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Lugano

Quarta vittoria consecutiva per il Lugano, alla Resega cade il Bienne

I bianconeri, quasi perfetti per 50′, soffrono qualche minuto nel terzo tempo prima di chiudere il match con un ritrovato powerplay. Altra doppietta per Hofmann

Quarta vittoria consecutiva per il Lugano, alla Resega cade il Bienne

LUGANO – BIENNE

5-2

(2-0, 1-1, 2-1)

Reti: 3’14 Bürgler (Lajunen) 1-0, 11’36 Hofmann (Fazzini, Furrer) 2-0, 28’56 Klasen (Furrer, Bürgler) 3-0, 39’21 Pedretti (Fey, Kreis) 3-1, 42’24 Lofquist 3-2, 50’21 Furrer (Lapierre, Fazzini) 4-2, 53’52 Hofmann (Sanguinetti, Fazzini) 5-2

Note: Resega, 5’473 spettatori. Arbitri Hebeisen, Prugger; Borga, Burtner
Penalità: Lugano 7×2′, Bienne 6×2′

LUGANO – L’hockey, uno sport che vive di emozioni, che corrono veloci e cambiano il corso di una partita in un battito di ciglia. Lo sapeva bene il Lugano, lo ha di nuovo dovuto studiare sabato sera contro il Bienne di Mike McNamara.

Un battito di ciglia sufficiente per i seeländers da trovare il 3-1 a fil di seconda sirena e il 3-2 in entrata di periodo conclusivo con una strana rete di Lofquist in collaborazione sfortunata di Ulmer. Una partita che era completamente in mano ai bianconeri, che in quel frangente tra il 39’21 e il 42’24 hanno subito troppo dal lato mentale su quelle due reti ospiti.

In particolare la rete di Lofquist (la prima, di Pedretti, è arrivata al sesto power play), caduta così, un po’ dal nulla, ha completamente imbambolato il Lugano, incapace fino al 4-2 di Furrer di riprendere la via perduta.

Ecco, questi 7′ di gioco fino alla rete in powerplay del difensore raccontano di come la squadra di Ireland abbia (quasi) rischiato di mandare all’aria i precedenti 40′ minuti fatti di ottimo hockey, spettacolare e solido, ma sono in fondo gli unici momenti del fine settimana in cui il Lugano ha sofferto.

Aldilà di questi frangenti, in cui Ireland ha tenuto duro senza chiamare un time out che sarebbe stato tutt’altro che fuori luogo attendendo l’occasione giusta per rimettersi sui binari, Chiesa e compagni hanno tirato fuori dal sacco un’altra prestazione convincente, tanto da strappare applausi convinti al pubblico a scadenze regolari e a ogni sirena come non accadeva alla Resega ormai da anni.

Produzione di gioco come un nastro trasportatore, su un Bienne che sin da subito ha faticato a contenere il Lugano, non dirompente e devastante, ma maledettamente continuo e martellante, abbastanza asfissiante da rompere sul nascere le azioni avversarie con un ottimo forecheck in zona neutra.

Il gameplan era chiaro sin da subito, pattinare e togliere fiato per guadagnare ghiaccio e controllare il gioco, gli errori del Bienne sarebbero arrivati in maniera naturale come sulla rete di Bürgler, freddissimo davanti a Hiller con quel bel disco messogli sulla paletta da Lajunen dopo averlo recuperato nell’angolo.

Il Lugano ha continuato sulla stessa linea anche nel periodo centrale, non prima di aver trovato il 2-0 con una staffilata al volo dell’indiavolato Hofmann in un powerplay che ha mostrato progressi notevoli in costruzione e finalizzazione. Solo il boxplay ha ceduto, al sesto tentativo degli ospiti tra l’altro, ma le situazioni speciali stanno diventando – inaspettatamente riguardo al powerplay – delle armi notevoli e valori aggiunti a un Lugano solido, compatto e che per 50′ ha giocato da grande squadra.

Le reti finali di Furrer e Hofmann (9 gol in 7 partite!) hanno mostrato la capacità del Lugano di riprendersi dopo aver passato un momento difficile del match grazie al notevole potenziale offensivo, ma la bravura dei ragazzi di Ireland è stata quella di sapersi scuotere cogliendo il momento giusto senza attendere un time out dalla panchina.

In attesa che Cunti torni a fare Cunti, per lui non facile senza una spalla adeguata va detto, il Lugano può anche permettersi di aspettare le giocate da un Klasen in crescita ma ancora a servizio parziale, un dato che rispetto a una stagione fa sembra incredibile da rimarcare, ma questo va a sostegno di una squadra capace di essere squadra e di giocare bene anche senza le giocate dei “fiorettisti”, attesi quando dovranno essere il fiore all’occhiello della squadra nei momenti decisivi e non da sfiancare subito.

Intanto altri dati sono sicuramente da mettere in vetrina, come le quattro vittorie consecutive da tre del Lugano, i soli quattro gol subiti in queste citate uscite, un powerplay tornato a regimi di funzionamento adeguati (è anche così che si misura la mano dello staff) e il terzo posto in classifica.

Una classifica che non si vedeva dai tempi di Patrick Fischer e del record di punti bianconero, che per alcuni vorrà dire tanto come per altri poco, ma intanto poter lavorare con questi atout diventa facilissimo e maledettamente leggero, tanto che il mese e mezzo che manca per rivedere un certo Damien Brunner sul ghiaccio non sembra più nemmeno così lungo.

Tutto questo val bene qualche minuto di sofferenza, vi pare?


IL PROTAGONISTA

Gregory Hofmann: Un’autentica furia. Quando è sul ghiaccio qualcosa succede sempre, ad esempio un gol, anzi, due.

Con la doppietta di sabato ha infilato 9 gol in 7 gare (a segno in tutte le partite che ha disputato) 4 nelle ultime due giornate, ergendosi a intelligente regista e micidiale finalizzatore di un powerplay di nuovo efficace.


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HIGHLIGHTS

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