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Presto al via le discussioni per evitare un altro lockout, un primo termine è settembre 2019

The Star

NEW YORK – Lo spettro di un nuovo lockout potrebbe avvicinarsi velocemente, anche se la speranza rimane quella di vedere NHL ed NHLPA agire in anticipo ed evitare di perdere parte di una delle future stagioni.

I contenuti di un nuovo accordo collettivo tra proprietari e giocatori sono destinati ad essere discussi piuttosto presto, visto che a settembre 2019 le due parti avranno la possibilità di mettere fine in maniera anticipata all’accordo stabilito nel 2013, e che dovrebbe arrivare a scadenza nel 2022. Se una delle due parti opterà per questa opzione, l’attuale CBA non sarà più valevole oltre la stagione 2019/20.

Il punto di vista dei giocatori, rappresentati da NHLPA e dal direttore esecutivo Donald Fehr, sembra già delinearsi: “Avremo parecchie discussioni con i giocatori nel corso della prossima stagione, così da capire il tipo di approccio che vogliamo avere nelle trattative. I giocatori sono coscienti che l’ultima volta hanno fatto dei sacrifici significativi”.

Fehr aveva condotto le trattative per i giocatori nel corso dell’ultimo lockout, e le discussioni avevano portato ad una stagione abbreviata a 48 partite e diversi cambiamenti nel CBA, tra cui una spartizione dei guadagni 50-50 tra giocatori e proprietari (prima i giocatori ricevevano il 57%), una riduzione della lunghezza massima dei contratti e vari limiti dettati dal cap.

I giocatori in questo senso potrebbero chiedere alcune modifiche, mentre è verosimile che i proprietari vogliano continuare sul percorso intrapreso negli ultimi anni. Nel novembre 2016, infatti, la NHL aveva proposto un prolungamento dell’attuale CBA sino al 2025, in cambio della possibilità ai giocatori di partecipare alle Olimpiadi 2018. La proposta venne però rifiutata.

Ci sono però due fattori che potrebbero indurre la NHL ad essere più acconsenziente nelle trattative rispetto al passato.

Il primo è la possibilità dell’arrivo di Seattle per il campionato 2020/21, operazione che porterebbe nelle casse i 650 milioni di dollari che la nuova franchigia dovrà pagare come tassa d’espansione (che verranno poi divisi tra le altre franchigie, esclusi i Golden Knights).

Il secondo aspetto da considerare sono i diversi signing bonus presenti negli attuali contratti e che scatteranno nella stagione 2020/21, cifre che andranno pagate indipendentemente dal fatto che la stagione si giocherà o meno.

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