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Lo Skelleftea domina i playoff, a Berlino si festeggia la tripletta

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SVEZIA – Sembrava un disegno già bell’e fatto, e alla fine è stato pure incorniciato. Si parla ovviamente del cammino inarrestabile dello Skelleftea, dominatore in regular season solo dopo il licenziamento di Anders Forsberg ma regnante totalitario del post season con un’impressionante cavalcata che lo ha visto perdere una sola volta contro il Linköpings in semifinale, unica sconfitta in 13 partite di playoff!

La vittoria finale (la seconda dopo il titolo del 1978) degli uomini del trio di coach Klockare-Robertsson-Wallsson è frutto di una squadra dall’attacco impressionante, basti pensare ai 71 punti in regular season di George “Bud” Holloway – secondo miglior punteggio di sempre in ES dopo quello di Hakan Loob nella stagione ’82-’83 – e ai ben dieci giocatori in grado di superare quota 10 reti in un campionato ultradifensivo come quello svedese. Grandi protagonisti sono stati anche i portieri Eriksson (in procinto di sorvolare l’altlantico) e Svensson, alternati a scadenze regolari, hanno sfoderato medie di parate impressionanti, portando a 1,45 le reti subite a partita nei play off dai gialloneri.

Si prevede uno smantellamento in seno alla squadra del nord, infatti Holloway e i vari Lidström, Möller, Lindberg e il portiere Eriksson sono sul taccuino di molti GM europei e nordamericani, difficilissimo il compito di chi dovrà eventualmente sostituirli.

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Sconfitto in finale, il Lulea del giovane elvetico Dean Kukan, si è dimostrato la squadra più regolare della stagione, nonostante l’assenza in squadra di veri e propri frombolieri, ma affollata da grandi lavoratori “di qualità” come i gemelli canadesi Cam e Chris Abbott o il finnico Pyörälä, guidati dagli esperti Klasen, Olausson e Koivisto. Kukan ha avuto il suo spazio, e dopo una metà di stagione in prestito tra la U20 e la lega cadetta è stato premiato con molto ghiaccio e soprattutto con l’intera serie di play off da titolare nel secondo blocco.

Grandi sconfitti di questa stagione senz’altro i campioni in carica del Brynäs, addirittura fuori dalle prime otto per gran parte della stagione, una volta qualificatisi in extremis per i playoff non hanno fatto di meglio che rimediare un sonoro 0 a 4 nei quarti di finale proprio contro i futuri campioni. Nei bassi fondi della lega si registrano addirittura due relegazioni, quelle del Rögle di Martin Gerber e del Växjö, che lasciano spazio al Leksand, assente dalla massima serie da sette anni, e al Orebrö allenato dall’ex bianconero Peter Andersson, che festeggia la prima storica partecipazione alla Elitserien.

Eishockey - Deutsche Eishockey Liga - DEL - Saison 2012-2013 - Playoffs - Finale - 4. Spiel - Eisbären Berlin gegen Kölner Haie - am 21.04.2013 in der O2 World in Berlin

GERMANIA – Il finale di stagione in Deutsche Eishockey Liga ha quantomeno riservato diversi colpi di scena, a partire dalla vittoria finale degli Eisbären Berlino – nonostante fossero i campioni in carica – dimostratisi solidi sì durante la stagione, ma forse non al punto di riuscire a strappare il titolo a corazzate come gli Adler Mannheim di Harold Kreis – addirittura fuori ai quarti – o il Colonia di Uwe Krupp e Lance Nethery.

Le aquile sono riuscite nell’impresa poco gloriosa di farsi estromettere dai Grizzly Adam di Wolfsburg, a lungo fuori dal lotto e qualificatisi ai giochi che contano dopo un decimo posto in regular season e passando per il “qualifier round”, mentre il Colonia è stato la vittima ultima degli Eisbären nella finale best of 5, che ha decretato il terzo titolo consecutivo per i ragazzi di Don Jackson.

Vittoria che con il senno di poi non fa una grinza, dato che sono stati gli unici a saper mantenerte i propri standard dall’inizio alla fine, seppure con una grossa mano ricevuta dalle stelle di passaggio Brière e Giroux. E non è un caso se tra i migliori marcatori dei playoff non troviamo Yanick Lehoux, macinatore di punti in regular season, ma sparito dalla circolazione quando i giochi si sono fatti seri, al contrario di gente come i vari Muloc, Olver, Braun e Talbot, grandi leader di una squadra vera ma priva di grosse star.

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Un gruppo, quello di Berlino, che ha sviluppato una mentalità talmente vincente da risultare addirittura disarmante per gli avversari, alcuni dotati sicuramente di maggior talento generale, ma privi di quei giocatori in grado di sacrificarsi fino in fondo.

Stagione terminata piuttosto tranquillamente e senza troppi sussulti per gli Hambrug Freezers di Benoit Laporte, usciti allo stadio dei quarti di finale solo dopo aver fatto vacillare non poco i futuri campioni nazionali. Sul fondo classifica poco da dire, le posizioni poco ambite sono state rispettate dall’inizio alla fine, ma non essendoci relegazione tutti possono ricominciare a progettare la prossima stagione in tutta tranquillità.

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