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Ti racconto una partita: 11 dicembre 1994, un derby nel segno di Valeri Kamensky

Giunto in Leventina durante il primo lockout della NHL, l’attaccante russo incantò il pubblico con la sua immensa classe. L’apoteosi fu raggiunta con un’incredibile rimonta contro il Lugano

© LaNostraStoria.ch

Gli anni 90 della gran parte dell’hockey svizzero sono gli anni dei grandi giocatori russi ormai ex sovietici. Con la caduta dell’URSS molti giocatori di valore mondiale hanno potuto finalmente varcare il confine per accasarsi qua e là nei vari campionati, dai pionieri della NHL al campionato svizzero, molto ambito per la qualità di vita sul territorio e per gli stipendi comunque molto più elevati a quello che erano abituati gli ex sovietici in patria.

La Svizzera era quasi addirittura inizialmente preferita alla NHL, dato che trasferirsi negli USA o in Canada in quegli anni (soprattutto all’inizio di quel decennio) non era evidente per chi veniva di là della “cortina di ferro”.

Ecco perché sulle nostre piste abbiamo potuto ammirare fenomeni come Andrei Khomutov e Slava Bykov, e ad Ambrì in particolare non si era da molto meno. In quegli anni il direttore sportivo Sergio Gobbi riuscì a portare nomi come Petr Malkov, Yuri Leonov, Igor Fedulov, Dmitri Kvartalnov e fu vicino a raggiungere un accordo – sfumato a favore dei New Jersey Devils, detentori del contratto – nientemeno che con Slava Fetisov, capitano dell’Unione Sovietica.

Ma c’era un nome che nella testa del direttore sportivo continuava a ronzare, ed era quello di Valeri Kamensky, uno dei giocatori più tecnici e raffinati che l’Unione Sovietica aveva prodotto in quell’epoca. Il primo contatto con Kamensky – anche qui ci fu l’accordo sulla parola – avvenne nei primi anni 90, quando era inseguito pure dal Lugano, ma poi i Québec Nordiques forzarono la mano sull’Ambrì Piotta e il russo andò a giocare assieme ai vari Joe Sakic, Mats Sundin e Owen Nolan.

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Quello fu solo però un arrivederci, Kamensky non si scordò mai di quella piccola squadra di un piccolo villaggio nelle Alpi che si interessò per primo a lui, e quando nel 1994 la NHL decretò il primo lockout della sua storia a Sergio Gobbi bastò una telefonata per raggiungere un accordo con l’attaccante russo. Di lui si ricordavano dell’eleganza nonostante la stazza, il bastone corto che muoveva in maniera ipnotica e quello sguardo quasi distaccato, freddo ma sempre determinato.

L’allora 28enne raggiunse i connazionali Fedulov e Kvartalnov, sostituendo proprio quest’ultimo (che era il miglior marcatore della squadra) alle prese con un infortunio, giocando 12 partite condite da 13 reti e 6 assist, regalando magie a ogni disco toccato.

L’apoteosi della permanenza di Kamensky in Leventina si toccò l’11 dicembre del 1994, in occasione di un derby alla Valascia contro il Lugano degli svedesi Jan Larsson e Tommy Sjödin allenato da Timo Lahtinen. Sull’altra panchina, quella biancoblù, c’è un personaggio che ha scritto la storia dell’hockey sovietico, quell’Alexander Yakushev che da giocatore è stato più volte descritto come uno dei talenti più cristallini di quella scuola. E allora ecco un altro motivo per il quale un giocatore russo ex sovietico non può che essere accolto come in una seconda casa in Leventina.

Il derby numero 90 si gioca davanti agli 8’000 (ed erano 8’000 certificati) della Valascia, prima della partita Kamensky è fuori dagli spogliatoi a fumarsi la sua Marlboro di rito prepartita. Inizia il match in un ambiente caldissimo e i tifosi di casa possono esultare subito grazie al vantaggio segnato da John Fritsche in 5 contro 3 dopo nemmeno quattro minuti di gioco.

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Il Lugano degli svedesi però non sta a guardare e risponde colpo su colpo, Sjödin pareggia i conti ma ancora in doppia superiorità numerica i padroni di casa si riportano avanti con Jaks proprio su assist di Kamensky, Nideröst risponde con il 2-2 stavolta in doppia superiorità per il Lugano e Jenni ribalta la situazione con il 2-3 chiudendo un primo tempo di fuochi d’artificio.

Il carattere del Lugano sembra avere la meglio sui biancoblù, tanto che ad inizio secondo tempo ai bianconeri bastano 13 secondi per allungare fin sul 2-5 con Larsson e Rötheli (quest’ultimo sfruttando un’autorete di Riva) e al 20’43 il derby sembra già indirizzato su binari ben definiti.

Per la Valascia è una doccia fredda, l’entusiasmo sembra spegnersi e allora forse in quel momento Valeri Kamensky capisce cosa significhi il derby per i tifosi. Il russo sale in cattedra mostrando numeri da altissima scuola e comincia a dettare i ritmi con la sua linea completata da Keith Fair e John Fritsche. Il Lugano sembra reggere ma è in chiara difficoltà ogni qual volta il numero 13 entra in possesso del disco e a 38 secondi dalla seconda sirena comincia a vacillare.

Kamensky stavolta trova il pertugio buono per battere Weibel nel suo duello personale e la Valascia riprende a ribollire, il Lugano capisce che ora è tutta un’altra partita. Gli spogliatoi vivono due pause completamente diverse, in quello leventinese la carica sale e si capisce che l’impresa è fattibile grazie alla classe di Kamensky ma con l’apporto di tutta la squadra, Timo Lahtinen dall’altra parte cerca di trasmettere sicurezza ai suoi ma il timore che l’Ambrì possa rientrare è palese.

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Inizia il terzo periodo, la Valascia spinge e ci crede, quando Wittmann insacca il 4-5 al 42’19 tutti capiscono che ormai l’avanzata dell’Ambrì è inesorabile. Passano sette minuti scarsi dal gol dell’aggancio, Kamensky sa che è ora di completare il suo show personale e con l’appoggio di Gianini si inventa la rete dell’inevitabile 5-5.

La Valascia trema, il tabellone oscilla e il Lugano sembra attendere da par suo un colpo del KO che ne mitighi le sofferenze per un epilogo che sembra ormai scritto. A raccogliere l’invito ci pensa Peter Jaks, che con una bomba delle sue poco entro la linea blu completa una delle rimonte più entusiasmanti dei derby con il 6-5 al 52’.

È una festa epica, Kamensky a fine partita sembra quasi incantato con quel suo sguardo un po’ perso e un po’ pigro, ma si lascia un po’ andare quando i compagni lo festeggiano tutti assieme. È stato un derby strano, spettacolare e scoppiettante, ed è stato un derby nel segno di Valeri Kamensky.

Quando il russo che fumava le Marlboro prima delle partite ha capito che valore aveva quella sfida, ha usato la sua classe per illuminare il freddo pomeriggio della Valascia, rendendolo indimenticabile.

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