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Ti racconto una partita: Forsberg regalò l’oro alla Svezia con un rigore diventato leggenda

Nella finale dei giochi del 1994 contro il Canada “Foppa” sfoderò un gesto che ancora oggi molti attaccanti provano a ripetere e che è finito pure su un francobollo. Una follia che valse il primo oro per la Svezia

© IIHF.com

Se doveste recarvi in Svezia provate a chiedere a un po’ di appassionati di sport (praticamente il 90% della popolazione) quale può essere una delle immagini più famose rimaste nella loro mente. Molto probabilmente vi risponderanno con quella che ritrae Peter Forsberg mentre infila il disco alle spalle di Corey Hirsch con il rigore che regalerà l’oro olimpico alla Svezia di Curt Lundmark, il primo nella storia della nazionale delle Tre Corone.

La fotografia in questione è stata scattata da Gary Hershorn dell’agenzia Reuters con una macchina piazzata sopra la porta della Hakons Hall di Lillehammer il 27 febbraio del 1994, in occasione della finale olimpica. Quell’immagine è rimasta impressa non solo negli occhi e nel cuore degli svedesi, ma ha fatto breccia in tutto il mondo dell’hockey diventando una vera e propria icona, tanto che è stato prodotto un francobollo (sul quale Corey Hirsch si rifiutò di apparire) per omaggiare un gesto che fu il culmine del duello tra due dei più grandi giocatori che la NHL avrebbe visto in epoca moderna, Peter Forsberg appunto e Paul Kariya.

Prima di arrivare a quell’istante, Canada e Svezia si sono ritrovate in finale dei XVIII Giochi Olimpici invernali facendo fuori rispettivamente Finlandia e Russia, pronte a dar vita uno scontro epico. E lo sarà nonostante entrambe le selezioni non contino in rosa una grandissima quantità di star, la Svezia ha tra le sue fila grossi nomi come quelli di Hakan Loob e dell’ex bianconero Mats Näslund, ma sono giocatori sul finire della loro carriera e i giovani di talento come Forsberg e Salo sono ancora in attesa di fare il debutto in NHL.

Discorso poco diverso per il Canada di Tom Renney, se Paul Kariya è destinato a una grande carriera (seppur frenata negli ultimi anni da infortuni) il resto della selezione della foglia d’acero è composto da qualche buon giocatore e da diversi militanti europei ma di loro solo Petr Nedved, Brian Savage, Greg Johnson e Adrian Aucoin saranno attesi da una carriera di rilievo in NHL.

La partita inizia alle 15:15 locali dinnanzi ai quasi 10’000 spettatori della Hakons Hall, sembra essere il Canada la squadra destinata a prendere in mano la partita, ma una penalità dell’allora biancoblù Mark Astley costa il vantaggio svedese, messo a segno da Tomas Jonsson.

La partita continua con un predominio stavolta svedese e ad ergersi protagonista è il canadese Corey Hirsch. Proprio su di lui c’è un appunto da sottolineare: il portiere dei Binghamton Rangers in AHL è considerato abbastanza sicuro tra i pali, ma lo staff tecnico sa che il suo punto debole è nelle uscite e sui rigori, quindi dispongono che se la partita andrà a decidersi in quell’esercizio Hirsch dovrà fare spazio a Manny Legace.

Disdetta, Legace si infortuna nel riscaldamento, quindi Hirsch dovrà restare al suo posto in ogni caso e come riserva viene iscritto il terzo portiere Allain Roy, giocatore universitario, la cui carriera terminerà presto nonostante il cognome illustre tra i suoi colleghi.

Il match prosegue su buoni ritmi e molto ingaggio fisico, il Canada è costretto ad alzare ulteriormente il ritmo per arrivare al pareggio e riesce ad infilare finalmente l’1-1 grazie alla deviazione proprio di Paul Kariya su tiro di Chris Kontos al 49’08. C’è grande suspence nell’aria, il Canada sembra rinato e trova anche il vantaggio con un tiro di Derek Mayer che lascia esterrefatto Salo soli 35 secondi dopo il pareggio di Kariya.

Ora è la Svezia a dover inseguire, una serie di penalità canadesi non può però non avere una conseguenza e difatti l’ex bianconero Magnus Svensson sigla il nuovo pareggio al 58’11 con una delle sue cannonate dalla linea blu. Suona la terza sirena, ma il 2-2 sembra comunque andare stretto a Forsberg e compagni, i quali hanno tirato in porta il doppio delle volte rispetto ai canadesi e hanno condotto il gioco molto a lungo.

