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Lugano

Tra le difese ballerine la spunta lo Zugo, il Lugano non si ripete

Prestazione quasi inguardabile su ambo i fronti difensivi, 10 le reti nei primi 40 minuti. Decisivo un errore di Merzlikins, vanificate due rimonte bianconere

Tra le difese ballerine la spunta lo Zugo, il Lugano non si ripete

ZUGO – LUGANO

6-5

(4-2, 1-3, 1-0)

Reti: 00’46 MyIntyre, 5’05 Walker (Sannitz) 1-1, 7’45 Simion (MyIntyre, Zgraggen) 2-1, 12’30 Cunti (Jecker) 2-2, 15’33 Martschini (Zgraggen, MyIntyre) 3-2, 19’59 Lammer 4-2, 21’39 Lapierre (Lajunen, Loeffel) 4-3, 25’09 Albrecht 5-3, 28’54 Morini 5-4, 31’20 Fazzini 5-5, 50’05 Stalberg (Thiry, Lammer) 6-5

Note: Bossard Arena, 6’833 spettatori. Arbitri Salonen, Stricker; Castelli, Kovacs
Penalità: Zugo 1×2′, Lugano 3×2′ + 1×10′ (Bertaggia)

ZUGO – A volte basta fare una proporzione per determinare la qualità di una prestazione tra due squadre ed è basata sul gradimento generale del pubblico. Tanto più si divertono i tifosi di entrambe le squadre, tanto meno sono felici i coach sulle due panchine.

Chissà che umore potevano avere Dan Tangnes da una parte e Greg Ireland dall’altra quando hanno dato uno sguardo al tabellone che marcava il risultato di 2-2 dopo 12 minuti e 5-5 dopo due tempi.

Ecco, in numeri e soldoni è questo quello che si intendeva con rapporto qualità/divertimento, e se almeno il coach norvegese dei Tori ha potuto festeggiare la vittoria, quello dei bianconeri avrà molto da dire (e aggiustare) dopo aver visto i suoi ragazzi riuscire a perdere una partita dopo aver segnato ben cinque reti alla Bossard Arena.

Non bisogna essere degli esperti con decennale esperienza per capire cosa potesse succedere solo guardando la pioggia di reti che cadeva nei primi due periodi, quello che Zugo e Lugano hanno offerto ai tifosi è stata più un’esibizione dimostrativa che una partita da regular season.

Difese che si aprivano a ogni accenno di contropiede, posizionamenti da mani nei capelli, zona neutra con il nome che sabato sera era più azzeccato che mai dato che nessuno è riuscito a piantarci un mezzo puntello di possedimento e con le capacità offensive di entrambe le squadre la partita è presto sfuggita di mano.

Lo ha fatto prima dalla parte del Lugano che, dopo essere riuscito a rispondere ai primi due rintocchi dello Zugo, è andato in pausa alla prima sirena sotto di due reti (la seconda, di Lammer, arrivata a un decimo di secondo dalla fine del tempo…), e poi è toccato allo Zugo perdere il controllo.

Tornato sul ghiaccio perlomeno più ordinato e diligente, il Lugano è riuscito infatti a darsi una scrollata nel secondo periodo, chiuso con il parziale in proprio favore di 3-1, portando la sfida sul 5-5 dopo che i padroni di casa erano riusciti a ribadire il doppio vantaggio di 5-3.

Guidati da un Lajunen perentorio e brillante a tutta pista, i bianconeri sembravano sul punto di poter girare in maniera clamorosa la sfida nel terzo tempo, giocato per diversi frangenti sulla porta di Stephan.

Fortunati nel secondo periodo (tre ferri dello Zugo) Fazzini e compagni non sono riusciti in alcune occasioni solo per questione di centimetri a battere il portiere di casa, mettendo sotto Stalberg e compagni quando sembravano sul punto di cedere.

Poi, purtroppo, l’unico errore di Merzlikins di tutta la serata, clamoroso e decisivo nel mandare alle proprie spalle una deviazione su appoggio di Stalberg, ed è un peccato che proprio lui sia all’origine del game winning gol. Un peccato perché a differenza dei suoi compagni poco ha potuto sulle altre reti dello Zugo, poco protetto dalla difesa, e un peccato perché la rete è arrivata in uno dei momenti migliori dei bianconeri.

Ma forse in fondo è meglio così, vincere una partita del genere sarebbe potuto essere ingannevole, meglio che Lapierre e compagni da questa prestazione cavino solo la sconfitta ora che è ancora indolore.

Dalla prova incoraggiante di venerdì sera contro il Davos a questa il passo è stato breve e, se in attacco il Lugano conferma di avere innumerevoli soluzioni (Walker e Sannitz continuano su una certa scia) sul fronte difensivo le cose si sono ribaltate.

La velocità e il forecheck dello Zugo hanno sorpreso colpevolmente il Lugano sin dal primo cambio e dare così tanta corda a Martschini e compagni non è mai un buon affare alla lunga. Nella prima partita piuttosto convincente di Chorney, a non funzionare sono stati il sistema e le intese, e quando i bianconeri hanno perso la presa dalla zona neutra, le ripartenze dello Zugo sono fioccate a palate piene.

Si prospettano giorni di lavoro intensi per lo staff tecnico bianconero, onde ritrovare un certo equilibrio da ricercare tra gli estremi delle prestazioni viste nel week end, ma per trarre giudizi affidabili occorrerà aspettare ancora.


IL PROTAGONISTA

Dominic LammerMesso lì, tra i grandi del primo blocco, il 25enne ha trovato una dimensione forse inaspettata a fianco di gente che di nome fa pure Viktor Stalberg, ma la prestazione di sabato sera conferma ancora l’intuizione che fu di Harold Kreis.

Lammer è stato all’origine di due reti (tra cui quella decisiva) ma soprattutto si è mostrato come motorino instancabile e recuperatore di dischi indispensabile per le bocche da fuoco dei Tori, sia in power play che a cinque contro cinque. Sottovalutato? Moltissimo.


HIGHLIGHTS

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