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Lugano

Quando le parole si tramutano in fatti, tre punti d’oro per il Lugano

Grazie a una prestazione caratterizzata finalmente da costanza e concentrazione i bianconeri sconfiggono meritatamente lo Zugo per 3-0

Quando le parole si tramutano in fatti, tre punti d’oro per il Lugano

LUGANO – ZUGO

3-0

(0-0, 1-0, 2-0)

Reti: 29’34 Bertaggia (Klasen) 1-0, 56’13 Lajunen 2-0, 57’35 Lapierre 3-0

Note: Corner Arena, 6’147 spettatori. Arbitri Stricker, Fonselius; Castelli, Fuchs
Penalità: Lugano 4×2′, Zugo 5×2′ + 1×10′

LUGANO – “Dobbiamo riuscire a giocare sessanta minuti il nostro gioco”. Si è perso il conto delle volte in cui a Lugano in questa stagione si è sentita questa frase. Immancabilmente, dopo ogni sconfitta, in sede di analisi da parte di giocatori e staff la costanza di rendimento sui sessanta minuti risultava essere – a giusta ragione – una delle maggiori cause per la fin qui tribolata stagione bianconera.

Ebbene, la partita di venerdì sera che vedeva i padroni di casa sfidare lo Zugo secondo in classifica è risultata essere una delle migliori, se non la migliore, per quanto riguarda concentrazione e costanza di rendimento su tutto l’arco della gara.

I bianconeri infatti non hanno né subito cali improvvisi, né attraversato quei momenti di grande sofferenza e confusione che hanno caratterizzato gran parte degli incontri di questa stagione. Questa prestazione positiva è meritatamente sfociata in un risultato altrettanto positivo.

Dopo un primo tempo giocato sostanzialmente alla pari – questo nonostante una conduzione arbitrale che ha fatto esasperare gli oltre 6’000 spettatori della Cornèr Arena – con occasioni da rete su entrambi i fronti, nel secondo tempo, quando invero era stato lo Zugo ad aumentare il baricentro pur senza costringere un buon Merzlikins agli straordinari, è stato il Lugano ad aprire le marcature.

La rete del vantaggio, che per finire si è poi rivelata essere il game winning goal, è stata messa a segno da Alessio Bertaggia, che con uno scatto bruciante si è presentato da solo davanti ad Aeschlimann, al quale con una finta seguita da un backhand non ha lasciato nessuna speranza. Da sottolineare pure l’assist di Linus Klasen, peraltro di nuovo autore di una buona prestazione, che con caparbietà ha recuperato il disco vincendo un contrasto in zona neutra.

Notevole poi – soprattutto per il fatto che il Lugano, come era già capitato nell’ultima partita con il Davos, ha giocato tutta la gara con soli 10 attaccanti (Haussener ha passato sessanta minuti in panchina) – come i bianconeri abbiano gestito con sicurezza e lucidità l’esiguo vantaggio negli ultimi venti minuti, prima di chiudere la contesa negli ultimi quattro minuti con altre due reti, realizzate proprio dai due discussi centri stranieri.

La rete del 2-0 di Lajunen ha un sapore di conferma, ed è infatti indubbio che il finlandese nelle ultime settimane sia cresciuto sensibilmente. Lo stesso non si può dire di Lapierre, che pure contro lo Zugo non ha saputo offrire una prova di qualità, ad immagine di un primo tempo costellato di errori. D’altra parte non gli si può rimproverare nulla sulla quantità – come dimostrano gli oltre 23 minuti di ghiaccio e il 60% di ingaggi vinti – o sulla voglia messa in pista.

Al di là dei singoli, quello che più conta per il Lugano è la buona prestazione collettiva offerta, che l’ha portato a vincere due partite consecutive, spezzando così una serie di sette sfide in cui vittoria e sconfitta si sono alternate.

Ciò però non è bastato a portare il Lugano di nuovo sopra la linea, complici i risultati delle altre partite di serata. Un’altra nota negativa la si può trovare nel powerplay bianconero che, dopo un periodo di ripresa dopo mesi di buio, nelle ultime settimane sembrerebbe di nuovo accusare un calo, ad immagine delle quattro superiorità numeriche non sfruttate contro lo Zugo.

Questo solamente per ribadire che, nonostante una prestazione che permette al Lugano e ai suoi tifosi di guardare al futuro con ottimismo, non tutto è ancora perfetto e che la situazione in classifica rimane oltremodo tesa.


IL PROTAGONISTA

Elvis Merzlikins: Difficile scegliere un altro protagonista quando un portiere ottiene uno shutout in una partita così tirata. 30 parate, non tutte difficilissime, ma comunque decisive e in grado di trasmettere serenità alla squadra.

Elvis l’aveva detto: “Lugano, ti porto io nei playoff”. Ebbene, dopo aver attraversato un periodo complicato, caratterizzato peraltro da infortuni e malattia, il portiere lettone con licenza svizzera sta mantenendo la sua parola grazie al suo secondo shutout consecutivo.


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