L’overtime è un thriller di sali e scendi, la Svezia ha anche l’occasione per vincere in extremis ma la spreca con Juhlin e Todd Hlushko si rende protagonista di un violento cross-check ai danni di Kenny Jönsson, la cui partita finisce lì.

Ci siamo, dopo dieci minuti di overtime infruttuoso è tempo dei rigori. Il Canada si porta in doppio vantaggio grazie a Nedved e Kariya con di mezzo l’errore di Loob, ma Svensson e Forsberg riportano tutti sul 2-2.

Ora è un susseguirsi di errori con i portieri protagonisti, sbagliano nell’ordine Parks, Hansson, Johnson, Nedved e Svensson. L’epilogo è vicino, sul ghiaccio sembra di essere in una di quelle riprese a campo largo di Sergio Leone, con Clint Eastwood da una parte e Lee Van Cleef dall’altra. Non c’è la polvere del West in mezzo ma l’aria è comunque pesante nonostante il ghiaccio.

Peter Forsberg, dalla spensieratezza e dalla follia del suo talento di fenomenale 21enne, sa che è ora di calare l’asso sul tavolo e decidere la finale a modo suo. Lo svedese parte a pattinate ritmate, non si mette a guadagnare tempo per decidere cosa fare, sin da quando ha messo i piedi sul ghiaccio per quel rigore aveva perfettamente messo a fuoco quello che avrebbe fatto, ossia una mossa speciale imparata da “Magic Man” Kent Nilsson, anche se oggi tutti la associano allo stesso Forsberg semplicemente perché perché è stato il primo darle così tanta visibilità.

“Utilizzai quella finta un paio di volte amichevole e in una partita dei campionati del mondo del 1989affermò Kent Nillsone non sempre mi riuscì perché era difficilissima. Ma farla in un contesto come i rigori decisivi per l’oro olimpico è da folli, da genio puro”.

Salo dista pochi ormai pochi metri, Forsberg dà ancora un paio di colpi di pattino e poi gira il corpo verso la sua sinistra, portando però bastone e disco a destra con un solo braccio, Hirsch segue il corpo dello svedese ma il disco è già dall’altra parte e quando si accorge di quel numero di magia è troppo tardi.

Ecco, quello è l’istante preciso catturato con una delle fotografie più famose nel mondo dell’hockey e dello sport in generale. Forsberg ritorna verso la panchina consapevole che quella finta appena mostrata è stata un gesto di sana pazzia in un momento che lo richiedeva e tutto il mondo in quel momento ha appena scoperto il futuro attaccante più forte della storia svedese.

La panchina della Svezia è un delirio, quel rigore ha fatto impazzire i compagni ma c’è un altro giovane che sta entrando sul ghiaccio, è il 19enne Paul Kariya, anche lui al secondo tentativo di serata. Il canadese parte deciso, fa sdraiare Salo e punta il disco sotto la traversa, ma il portiere svedese con un colpo di reni alza i gambali e devia il disco alto sopra la porta.

La panchina svedese esplode di gioia, la nazionale delle Tre Corone conquista il suo primo oro olimpico interrompendo l’egemonia dei grandi dominatori russi. Näslund, Loob e Jonsson diventano i primi giocatori della storia a entrare nel Triple Gold Club, mentre Forsberg inaugura con quello storico rigore la sua leggenda e raggiungerà i tre illustri compagni due anni più tardi grazie alla Stanley che conquisterà con i Colorado Avalanche.

“È stata la cosa più bella che avessi mai visto fare da un giocatorele parole di Mats Näslundnon credo che in un momento del genere ti venga in mente di dire a un ragazzo di venti anni di fare una cosa simile. Lui lo ha fatto perché sapeva di essere il più forte in pista, e non solo”.

Sull’altra panchina Corey Hirsch è inconsolabile, non ha nemmeno tolto la maschera dalla testa. Tom Renney, colui che avrebbe voluto sostituirlo per i rigori gli dà una pacca di magra consolazione sulle spalle, ma forse anche il coach ha capito guardando quel rigore di Forsberg che non ci sarebbe stato portiere in grado di fare qualcosa su quel gesto magico, imprevedibile e folle. Una di quelle follie che cambiano la storia.

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