbattibile, non solo per gli assenti ma anche per quanto mostrato sul piano del gioco.
Certo è che come si indirizzano le partite poi si va a dare un peso specifico al restante delle sfide, tanto per capire che con quell’inizio di partita in cui molti si sono subito identificati come “dispersi” o comunque deconcentrati, il Lugano aveva già fatto metà del lavoro… del Servette.
Il gol di Granlund (e chi se non lui) con il micidiale powerplay granata ha ulteriormente picconato le sicurezze di una squadra che di nuovo non è riuscita ad essere ciò che si era immaginata, tentando di giocare in una maniera ma riuscendo nell’esecuzione in tutt’altra.
Passaggi dietro la schiena, sui pattini, entrate in offside e vari tentativi di tiro velleitari andati sugli stinchi degli avversari hanno contraddistinto gran parte della partita dei bianconeri, facilitando il compito di un avversario che sì si è presentato debilitato in difesa, ma che nel reparto offensivo dispone di giocatori capaci di manovrare in spazi stretti come pochi ce ne sono in Svizzera e se si lascia mezzo metro d’azione ai vari Hartikainen, Manninen o Vatanen sappiamo bene come va a finire.
La squadra di Gianinazzi però sembrava avere poco da dire anche sul gioco difensivo, tanto da vedere un Mirco Müller incredibilmente impreciso nel controllo del disco, Aebischer impotente e in completa balìa degli eventi quando si trattava di arginare gli attaccanti ospiti, per non parlare di un Dahlström che con la sua penalità “fantozziana” ha di fatto dato il via alla fase in cui il Ginevra ha fatto sua la partita allungando in scia al power play guadagnato dallo svedese.
Il numero 63 sull’economia generale della squadra può avere un peso non indifferente, sulle chiusure difensive e i recuperi, nonché sulla ridistribuzione dei tempi di gioco per impedire che troppi compagni superino la loro soglia massima. Ma nello stesso tempo il Lugano non può permettersi di dover sperare che quello che doveva essere il suo difensore principale non commetta certi errori clamorosi durante le partite – ricordiamoci quelli di Bienne, Berna e altri – lui che invece deve portare stabilità e sicurezza.
Vi è da dire che una piccola reazione dei bianconeri la si è vista, anche se arrivata dopo una scazzottata di Sekac con Berni e il gol di Carr e quindi in forma un po’ naturale, ma il tutto è durato fino alla seconda sirena, senza che Fazzini e compagni si rendessero capaci di dare continuità alla rete del numero 7, magra consolazione per un compleanno un po’ amaro.
Poco da dire sul resto dell’incontro, il 3-1 di Chanton ha spento la partita e ogni velleità e calato il sipario su un Lugano brutto e inconcludente. Solo un giocatore in questa grigia serata sembrava in grado di poter cambiare gli equilibri, quel Joly incontenibile, a tratti addirittura rabbioso nelle sue serpentine che però solo in un’occasione ha trovato un compagno pronto, per il resto il suo è stato un predicare nel deserto. La prestazione del Topscorer mette ancora più in risalto – scusate il paradosso – le prove incolori di troppi presunti “top” della squadra, quei giocatori che invece dovrebbero fare da trascinatori e allinearsi alle prove del canadese.
Per la squadra di Gianinazzi c’è ancora un impegno da onorare prima di andare in pausa, e andare a Kloten con lo spirito visto venerdì sera può rivelarsi fatale e a dir poco velenoso per affrontare la pausa con una certa serenità. Che Schultz gliela mandi buona.
IL PROTAGONISTA
Teemu Hartikainen: Come Stransky a Davos, anche il finlandese del Ginevra ha fatto passare dei brutti momenti alla difesa dei bianconeri grazie alla sua fisicità e alla capacità di manovrare il disco nello slot. Per il topscorer granata si contabilizzano tre assist, di cui due diretti sui gol dello 0-2 e del 1-3, ma l’impotenza con la quale alcuni difensori bianconeri – Aebischer in particolare – lo hanno affrontato rispecchia bene quanto sia stato dominante sul ghiaccio e decisivo per un Ginevra nemmeno irresistibile.
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