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Ambrì Piotta

Trisconi: “Perdere così fa male, ma stiamo lavorando e i risultati non tarderanno”

L’attaccante è stato promosso nel secondo blocco: “Il coach voleva provare qualcosa di diverso, ho cercato di non cambiare nulla del mio gioco e di portare intensità. Saltare un turno ci farà bene, dobbiamo ricaricare le batterie”

AMBRÌ – Contro il Ginevra, si sa, è difficile riuscire ad esprimere il proprio miglior hockey. I pochi spazi concessi e la tanta fisicità messa in pista dalle aquile rendono arduo il compito alla maggior parte delle compagini di National League.

Venerdì sera però l’Ambrì qualcosa di buono è riuscito a mostrarlo. Eccezion fatta per un secondo tempo così così, i leventinesi hanno disputato globalmente una buona prova, specie in un periodo conclusivo che avrebbe potuto e dovuto regalare qualche soddisfazione in più ai padroni di casa.

Una certa mancanza di concretezza e di malizia ha portato però i biancoblù ai rigori, esercizio che ha visto gli uomini di Luca Cereda uscire sconfitti.

“È stata una partita nella quale siamo riusciti a portare in pista il nostro gioco”, ci ha raccontato Noele Trisconi, schierato per la prima volta nel secondo blocco al fianco di Müller e Zwerger. “Nel secondo tempo qualche cambio troppo lungo ci ha messo in difficoltà, ma nel complesso mi sento di poter giudicare positivamente la nostra prova. A mancare è stata solamente la scintilla, perdere così fa male”.

Appena avete calato d’intensità – in particolare al momento del primo gol ospite – il Ginevra ha colpito. Queste sono lezioni che vi ricordano come per sessanta minuti sia davvero necessario spingere al massimo…
“Da parte mia non ho visto un calo d’intensità in quel frangente. Vinto l’ingaggio abbiamo buttato subito il disco sulla porta e abbiamo iniziato a premere con il nostro forecheck. Il gol è arrivato perché siamo rimasti troppo tempo in pista con un cambio lunghissimo. L’approccio era giusto, il forecheck c’era, ma quando insisti con i cambi lunghi poi il rischio di perdere lucidità è altissimo”.

Il Ginevra è una squadra ruvida da affrontare per la sua fisicità, venerdì però avete risposto presenti. Vi siete sforzati di metterci il fisico e ci siete riusciti molto bene…
“L’intenzione era di tornare ad essere la squadra ammirata la passata stagione. Eravamo carichi e pronti a portare in pista tanta voglia di far bene. Abbiamo lavorato molto sul pattinaggio e sui contrasti e così facendo siamo riusciti a mettere il Ginevra in difficoltà. È davvero un peccato che un paio di dettagli abbiano deciso le sorti del match”.

L’impressione è che stiate ancora cercando la giusta alchimia e i necessari automatismi. La squadra ancora non gira come vorrebbe, anche se i segnali lanciati (specie) nel terzo tempo sono incoraggianti…
“Sono d’accordo. A Rapperswil è stata proprio una serata no. Dopo la partita ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che così non potevamo continuare. Abbiamo iniziato a riflettere su quelle che sono le nostre qualità, pensando a ciò che dobbiamo e a ciò che invece non dobbiamo fare. Il progresso c’è, bisogna solo avere un po’ di pazienza. Stiamo lavorando duramente, sono sicuro che i risultati non tarderanno ad arrivare”.

Cereda ha più volte ribadito che avreste pagato le fatiche della CHL. In questo senso è un bene essere a riposo sabato e riprendere martedì contro i Tigers?
“Assolutamente sì, dobbiamo ricaricare le batterie. In questo caso il calendario accorre in nostro aiuto, un attimo di pausa può farci solo bene. Ciò non toglie che sabato mattina saremo già sul ghiaccio per il consueto allenamento in modo da preparare al meglio la sfida contro il Langnau”.

Il tuo ottimo inizio di stagione ti ha portato ad essere promosso in seconda linea. Come ti sei trovato all’interno di un blocco così offensivo?
“Il coach voleva provare qualcosa di diverso e io ho cercato di farmi trovare pronto. Ho anche cercato di non cambiare nulla del mio gioco, evitando di trasformarmi in un giocatore che non sono. Il mio compito era di portare intensità alla linea e credo di aver fatto un buon lavoro in questo senso. Mi sono trovato bene, anche se si tratta di due blocchi completamente differenti: in una linea così offensiva come la seconda devi giocare molto il disco; nel terzo blocco, invece, si lavora soprattutto sull’intensità e sul disturbo alle migliori linee avversarie. Sono contento di essere riuscito a conservare il mio gioco anche in un contesto diverso rispetto al solito”.

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